conversava con lui; e se avvenia alcuna volta che frate Elia andasseinverso di lui egli torcea la via e andava dall'altra parte per non siscontrare con lui. Di che frate Elia si cominciò ad avvedere ecomprendere che santo <strong>Francesco</strong> avea dispiacere di lui; ondevolendo sapere la cagione, un di s'accostò a santo <strong>Francesco</strong> perparlargli; e ischifando santo <strong>Francesco</strong>, frate Elia sì lo ritennecortesemente per forza e cominciollo a pregare discretamente chegli piacesse di significargli la cagione per la quale egli ischifava cosìla sua compagnia e 'l parlare con seco. E santo <strong>Francesco</strong> glirisponde: "La cagione si è questa, imperò che a me è suto rivelatoda Dio che tu per li tuoi peccati apostaterai dell'Ordine e morraifuori dell'Ordine, e anche m'ha Iddio rivelato che tu sei dannato".Udendo questo, frate Elia si dice così: "Padre mio reverendo, io tipriego per lo amore di Cristo, che per questo tu non mi ischifi néiscacci da te; ma come buono pastore, ad esempio di Cristo,ritruova e ricevi la pecora che perisce, se tu non l'aiuti; e priegaIddio per me che, se può essere, e' rivochi la sentenza della miadannazione; imperò che si truova scritto che Iddio sa mutare lasentenza, se il peccatore ammenda il suo peccato; e io ho tantafede nelle tue orazioni, che se io fossi nel mezzo dello inferno, e tufacessi per me orazione a Dio, io sentirei alcun rifrigerio; ondeancora io ti priego che me peccatore tu raccomandi a Dio, il quale sivenne per salvare i peccatori, che mi riceva alla sua misericordia".E questo dicea frate Elia con grande divozione e lagrime; di chesanto <strong>Francesco</strong> come pietoso padre, gli promise di pregare Iddioper lui; e così fece.E pregando Iddio divotissimamente per lui, intese per rivelazioneche la sua orazione era da Dio esaudita quanto alla revocazionedella sentenza della dannazione di frate Elia, che finalmente l'animasua non sarebbe dannata, ma che per certo egli s'uscirebbedell'Ordine e fuori dell'Ordine morrebbe. E così addivenne; imperòche, ribellandosi dalla Chiesa Federigo re di Cicilia ed essendoiscomunicato dal Papa egli e chiunque gli dava aiuto o consiglio; ildetto frate Elia, il quale era reputato uno de' più savi uomini delmondo, richiesto dal detto re Federigo, s'accostò a lui e diventòribelle della Chiesa e apostata dell'Ordine; per la quale cosa fuiscomunicato dal Papa e privato dell'abito di santo <strong>Francesco</strong>.E stando così iscomunicato, infermò gravemente; la cui infermitàudendo uno suo fratello frate laico, il quale era rimasto nell'Ordineed era uomo di buona vita e onesta, sì lo andò a visitare, e tral'altre cose si gli disse: "Fratello mio carissimo, molto mi dolgo chetu se' iscomunicato e fuori dell'Ordine tuo, e così ti morrai; ma setu vedessi o via o modo per lo quale io ti potessi trarre di questo
pericolo, volentieri ne prenderei per te ogni fatica". Risponde frateElia: "Fratello mio, non ci veggo altro modo se non che tu vadi alPapa, e priegalo che per lo amore di Dio e di santo <strong>Francesco</strong> suoservo, per li cui ammaestramenti io abbandonai il mondo,m'assolva della sua iscomunicazione e restituiscami l'abito dellaReligione". Dice questo suo fratello che volentieri s'affaticherà perla sua salute: e partendosi da lui, se ne andò alli piè del santoPapa, pregandolo umilemente che faccia grazia al suo fratello per loamore di Cristo e di san <strong>Francesco</strong> suo servo. E come piacque aDio, il Papa gliel concedette: che tornasse e, se e' ritrovasse vivofrate Elia, si lo assolvesse dalla sua parte della iscomunicazione eristituissegli l'abito. Di che costui si parte lieto e con grande frettaritorna a frate Elia, e trovalo vivo, ma quasi in su la morte, e si loassolvette della scomunicazione; e rimettendogli l'abito, frate Eliapassò di questa vita, e l'anima sua fu salva per li meriti di santo<strong>Francesco</strong> e per la sua orazione, nella quale frate Elia avea avuta sìgrande isperanza.A laude di Gesù Cristo e del poverello <strong>Francesco</strong>. Amen.Capitolo Trentanovesimo.Della maravigliosa predica la quale fece santo Antonio da Padovafrate minore in consistorio.Il maraviglioso vasello dello Spirito <strong>San</strong>to messer santo Antonio daPadova, uno degli eletti discipoli e compagni di santo <strong>Francesco</strong>, ilquale santo <strong>Francesco</strong> chiamava suo vescovo, una volta predicandoin consistorio dinanzi al Papa e a' Cardinali, nel quale consistorioerano uomini di diverse nazioni, cioè greca, latina, francesca,tedesca, ischiavi e inghilesi e d'altre diverse lingue del mondo,infiammato dallo Spirito <strong>San</strong>to, sì effcacemente, sì divotamente, sìsottilemente, sì dolcemente, sì chiaramente e sì intendevolmentepropuose la parola di Dio, che tutti quelli che erano in consistorio,quantunque fossino di diversi linguaggi, chiaramente intendeanotutte le sue parole distintamente, siccome egli avesse parlato inlinguaggio di ciascuno di loro; e tutti stavano istupefatti, e pareache fusse rinnovato quello antico miracolo degli Apostoli al tempodella Pentecoste, li quali parlavano per la virtù dello Spirito <strong>San</strong>to inogni lingua.E diceano insieme l'uno coll'altro con ammirazione: "Non è diSpagna costui che predica? e come udiamo tutti noi in suo parlare ilnostro linguaggio delle nostre terre?". Il Papa simigliantemente,
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