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| inbreve |<br />
Le troppe spine delle rose africane >58<br />
nternazionale<br />
Il ritorno dei Santullo alla conquista della Guinea >62<br />
PZIFER<br />
A PROCESSO<br />
PER LE CAVIE<br />
BAMBINO<br />
Inizierà a giugno, nello stato<br />
congolese di Kivu, il processo contro<br />
l’industria farmaceutica Pfizer.<br />
L’accusa è di aver usato bambini<br />
malati per sperimentare farmaci,<br />
e di aver nascosto il tutto dietro<br />
un’opera di beneficenza. Il risultato:<br />
bambini sordi, ciechi e paralizzati.<br />
E 11 morti.<br />
Correva l’anno 1996. Nella<br />
regione del Kivu numerose epidemie<br />
di rosolia, colera e meningite,<br />
mietevano vittime tra adulti<br />
e bambini. In poco tempo<br />
morirono oltre 3.000 persone.<br />
L’Organizzazione Mondiale della<br />
Sanità (Oms) e la ditta farmaceutica<br />
americana avevano offerto il loro<br />
aiuto. Ma, secondo le accuse,<br />
Pfizer avrebbe somministrato<br />
a 200 bambini, senza autorizzazione,<br />
un farmaco chiamato Trovan<br />
Floxacin. Questo medicinale<br />
non era stato sottoposto ai test<br />
preliminari. Il risultato fu una<br />
tragedia: 11 bambini morirono,<br />
181 risultarono afflitti da disturbi<br />
gravi e permanenti quali sordità,<br />
paralisi, lesioni cerebrali e cecità.<br />
Ora i parenti chiedono giustizia<br />
e reclamano come indennità una<br />
somma pari a 2,75 miliardi di dollari.<br />
| 56 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />
LA CONVENZIONE<br />
CONTRO LE ARMI CHIMICHE<br />
FUNZIONA MA PUO’<br />
ESSERE MIGLIORATA<br />
Dieci anni fa, nel 1997, entrava in vigore la Chemical<br />
Weapons Convention (Cwc) a cui aderivano gli eserciti<br />
di 182 nazioni. La convenzione impone agli Stati<br />
aderenti di escludere dal loro arsenale agenti chimici<br />
come i gas nervini. La Cwc ha reso effettiva<br />
la condanna di un’intera categoria di armi di distruzione<br />
di massa. Dopo dieci anni dalla sua entrata in vigore,<br />
è ora dunque tempo di bilanci.<br />
In un convegno organizzato a Roma dal ministero<br />
degli Affari esteri e dall’Istituto degli Affari<br />
internazionali, con il contributo di Green Cross Italia,<br />
sono stati forniti alcuni dati: il 98 per cento dei paesi<br />
del mondo hanno aderito alla Cwc, 71.000 tonnellate<br />
di agenti chimici sono state dichiarate dai sei stati<br />
che le detenevano in munizioni e contenitori, più<br />
del 25 per cento dei quali è stato distrutto, 12 stati<br />
hanno dichiarato 65 ex<br />
stabilimenti di produzione<br />
di armi chimiche di cui<br />
58 sono stati distrutti<br />
o riconvertiti. E ancora,<br />
6.200 impianti<br />
di stoccaggio e produzione<br />
di materiale chimico sono<br />
stati dichiarati soggetti<br />
alle ispezioni dell’Opcw (l’organizzazione per la proibizione<br />
delle armi chimiche). Rimangono ancora due grandi<br />
obiettivi: mantenere alta la sicurezza sui depositi<br />
di armi chimiche esistenti e continuare la distruzione<br />
nel modo più sicuro e rapido possibile. Ben 50.000<br />
tonnellate in sei milioni di munizioni e di container<br />
devono essere ancora eliminate. Il secondo obiettivo<br />
è quello di puntare a raggiungere il 100 per cento<br />
delle adesioni tra i paesi del mondo.<br />
È STRAGE<br />
DI MINATORI<br />
IN RUSSIA<br />
E IN CINA<br />
Il raggiungimento di un livello<br />
accettabile di diritti per i lavoratori<br />
delle miniere in Russia e in Cina<br />
sembra ancora lontano.<br />
In Cina si parla di almeno 4700<br />
minatori morti in un solo anno,<br />
ed è una cifra arrotondata per difetto.<br />
L’ultimo grave episodio si è verificato<br />
in una miniera di carbone di Xinglong,<br />
nella provincia del Sichuan,<br />
nel sudest de Paese, dove<br />
11 lavoratori hanno perso la vita.<br />
Le miniere di carbone,<br />
che forniscono al Paese il 70%<br />
dell’energia consumata, sono spesso<br />
gestite da imprenditori improvvisati<br />
che trascurano le più elementari<br />
misure di sicurezza.<br />
In Russia le cose non vanno<br />
meglio. In soli due mesi, oltre 150<br />
minatori hanno perso la vita nelle<br />
miniere di carbone siberiane.<br />
La compagnia dove si sono verificati<br />
i due ultimi e più gravi incidenti<br />
è sempre la stessa.<br />
Lo scorso 19 marzo erano morte<br />
110 persone, si tratta del più grave<br />
episodio dalla caduta dell’Unione<br />
sovietica. L’agenzia per la sicurezza<br />
industriale ha scoperto alcune<br />
violazioni da parte della compagnia<br />
proprietaria della miniera.<br />
La magistratura ha aperto<br />
un’inchiesta. Gli ispettori che avevano<br />
visitato la miniera in passato,<br />
ne avevano chiesto la chiusura due<br />
volte, dopo aver riscontrato violazioni<br />
delle norme di sicurezza. Ma le loro<br />
domande, l’ultima delle quali era<br />
stata presentata il 30 aprile, erano<br />
state respinte dai tribunali.<br />
LA PENA DI MORTE<br />
È UN PROBLEMA<br />
PER MOLTI PAESI<br />
NON SOLO ORIENTALI<br />
Amnesty International ha presentato a Roma il suo<br />
rapporto annuale sull’applicazione della pena capitale.<br />
Durante il 2006, almeno 1.591 persone sono state<br />
messe a morte in 25 paesi e almeno 3.861 imputati<br />
sono stati condannati a morte in 55 paesi. I casi sono<br />
solo quelli di cui l’associazione per la difesa dei diritti<br />
umani è a conoscenza. In Cina, per esempio, le fonti<br />
pubbliche dichiarano 1.010 persone messe a morte<br />
ma fonti che l’associazione considera attendibili<br />
parlano di almeno 7.500 condannati.<br />
Secondo Amnesty, le persone in attesa<br />
di esecuzione sono tra le 19.185 e le 24.646.<br />
Lo scorso anno il 90 per cento di tutte le esecuzioni<br />
conosciute è avvenuto in soli sei nazioni: Cina, Iran,<br />
Pakistan, Iraq, Sudan e Usa. Il primato del più alto<br />
numero di condanne pro capite spetta al Kuwait,<br />
seguito dall’Iran.<br />
In totale nel mondo 128 paesi hanno abolito<br />
la pena di morte nella legge o nella pratica;<br />
69 mantengono in vigore la pena capitale,<br />
ma il numero di quelli dove le condanne a morte sono<br />
effettivamente eseguite è molto più basso. Nel 2006,<br />
le Filippine hanno abolito la pena di morte per tutti<br />
i reati; Georgia e Moldavia hanno eliminato le clausole<br />
sulla pena capitale.<br />
Dal 2000, i metodi maggiormente utilizzati<br />
per l’uccisione dei prigionieri sono: la decapitazione<br />
(in Arabia Saudita e Iraq), la fucilazione (in Bielorussia,<br />
Cina, Somalia, Taiwan, Uzbekistan, Vietnam e altri<br />
paesi), l’impiccagione (in Egitto, Giappone, Giordania,<br />
Iran, Pakistan, Singapore e altri paesi), l’iniezione<br />
letale (in Cina, Filippine, Guatemala, Thailandia e Usa),<br />
la lapidazione (in Afghanistan e Iran), la sedia elettrica<br />
(negli Usa) e il pugnale in Somalia.<br />
FORESTE<br />
IN GRAVE<br />
PERICOLO<br />
NEL CONGO<br />
Il Governo della Repubblica<br />
Democratica del Congo nel maggio<br />
del 2002 ha varato una moratoria<br />
sull’allocazione di nuovi titoli di<br />
taglio delle foreste. Eppure, secondo<br />
un rapporto di Greenpeace,<br />
ben 107 titoli di taglio, pari<br />
ad un’area di oltre 15 milioni<br />
di ettari di foresta, su un totale<br />
di 156 sono stati firmati dopo<br />
l’entrata in vigore della moratoria<br />
e perciò in violazione della legge.<br />
Greenpeace teme che molte<br />
concessioni rilasciate in violazione<br />
alla moratoria vengano legalizzate,<br />
lasciando preziose<br />
foreste senza<br />
protezione. Da qui<br />
la richiesta che<br />
tutti i titoli di taglio<br />
rilasciati dopo<br />
l’entrata in vigore<br />
della moratoria<br />
siano cancellati,<br />
e che la moratoria<br />
sia attuata ed estesa fino a quando<br />
non sarà completato un processo<br />
partecipatorio di destinazione d’uso<br />
delle diverse aree forestali.<br />
La distruzione delle foreste tropicali<br />
è responsabile del 25 per cento<br />
del mancato assorbimento delle<br />
emissione totali di anidride<br />
carbonica di origine umana.<br />
Il bacino del Congo custodisce<br />
da solo circa l’8 per cento delle riserve<br />
di carbonio: se la deforestazione<br />
continuasse, entro il 2050 saranno<br />
rilasciati 34,4 miliardi di tonnellate<br />
di CO2, pari a circa sessanta volte<br />
le emissioni attuali dell’Italia.<br />
| inbreve |<br />
L’ITALIA<br />
NON VUOLE<br />
PRIVATIZZARE<br />
L’ACQUA<br />
L’Italia esce dal Public-Private<br />
Infrastructure Advisory Facility<br />
(PPIAF) perché non vuole<br />
privatizzare l’acqua. Il governo<br />
ha deciso così di uscire dal fondo<br />
gestito dalla Banca Mondiale<br />
che ha tra i suoi obiettivi anche<br />
la privatizzazione delle risorse idriche.<br />
Il risultato è stato raggiunto<br />
anche grazie alla pressione sulle<br />
istituzioni fatta dalle associazioni<br />
della società civile. La proposta<br />
dell’Italia di non destinare risorse<br />
a questo fondo è contenuta nella<br />
dichiarazione finale dell’Assemblea<br />
sull’acqua tenutasi quest’anno<br />
a Bruxelles.<br />
Secondo le associazioni<br />
ambientaliste e i Verdi, ora si tratta<br />
di favorire la partecipazione<br />
diretta degli stati e dei cittadini<br />
per sviluppare un nuovo approccio<br />
di carattere finanziario. Ma soprattutto<br />
portare avanti la richiesta<br />
del riconoscimento del diritto<br />
all’acqua presso la commissione<br />
dei diritti umani nelle Nazioni Unite.<br />
Il Comitato italiano per il Contratto<br />
mondiale sull’acqua è presieduto<br />
da Rosario Lembo. Per ulteriori<br />
informazioni sulle camopagne<br />
in atto andare all’indirizzo internet:<br />
www.contrattoacqua.it/public/journal<br />
| ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 | valori | 57 |