IN VIAGGIO CON SULLA VIA DELLA SETA DI UN’ELEGANTE CRAVATTA IN FRECCIAROSSA CON MAURIZIO TALARICO, ICONA DI STILE ED ELEGANZA MASCHILE di Andrea Radic Andrea_Radic 72
« <strong>La</strong> cravatta è una sorta di strumento diplomatico. Quanti discorsi partono dall’assunto “che bella cravatta”, e proprio da lì può nascere un buon rapporto tra le persone. Per tutti un accessorio dell’eleganza maschile, ma per alcuni, come Fabrizio Palermo, Ad di Cassa Depositi e Prestiti, assume anche un valore scaramantico, di buon augurio». A parlare, nella sala meeting del <strong>Freccia</strong>rossa, è Maurizio Talarico, signore italiano delle cravatte. <strong>La</strong> sua azienda artigianale nasce nel 1999 in Calabria, terra di origine dell’imprenditore. «Mi credono l’amministratore delegato, in realtà lo è mio figlio Tiziano. Il mio compito sono le relazioni istituzionali e il mercato estero, il mio regno è l’ufficio stile. Mi rifugio lì a disegnare cravatte e a scegliere i colori, che sono fondamentali, trasmettono positività e apertura mentale». Un’anima creativa? Un estro creativo spiccato, che mi accompagna sempre: mi capita, durante le riunioni, di prendere nota disegnando qualche schizzo. Poi l’idea va in produzione e magari arriva al collo di un capo di Stato. Al collo dei grandi della terra. Il primo fu Francesco Cossiga, un amico di famiglia, a convocarmi a casa sua chiedendomi di riprodurre una cravatta Regimental, che indossava da giovane studente al Royal College di Londra. <strong>La</strong> realizzammo e il Presidente rimase molto soddisfatto, la sfoggiava in ambienti importanti. Fu il mio primo testimonial, da allora sono passati 20 anni. Un passaparola della qualità… Da Paolo Scaroni a Fulvio Conti a tutte le grandi aziende, ci scelgono anche per fare regali personali. Ma il vero salto di qualità istituzionale avvenne nel 2014, quando Matteo Renzi, presidente del Consiglio, ordinava cravatte blu tinta unita come dono ai capi di Governo negli incontri bilaterali. Quando Barack Obama diede un gala dinner in suo onore alla Casa Bianca, ricevette una cravatta e una nostra pashmina fu donata alla first lady Michelle. Qualche altro aneddoto? Le cravatte e i foulard per il G7 di Taormina, nel 2017, le disegnammo la signora Gentiloni e io, a quattro mani, nel mio negozio a Roma. Insomma, a Palazzo Chigi sei di casa. Il premier Conte indossa quotidianamente le mie cravatte e mi ha permesso di sdoganare i colori solari: uno stile più contemporaneo che avvicina l’interlocutore e rasserena. Le mie cravatte saranno il cadeau diplomatico all’Expo di Dubai 2020 per le visite istituzionali. Un esempio di eccellenza italiana apprezzata all’estero. Abbiamo un negozio in Giappone e il presidente Shinzō Abe è un grande estimatore. Nel 2020 apriremo uno store in un mall del lusso a Riad e l’emiro del Quatar, Hamas al-Thani, è nostro cliente. Una via della seta da Catanzaro verso il mondo… Ho cominciato a 28 anni, era difficile trovare chi producesse cravatte con la cura di un tempo. Io sono appassionato fin da piccolo a questo elemento dell’eleganza maschile. Come mai? Per le origini nobiliari della mia famiglia, baroni e proprietari terrieri nel crotonese. Mio padre era dirigente Enel. In famiglia si indossava la cravatta e fino agli otto anni il papillon. All’inizio mi sentivo un po’ costretto, poi ho imparato ad amare questo accessorio. L’aura nobiliare ti è rimasta? Devo ammetterlo, la sento nello stile, nell’eleganza, nella vita. Ricordo la festa dei 18 anni, tutti noi ragazzini in giacca e cravatta. E poi com’è andata? Ho sempre avuto voglia di fare impresa, non volevo un lavoro da dipendente subalterno, anche se sarebbe stato tutto più semplice. Volevo mettermi in gioco. Hai sfidato le tue capacità? Ho individuato il target del lusso (alcune cravatte, pezzi unici in cofanetto di legno ebano, arrivano a costare 800 euro, ndr) con due brevetti: la cucitura a X, che percorre tutto il retro della cravatta, e una fodera di lana che consente di mantenere il nodo perfetto tutta la giornata. Oggi un giovane avrebbe le tue stesse possibilità? In Italia servirebbe un nuovo sistema di credito bancario per finanziare le idee, come nei Paesi anglosassoni. Il nostro ministro dell’Economia dovrebbe affrontare questo tema con le banche, affinché le start up, ben finanziate, possano diventare elemento di crescita. Oggi i giovani vanno all’estero e diventano nostri competitor. Viaggi spesso in treno? Molto spesso, dal Sud verso Milano e Como e viceversa. Oggi l’aereo non ha più senso. Il treno mi dà l’emozione di vedere un panorama che offre sempre nuovi orizzonti. Inoltre è un luogo di socializzazione, promuove incontri e discorsi, consente uno sguardo sulla società, un’analisi sociologica su come cambia il mondo. E poi si può lavorare nella comoda sala meeting. Mai disegnata una cravatta in treno? Ebbene sì, quella per la Fondazione FS Italiane, sono stato incaricato di produrre una cravatta che rappresentasse la storia del treno. Non potevo che disegnarla sulla Roma-Milano-Como. Oggi è in fase di produzione. Dal finestrino quale Italia vedi? Un Paese di aziende private che cercano di essere sempre più competitive nel panorama internaziona- 73