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OFTALMOLOGIA DOMANI n. 3/2011 - Jaka Congressi Srl

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e d i t o r i a l eacqua di rose, ecc.). Qui la differenza con il farmaco si fa sottilissima. Per esempio,capita spesso che un fabbricante registri come medical device un collirio a base di erbe,e poi l’informatore lo presenti al medico come in grado di curare alcuni tipi dipatologie.A suo tempo, quando ci fu da mettere nella giusta casella i coloranti vitali utilizzatia scopo diagnostico soprattutto in Oftalmologia (ma non solo!), a nessuno venne ildubbio che non fossero dei medical device. Per due buone ragioni: la prima, è chenessuno ha mai dimostrato un qualsiasi effetto farmacologico della fluoresceina, dellaindocianina, della Lissamina verde, del Rosa bengala. La seconda, è che usati unatantum nemmeno gli antibiotici o il cortisone hanno un apprezzabile effettofarmacologico. Restava solo un punto un poco controverso (ma proprio a volersiarrampicare sui vetri) ed era quello dei possibili effetti collaterali o reazioni avverse.Uno, in particolare, riguarda la formulazione di fluoresceina in collirio, sia acquoso chein associazione con un anestetico locale, e cioè la grande facilità con cui questi colliri siinquinano, se si lascia aperto il flaconcino per troppo tempo. A rendere più grave lacosa vi è il fatto che la fluoresceina in collirio sembra essere un ottimo terreno dicultura per lo Pseudomonas aeriginosa, e dico poco.Che il problema non sia stato ignorato, lo dimostra il fatto che nel nostro Paese lafluoresceina in collirio è praticamente scomparsa, sostituita dalle striscioline imbevuteo dalle monodosi. Per dovere di cronaca, va detto che in altri Paesi invece lafluoresceina in collirio è ancora usatissima, specie in Austria e Germania, dove nonriescono a perdere l’abitudine di usare un collirio con una combinazionefluoresceina-ossibuprocaina.Lasciando agli amici tedeschi ed austriaci le problematiche di eventualiinquinamenti di questi flaconi, sfido chiunque a esibire un solo caso di lesione oinfezione provocate dalla fluoresceina - o dalla Lissamina, o dal Rosa bengala - instrisce o in monodose.E andiamo avanti. Periodicamente, le varie Agenzie europee, quindi anche l’EMA,sottopongono a revisione le direttive da loro emesse, per tenerle aggiornate.Lodevolissimo impegno, anche perché al contrario della nostrana AIFA, che fa quasisempre di testa sua, l’EMA prima di procedere alla revisione solitamente compie unasurvey molto articolata, chiedendo notizie e pareri sia alle Agenzie nazionali, sia ad uninnumerevole schiera di associazioni ed enti, a vario titolo interessati al problema inquestione. E qui i nodi cominciano a venire al pettine.Non riesco a credere che l’EMA abbia proceduto sua sponte a modificare laclassificazione dei coloranti vitali. Sicuramente ha sentito non una, ma diverse entitàtitolate a dare un parere. Il primo quesito quindi è: ha sentito la UEMS? La UnioneEuropea Medici Specialisti rappresenta infatti tutte le specialità mediche riconosciutein Europa, e tra queste ovviamente l’Oftalmologia. Si badi bene, la UEMS non è la solaentità che ha titolo a dare pareri in merito, in Europa c’è una miriade di enti chepretendono, a torto o a ragione, di rappresentare questo o quell’altro. Ma è fuor didubbio che quanto la UE e soprattutto la Commissione e le sue agenzie voglionointerloquire con le specialità mediche, fanno riferimento alla UEMS.Non a caso, quindi, come responsabile della Sezione di Oftalmologia, non appenaho avuto conferma che il problema esisteva ho chiesto lumi alla UEMS. Ed ecco ilsecondo nodo al pettine: non ho mai avuto nessuna risposta. Essendo escluso che lemie lettere non siano arrivate a destinazione, per riscontri che ho avuto modo di potereffettuare, ufficialmente non si sa se la UEMS sia stata sentita o meno. Andando peròa lume di buon senso, se ciò non fosse avvenuto, sarebbe stato gioco facile per laUEMS chiamarsi fuori, rispondendomi subito che loro non ne sapevano niente. Il fattoinvece che non ci sia stata nessuna risposta fa molto, troppo ragionevolmenteoftalmologiadomani - N. 3 - Anno <strong>2011</strong>9

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