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foto dagli aspetti “formali”, per così dire, perché mi interessa lasciare
una traccia della mia immaginazione e non solo un documento
della realtà. Oggi vengo considerato un artista ma io mi
sento più uno scrittore o un poeta che si serve della fotografia
per esprimere i propri pensieri e sentimenti.
Come nasce la serie fotografica dei Muri?
Da sempre, la figura umana è al centro del mio interesse anche
quando non si vede nell’immagine ma se ne avvertono le tracce.
L’altro tema che mi appassiona è il tempo. Con il progetto i Muri,
durato oltre vent’anni, dagli anni Cinquanta agli anni Settanta,
ho voluto raccontare un’epoca attraverso la matericità dei muri,
non solo perché, come una specie di diario collettivo, queste superfici
raccontano pensieri, emozioni e sentimenti delle persone
che vi ci scrivono sopra, ma anche perché il muro ci ricorda
in maniera evidente l’azione inesorabile del tempo, che sgretola,
corrode e trasforma ogni cosa. Successivamente ho iniziato
a scattare foto di manifesti strappati perché mi piaceva l’idea
di cogliere i tanti significati sottesi al gesto di “strappare”: disprezzo,
rabbia, noia e chissà che altro. Nel farlo, ho anticipato
di qualche tempo quello che sarebbe stato poi l’oggetto artistico
di Mimmo Rotella.
Potrebbe darci una definizione di fotografia?
La fotografia è una forma di scrittura per immagini del proprio
pensiero, un linguaggio che ci permette di trasformare stati d’animo
in racconti, un’interpretazione personale della realtà che
può suscitare nuovi interrogativi sulla percezione del reale.
In cosa consiste il progetto Lumen?
È nato nel 2006 quando Ivo Iori, preside della Facoltà di Architettura
dell’Università di Parma, mi ha chiesto di partecipare
con un mio lavoro alla collana editoriale Opere inedite di cultura.
Per l’occasione, mi è venuto in mente di fotografare le
formelle dello Zooforo dell’Antelami nella cattedrale di Parma
ricreando l’atmosfera del passato con l’illuminazione di candele.
Un risultato molto suggestivo, con i particolari del fregio
che, emergendo dal buio, creano forme inaspettate. In seguito,
il progetto è andato avanti con i leoni e le metope del duomo
di Modena, il Compianto sul Cristo morto di Niccolò dell’Arca a
Bologna, il Monumento funebre a Ilaria del Carretto nel duomo
di Lucca e il Cristo Velato della Cappella Sansevero a Napoli.
Portatore di pane (© Fondazione Nino Migliori)
È stata un’esperienza coinvolgente che mi ha permesso di apprezzare
da vicino queste meraviglie e di toccarle per verificarne
i cambiamenti al minimo movimento della fiamma.
Ritratti alla luce di un fiammifero può considerarsi un’evoluzione
del progetto Lumen?
La metodologia operativa è la stessa perché per me i volti
umani sono monumenti irripetibili che narrano storie, esperienze,
emozioni, gioie e dolori. Tra il 2016 e il 2021, ho fotografato
nel mio studio seicento volti di donne e uomini, per lo
più amici o conoscenti, alla luce di un fiammifero per cercare
nuovi stimoli visivi. Sono venuti fuori ritratti sorprendenti che
ho raccolto in un libro.
In cosa consiste il progetto Favole di Luce?
È un lavoro nato da un percorso didattico fatto con i bambini
dai 2 ai 4 anni del Nido Scuola Mast di Bologna. Per due anni
e mezzo, li ho fatti lavorare direttamente con lo sviluppo e il
fissaggio e ho insegnato loro ad utilizzare tecniche off-camera
come ossidazioni, cellogrammi, polarigrammi, lucigrammi,
etc.. Questo gli ha permesso di scoprire come attraverso la fotografia
si possa non solo osservare il mondo ma anche
trasformarlo con metodo e fantasia. E i bambini
sono stati capaci di creare racconti stupendi, piccoli
capolavori esposti nella mostra Favole di Luce al MA-
XXI di Roma nel 2018.
FOTOGRAFIA PASSIONE PROFESSIONE IN NETWORK
www.universofoto.it
Via Ponte all'Asse 2/4 - 50019 Sesto F.no (Fi) - tel 0553454164
Uno scatto della serie fotografica Muri (© Fondazione Nino Migliori)
NINO MIGLIORI
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