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UN TRENO DI LIBRI<br />
Invito alla lettura di Alberto Brandani<br />
[Presidente giuria letteraria Premio Internazionale Elba-Brignetti]<br />
In viaggio con il Prof<br />
MARTIN EDEN<br />
GLI AMORI CHE NON SI DIMENTICANO<br />
E LE ETÀ DELLA LETTURA<br />
Ho letto Martin Eden a 20<br />
anni e mi parve un romanzo<br />
meraviglioso. L’ho riletto<br />
a 30 e mi piacque intensamente. Oggi<br />
che sono grande (di età, come dicono<br />
a Livorno) ho concepito il deliberato<br />
proposito di confrontare la percezione<br />
della stessa opera letteraria al mutare<br />
del tempo e delle età. Martin Eden è<br />
un rozzo marinaio che salva la vita del<br />
giovane Arthur, rampollo di una ricca<br />
famiglia. E sua sorella Ruth diviene<br />
per lui una sorta di ideale di bellezza.<br />
Irraggiungibile fanciulla dell’alta borghesia,<br />
si ritrova a desiderarla tanto da<br />
voler fare parte del suo stesso ceto,<br />
ma il riscatto sociale passa dalla porta<br />
stretta della letteratura: Martin vuole<br />
diventare uno scrittore a tutti i costi<br />
(va ricordato che lo stesso Jack London,<br />
autodidatta, fece fatica ad avere<br />
successo). Pur non ritrovandosi nelle<br />
ipocrisie e nel disprezzo malcelato di<br />
quell’ambiente, si impegna a tal punto<br />
che quasi riesce a sfondare, ed è allora<br />
che scoppia la sua rabbia. Contro una<br />
classe piena di pregiudizi, incolta, e<br />
anche contro la sua autoaffermazione.<br />
Una rabbia che avverte come una<br />
sconfitta.<br />
A 20 anni questo classico della letteratura<br />
americana mi colpì per come<br />
l’amore struggente di Martin per Ruth<br />
superava ogni cosa. Nel suo stomaco<br />
c’era sempre un formicolio, un dolore<br />
all’idea di poterla anche solo vede-<br />
re, di un sorriso, di uno sguardo. Tutto<br />
pareva esser fatto per lei, dallo studio<br />
forsennato della grammatica, mentre<br />
era mozzo in mare, alle mille privazioni<br />
a cui si sottoponeva. <strong>La</strong> vita intera,<br />
insomma, era una sorta di riscatto<br />
d’amore. A 30 anni la forza dell’amore<br />
si era stemperata e due cose mi conquistarono:<br />
leggendo, avevo sentito<br />
l’odore del salmastro entrare di corsa<br />
nei miei polmoni e i venti alisei soffi are<br />
forte sul mio volto. Scoprii anche la forza<br />
d’animo di Martin (e di London) nel<br />
voler diventare scrittore. Alla stazione<br />
delle opportunità, come mi piace chiamare<br />
le chances che la vita ti offre, lui<br />
c’era sempre, di giorno e di notte, senza<br />
bere e senza mangiare, inesausto<br />
nel vedersi respingere 300 volte un<br />
articolo prima che fosse fi nalmente<br />
pubblicato o nel guadagnare tre dollari<br />
al mese quando solo l’affi tto ne costava<br />
due e mezzo. E poi, pian piano, il<br />
successo, a riprova, mi dicevo, che la<br />
stazione delle opportunità almeno una<br />
chance nella vita la offre a tutti. Intorno<br />
ai 75 anni la parte fi nale del libro mi si è<br />
svelata di colpo come una grande anticipazione<br />
di quella che sarebbe stata<br />
considerata la più grande malattia del<br />
secolo scorso e cioè la malinconia che<br />
si trasforma in depressione. <strong>La</strong> valle<br />
d’ombra che pervade le ultime pagine<br />
dell’opera ci dice proprio questo. Del<br />
resto London è turbato nel leggere<br />
Jung e comprende che forse in fondo<br />
alle sue opere, anche le più note, vi è<br />
un abisso inesplorato.<br />
Fernanda Pivano, che si è sempre sottratta<br />
alle critiche di maniera al grande<br />
scrittore americano, lo aveva spiegato<br />
bene: «Gli eroi di London cominciano<br />
sempre ad agire nel tentativo di conquistare<br />
la vita, di allargarla, di darle<br />
una dignità e fi niscono per essere divorati,<br />
sconfitti, ma dalla vita stessa,<br />
non dalla morte».<br />
Mondadori, pp. 448 € 11<br />
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