q u i a f r i c aFig 3 - OS glaucoma-buftalmo congenito, Guinea(Foto di P. Angeletti)lembo sclerale sotto lembo congiuntivale a base limbare.La casistica è molto ridotta ma il risultato è stato unaipotonia definitiva, con lo svantaggio di una pupilla piriformee il vantaggio di una “visus da navigazione” peril resto della vita.3 - L’entropion trichiasiPremesso che la prevenzione della epidemia tracomatosapassa attraverso iniziative, governative e non, che consistononella trivellazione di pozzi, in modo tale da fornireacqua sufficiente alle popolazioni, aggiungo che inaree di alta endemicità la terapia con Azitromicina collirio,due istillazioni al giorno per tre giorni, è ormai quasisempre sufficiente a debellare il pericolo di cronicizzazionee di successiva cicatrizzazione. Nel frattempo leONG, nell’ambito di campagne governative, hanno ilcompito di formare infermieri e a volte semplici volontarialla tradizionale tecnica di Trabut, una rotazione deltarso di sicura efficacia. Il backlog dei casi di entropiontrichiasi è ancora molto importante ma le ONG hannofatto (come per l’oncocercosi) un capillare ed efficace lavorodi screening e di chirurgia da campo (Fig. 4).Se, a questo punto, anche i governi facessero il loro lavoroe procurassero l’acqua a tutti, il mondo non solosarebbe senza tracoma ma anche più verde, più salubree più pulito.4 - La oncocercosiConosciuta anche come cecità dei fiumi, è oggi l’esempiodi come un’azione sinergica tra l’utilizzo di insetticidivolti ad uccidere le larve del vettore e quello di un farmacoin grado di paralizzare i nematodi con una azionepro-GABA e filaricida, sia in grado di “bonificare” estesearee territoriali, comprendenti decine di Stati. Una jointventure tra una ditta farmaceutica donatrice del farmaco,la ivermectina, le ONG ed i governi, negli ultimi trentaanni ha infatti drasticamente ridotto la prevalenzadella malattia. Non a caso i programmi di lotta alla oncocercosihanno sovente una loro autonomia rispettoai più generali programmi di lotta contro la cecità. Lalunga esperienza di lotta al flagello e una capillare, efficiente,rete di volontari per garantire l’annuale distribuzionedel farmaco sta realizzando il progetto di debellarela malattia e di riportare la popolazione su vastearee agricole, precedentemente abbandonate a causadel flagello.Nel 1974 venne lanciato il programma OCP (OnchocerciasisControl Program) dall’Organizzazione Mondialedella Sanità in collaborazione con tre agenzie dell’Organizzazionedelle Nazioni Unite (ONU): la Banca Mondiale,la FAO ed il Programma mondiale delle NazioniUnite per lo Sviluppo. Il progetto coinvolse circa 30 milionidi persone in 11 nazioni (Benin, Burkina Faso, Costad'Avorio, Ghana, Guinea Bissau, Guinea, Mali, Niger, Senegal,Sierra Leone e Togo). All’inizio esso venne portatoavanti tramite l’utilizzo d’insetticidi spruzzati da elicotteriallo scopo di uccidere le larve ma nel 1987 si iniziòad usare, da sola od in parallelo, anche l’ivermectina. Ilprogramma riuscì ad eliminare la trasmissione della malattiain tutti i paesi coinvolti, tranne in Sierra Leone acausa della guerra civile, e venne chiuso nel Dicembredel 2002.L’OPAC (African Program for Onchcerciasis Control) vennelanciato nel 1995 da varie organizzazioni non governativeper lo sviluppo per far pervenire il trattamentocon ivermectina nei paesi che non ne avevano beneficiatonegli anni precedenti. Il programma coinvolge 19paesi, diverse organizzazioni non governative, il settoreprivato (Merck & co.), vari paesi donatori ed agenzieONU. Le nazioni coinvolte sono: I’Angola, il Burundi, ilCamerun, la Repubblica Centro Africana, il Chad, la Repubblicadel Congo, la Repubblica Democratica del Congo,l’Etiopia, la Guinea Equatoriale, il Gabon, il Kenia,la Liberia, il Malawi, il Mozambico, la Nigeria, il Ruanda,il Sudan, la Tanzania e l’Uganda. Fino al 2003 sono statetrattati 34 milioni di persone in 16 paesi. Il fine ultimodel programma è il trattamento di 90 milioni di personenei 19 paesi.In sintesi, da quanto ho sopra riportato emerge chiaramenteche non esistono “bacchette magiche” o ricettemiracolose in grado di risolvere la miriade di problemi38 oftalmologiadomani - N. 3 - Anno <strong>2011</strong>
q u i a f r i c aFig. 4 - Screening di massa per la lotta alla cecità infantile in Monzambico (Foto di P. Angeletti)oftalmici che affliggono l’Africa. Ci si deve scordare checon un unico approccio, per quanto sia intelligente esostenuto da mezzi, si riesca a venire a capo di tutti iproblemi. Inoltre, gli oculisti e più in generali i medici,se restano in Africa anche per poco tempo, ma un pocopiù dei 6 giorni tradizionali utilizzati per fare 100 cataratte(magari utili a loro per aumentare la loro autostimama una goccia nel mare dei bisogni degli africani),imparano sul campo che se si vuole avere successo si deveutilizzare tutto il ventaglio di armi a disposizione, espesso bisogna anche inventarsene. Anzitutto, campagnecapillari e ripetute di igiene pubblica, e portare l’acquaovunque sia possibile. Poi, schemi terapeutici efficacima brevi e (nota dolentissima) pochissimo costosi. A seguire,tecniche chirurgiche semplificate, in grado di essereeseguite almeno in parte anche da personale paramedicoaddestrato. Infine, ma stiamo tralasciando decinedi altre raccomandazioni, è necessario costruire concertosina pazienza nel corso degli anni una rete capillaresul territorio, in grado sia di intercettare i casi che necessitanocure, sia di seguire i pazienti curati almeno perqualche giorno dopo l’effettuazione della terapia.oftalmologiadomani - N. 3 - Anno <strong>2011</strong>39