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Neoplasie in “Enciclopedia del Novecento” – Treccani - Omero

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<strong>Neoplasie</strong> <strong>in</strong> <strong>“Enciclopedia</strong> <strong>del</strong> <strong>Novecento”</strong> <strong>–</strong> <strong>Treccani</strong>http://www.treccani.it/enciclopedia/neoplasie_(Enciclopedia...rapidamente fissati nei tessuti, senza diffondere nell'animale a lui unito.Anche per quanto riguarda la β-naftilamm<strong>in</strong>a è verosimile che il corpo attivo sia unprodotto <strong>del</strong> suo metabolismo, probabilmente identificabile nel 2-amm<strong>in</strong>o-1-naftolo che viene elim<strong>in</strong>ato con le ur<strong>in</strong>e e pertanto permane <strong>in</strong> vescica:l'applicazione di tale sostanza sulla mucosa vescicale <strong>in</strong>duce <strong>in</strong>fatti formazione ditumore. Il 2-amm<strong>in</strong>ofluorene e la β-naftilamm<strong>in</strong>a si citano come esempi <strong>del</strong>lacosiddetta cancerizzazione a distanza, espressione con la quale si suole <strong>in</strong>dicare losviluppo di cancro <strong>in</strong> sede diversa da quella <strong>del</strong>l'applicazione <strong>del</strong> carc<strong>in</strong>ogeno. Ciòsignifica che solo dal metabolismo <strong>del</strong> composto ha luogo la formazione <strong>del</strong>lamolecola attiva che si fissa e causa sviluppo di tumore: questo può avvenirenell'organo stesso <strong>del</strong>la captazione e <strong>del</strong>la successiva degradazione metabolica;oppure il composto viene fissato <strong>in</strong> un organo, ad esempio nel fegato, ove si svolgela sua degradazione metabolica seguita da rapida elim<strong>in</strong>azione dei metaboliti equ<strong>in</strong>di dall'<strong>in</strong>duzione <strong>del</strong> tumore negli organi di elim<strong>in</strong>azione (vescica, vie biliariecc.).Anche per il 2-acetilamm<strong>in</strong>ofluorene molte ricerche riguardano il raggruppamentoatomico attivo. La molecola è abbastanza resistente a trattamenti chimici, ondesostituzioni varie non ne alterano essenzialmente l'attività; questa è ridotta nell'Ndimetilamm<strong>in</strong>ofluorenee rafforzata, <strong>in</strong>vece, per <strong>in</strong>troduzione di un secondogruppo acetilamm<strong>in</strong>ico o di un atomo di fluoro nel carbonio <strong>in</strong> posizione 7.b) AzocompostiAltra serie di composti a cancerizzazione a distanza è quella degli azocomposti. Le<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i <strong>in</strong> proposito traggono orig<strong>in</strong>e dal cosiddetto fenomeno di Fischer: quest<strong>in</strong>el 1906 osservò che l'<strong>in</strong>troduzione di rosso scarlatto o di Sudan III nelsottocutaneo <strong>del</strong> padiglione <strong>del</strong>l'orecchio dei conigli determ<strong>in</strong>ava l'<strong>in</strong>sorgenza diproliferazioni epiteliali tendenti anche all'<strong>in</strong>vasione e alla corneificazione, concaratteri cioè di tipo epiteliomatoso. A tale fenomeno, <strong>in</strong> generale, non fu dataimportanza e lo si ritenne espressione eccito-proliferativa senza rapporto conepiteliomi, anche perché le proliferazioni facilmente regredivano. In seguito T.Sasaki e T. Yoshida (v., 1935) scoprirono che l'o-amm<strong>in</strong>oazotoluene, che precedentiricerche di E. Hayward (v., 1909) avevano dimostrato essere la sostanza attiva <strong>del</strong>rosso scarlatto producente il fenomeno di Fischer, determ<strong>in</strong>ava nei ratti ai quali erastato somm<strong>in</strong>istrato con gli alimenti lo sviluppo di tumori epatici. Questa scopertaaprì un vasto campo di studi, tuttora <strong>in</strong> pieno sviluppo, e alimentò la speranza discoprire la sostanza o le sostanze <strong>in</strong> grado di causare tumori <strong>del</strong> fegato nell'uomo.Un fatto molto importante, messo <strong>in</strong> luce dalle ricerche di H. Druckrey e K.Küpfmüller (v., 1948), è che l'attività cancerogena risulta, <strong>in</strong> una certa maniera,dipendente non dal tempo nel quale viene somm<strong>in</strong>istrato un composto, ma dallasoglia critica <strong>del</strong>la sua somm<strong>in</strong>istrazione, che può essere raggiunta <strong>in</strong> tempivariabili. Tra le altre dimostrazioni appare particolarmente valida quella <strong>del</strong>laStop- Versuche (ricerca con stop): se un ratto è nutrito per un certo tempo con dosibasse di cancerogeno <strong>del</strong> quale si sospende poi la somm<strong>in</strong>istrazione, il tumore nonsi sviluppa; se però dopo un certo tempo si riprende a somm<strong>in</strong>istrare il compostocon la dieta, l'epatoma compare quando è stata raggiunta la quantitàcorrispondente a somm<strong>in</strong>istrazioni giornaliere cont<strong>in</strong>uative. Il fenomeno è analogoa quello che si riscontra nel caso <strong>del</strong>le radiazioni, per le quali ha importanza lasommazione <strong>del</strong>le dosi, anche se tale sommazione avviene <strong>in</strong> periodi molto lunghi.La dose critica varia molto <strong>in</strong> rapporto al ceppo di ratti e alle condizionisperimentali, oscillando da 350 a 1.200 mg. Per uno stesso ceppo genetico, <strong>in</strong>condizioni determ<strong>in</strong>ate, particolarmente per quanto riguarda l'alimentazione, taledose critica è abbastanza costante. Sembra <strong>in</strong>oltre che l'arricchimento <strong>del</strong>la dietacon vitam<strong>in</strong>a B2 ritardi notevolmente lo sviluppo <strong>del</strong> tumore.La molecola madre è costituita dall'azobenzeneFormulache non è cancerogeno. Il suo derivato dimetilato, 2,3′-azotoluene, possiede unacerta attività. I composti più attivi orig<strong>in</strong>ano dal 4-amm<strong>in</strong>oazobenzene, molecolaancora a debole attività carc<strong>in</strong>ogena.72 di 121 23/05/13 11:13

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