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La Freccia Novembre 2019

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UN TRENO DI LIBRI<br />

Invito alla lettura di Alberto Brandani<br />

[Presidente giuria letteraria Premio Internazionale Elba-Brignetti]<br />

In viaggio con il Prof<br />

MARTIN EDEN<br />

GLI AMORI CHE NON SI DIMENTICANO<br />

E LE ETÀ DELLA LETTURA<br />

Ho letto Martin Eden a 20<br />

anni e mi parve un romanzo<br />

meraviglioso. L’ho riletto<br />

a 30 e mi piacque intensamente. Oggi<br />

che sono grande (di età, come dicono<br />

a Livorno) ho concepito il deliberato<br />

proposito di confrontare la percezione<br />

della stessa opera letteraria al mutare<br />

del tempo e delle età. Martin Eden è<br />

un rozzo marinaio che salva la vita del<br />

giovane Arthur, rampollo di una ricca<br />

famiglia. E sua sorella Ruth diviene<br />

per lui una sorta di ideale di bellezza.<br />

Irraggiungibile fanciulla dell’alta borghesia,<br />

si ritrova a desiderarla tanto da<br />

voler fare parte del suo stesso ceto,<br />

ma il riscatto sociale passa dalla porta<br />

stretta della letteratura: Martin vuole<br />

diventare uno scrittore a tutti i costi<br />

(va ricordato che lo stesso Jack London,<br />

autodidatta, fece fatica ad avere<br />

successo). Pur non ritrovandosi nelle<br />

ipocrisie e nel disprezzo malcelato di<br />

quell’ambiente, si impegna a tal punto<br />

che quasi riesce a sfondare, ed è allora<br />

che scoppia la sua rabbia. Contro una<br />

classe piena di pregiudizi, incolta, e<br />

anche contro la sua autoaffermazione.<br />

Una rabbia che avverte come una<br />

sconfitta.<br />

A 20 anni questo classico della letteratura<br />

americana mi colpì per come<br />

l’amore struggente di Martin per Ruth<br />

superava ogni cosa. Nel suo stomaco<br />

c’era sempre un formicolio, un dolore<br />

all’idea di poterla anche solo vede-<br />

re, di un sorriso, di uno sguardo. Tutto<br />

pareva esser fatto per lei, dallo studio<br />

forsennato della grammatica, mentre<br />

era mozzo in mare, alle mille privazioni<br />

a cui si sottoponeva. <strong>La</strong> vita intera,<br />

insomma, era una sorta di riscatto<br />

d’amore. A 30 anni la forza dell’amore<br />

si era stemperata e due cose mi conquistarono:<br />

leggendo, avevo sentito<br />

l’odore del salmastro entrare di corsa<br />

nei miei polmoni e i venti alisei soffi are<br />

forte sul mio volto. Scoprii anche la forza<br />

d’animo di Martin (e di London) nel<br />

voler diventare scrittore. Alla stazione<br />

delle opportunità, come mi piace chiamare<br />

le chances che la vita ti offre, lui<br />

c’era sempre, di giorno e di notte, senza<br />

bere e senza mangiare, inesausto<br />

nel vedersi respingere 300 volte un<br />

articolo prima che fosse fi nalmente<br />

pubblicato o nel guadagnare tre dollari<br />

al mese quando solo l’affi tto ne costava<br />

due e mezzo. E poi, pian piano, il<br />

successo, a riprova, mi dicevo, che la<br />

stazione delle opportunità almeno una<br />

chance nella vita la offre a tutti. Intorno<br />

ai 75 anni la parte fi nale del libro mi si è<br />

svelata di colpo come una grande anticipazione<br />

di quella che sarebbe stata<br />

considerata la più grande malattia del<br />

secolo scorso e cioè la malinconia che<br />

si trasforma in depressione. <strong>La</strong> valle<br />

d’ombra che pervade le ultime pagine<br />

dell’opera ci dice proprio questo. Del<br />

resto London è turbato nel leggere<br />

Jung e comprende che forse in fondo<br />

alle sue opere, anche le più note, vi è<br />

un abisso inesplorato.<br />

Fernanda Pivano, che si è sempre sottratta<br />

alle critiche di maniera al grande<br />

scrittore americano, lo aveva spiegato<br />

bene: «Gli eroi di London cominciano<br />

sempre ad agire nel tentativo di conquistare<br />

la vita, di allargarla, di darle<br />

una dignità e fi niscono per essere divorati,<br />

sconfitti, ma dalla vita stessa,<br />

non dalla morte».<br />

Mondadori, pp. 448 € 11<br />

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