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Neoplasie in “Enciclopedia del Novecento” – Treccani - Omero

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<strong>Neoplasie</strong> <strong>in</strong> <strong>“Enciclopedia</strong> <strong>del</strong> <strong>Novecento”</strong> <strong>–</strong> <strong>Treccani</strong>http://www.treccani.it/enciclopedia/neoplasie_(Enciclopedia...sud. Inoltre, l'<strong>in</strong>cidenza <strong>del</strong>la malattia apparve limitata ad altitud<strong>in</strong>i <strong>in</strong>feriori ai1.600 metri, e ciò fece concepire l'idea che l'agente eziologico fosse trasmesso da un<strong>in</strong>setto vettore <strong>in</strong>capace di vivere al di sopra ditale altezza: esso però non è statoidentificato nemmeno nel corso <strong>del</strong>le <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i più recenti. Va sottol<strong>in</strong>eato, e <strong>in</strong>seguito ne sarà dimostrata la ragione, che vari casi di l<strong>in</strong>foma di Burkitt sono statiriscontrati nella Nuova Gu<strong>in</strong>ea, alcuni <strong>in</strong> Canada, alcuni negli Stati Uniti, <strong>in</strong>Colombia e <strong>in</strong> regioni <strong>del</strong> Sudafrica, un caso tra gli eschimesi.Per un certo tempo sembrò che tali reperti potessero <strong>in</strong>firmare il concetto dilymphoma belt, che tuttavia successivamente ricevette piena conferma dallaconstatazione che la frequenza <strong>del</strong> tumore nei territori <strong>del</strong>la c<strong>in</strong>tura èenormemente più alta, tanto da assumere aspetto epidemiologico; solo nella NuovaGu<strong>in</strong>ea è possibile rilevare un'<strong>in</strong>cidenza relativamente più elevata <strong>del</strong> l<strong>in</strong>foma, che<strong>in</strong>vece si manifesta negli altri paesi <strong>in</strong> casi isolati.Vari virus furono di volta <strong>in</strong> volta osservati e descritti, alcuni di tipo erpetico, altridi tipo reovirus (v. Bell e altri, 1964), ma la conclusione fu che essi erano solo virusoccasionali, di frequente osservazione nelle cellule neoplastiche, e conosciuti con ilnome di opportunist passengers. Si era, così, nella condizione di non riuscire a<strong>in</strong>dividuare il virus agente eziologico di una malattia che pure, per molteconsiderazioni, si doveva ritenere di natura virale.M. A. Epste<strong>in</strong> e Y. M. Barr (v., 1965) considerarono la possibilità che il virus nellecellule <strong>del</strong> tumore fosse mascherato dagli anticorpi specifici formatisi nel corso<strong>del</strong>la malattia, e la conseguente estrema difficoltà di dimostrarlo con lamicroscopia elettronica; essi ritennero qu<strong>in</strong>di che solo <strong>in</strong> colture di cellule avulseda ogni possibile contatto con anticorpi si sarebbe riusciti a porlo <strong>in</strong> evidenza. Lacoltivazione <strong>in</strong> vitro di materiale bioptico di l<strong>in</strong>foma di Burkitt, compiuta <strong>in</strong>Uganda dagli stessi autori nel 1964 e da R. J. V. Pulvertaft (v., 1967) <strong>in</strong> Nigeria,dette luogo allo sviluppo di l<strong>in</strong>ee cont<strong>in</strong>ue di l<strong>in</strong>foblasti, elim<strong>in</strong>ando così ognipossibile dubbio sulla natura neoplastica <strong>del</strong>la malattia <strong>in</strong> quanto è noto che il<strong>in</strong>fociti normali non danno l<strong>in</strong>ee cont<strong>in</strong>ue. Nel corso di tali ricerche, dopo alcunipassaggi, sia <strong>in</strong> sezioni ultrasottili degli elementi l<strong>in</strong>foblastici sia su pellets di loroestratti furono osservate particelle virali di tipo erpetico che vennero <strong>in</strong>dicate conla sigla EB, Epste<strong>in</strong>-Barr (v. Epste<strong>in</strong> e Barr, 1964; v. Epste<strong>in</strong> e altri, 1964 e 1966).Successivamente, S. Toshima e altri (v., 1967) poterono osservare tali particelleanche all'esame diretto <strong>del</strong>le cellule <strong>del</strong> l<strong>in</strong>foma.Osservazioni oltremodo <strong>in</strong>teressanti sono scaturite nel corso di tali studi: Stewart(v., 1969) ha dimostrato che <strong>in</strong> criceti neonati e timectomizzati l'<strong>in</strong>oculazionecomb<strong>in</strong>ata di virus EB e di dimetilsulfossido (DMSO) determ<strong>in</strong>a l'<strong>in</strong>sorgenza diun'encefalite trasmissibile <strong>in</strong> serie; questa malattia <strong>in</strong> altre specie - scimmie, topi,cavie, conigli e gatt<strong>in</strong>i neonati - è <strong>in</strong>vece provocata dal solo virus anche <strong>in</strong> assenzadi DMSO. La spiegazione di questi dati sperimentali non appare semplice: sipotrebbe <strong>in</strong>fatti ammettere sia la contam<strong>in</strong>azione con un virus neurotropo, sia unvario potere patogeno <strong>del</strong>l'EB che sarebbe <strong>in</strong> grado di provocare nell'uomo ill<strong>in</strong>foma e negli animali l'encefalite. Di estrema importanza è senza dubbio lacapacità mostrata dall'EB di <strong>in</strong>durre <strong>in</strong> vitro crescita illimitata di l<strong>in</strong>fociti <strong>del</strong>sangue periferico, sicura espressione di trasformazione neoplastica.Una svolta importante negli studi sul l<strong>in</strong>foma di Burkitt è stata segnata dallericerche immunologiche: con tecniche di immunofluorescenza si è dimostrato che isieri di soggetti ammalati e i sieri di conigli nei quali sia stato <strong>in</strong>oculato l'EBreagiscono solo con le cellule contenenti il virus, la cui presenza è facilmentecontrollabile al microscopio elettronico; si è <strong>in</strong>oltre osservato che reagiscono contali cellule anche i sieri di un'elevata percentuale di <strong>in</strong>dividui normali.Tutto ciò <strong>in</strong>duce ad ammettere che il virus EB sia largamente diffuso e determ<strong>in</strong><strong>in</strong>egli organismi la formazione di anticorpi che ne impediscono l'attività patogena, eche nelle zone ove la sua diffusione è meno estesa, più elevata è la frequenza disoggetti non immuni e qu<strong>in</strong>di suscettibili ad ammalarsi.L'immunologia ha <strong>in</strong>oltre convalidato il ruolo eziologico <strong>del</strong> virus EB per il l<strong>in</strong>fomacon la dimostrazione <strong>del</strong>la comparsa nelle cellule <strong>in</strong>fettate con esso, analogamentea quanto è possibile osservare <strong>in</strong> cellule trasformate da altri virus, di unneoantigene al quale sarebbe dovuta la reattività immunologica nelle prove diimmunofluorescenza.92 di 121 23/05/13 11:13

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