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A cura di
Nicola Crisci e Maria Grazia Dainelli
Spunti di critica
fotografica
Chiara Samugheo
Una “diva” della fotografia tra le
dive del cinema
di Nicola Crisci / foto Chiara Samugheo
Claudia Cardinale
Nata a Bari nel 1935 e deceduta lo scorso13 gennaio,
Chiara Samugheo si trasferisce a Milano nel 1953 dove
comincia a lavorare come giornalista di cronaca nera.
Dopo l’incontro con Federico Patellani, uno dei fotografi più
importanti di quegli anni, decide di collaborare con lui immortalando
grandi protagonisti dello star system. Realizza inoltre servizi
fotografici per i maggiori periodici, copertine per importanti
riviste anche internazionali e pubblica diversi libri di fotografia.
«Con le mie foto – afferma la Samugheo – volevo contribuire a
fare rinascere il paese. Immaginavo che le botteghe diventassero
industrie di cui essere tutti orgogliosi e che le informazioni
potessero scorrere veloci, capaci di sfamare quanti avessero
bisogno di approcci culturali per proiettarsi verso vite importanti.
Copertine e servizi devono documentare la figura della “diva”,
della donna cinematografica come oggetto del desiderio». Le
sue foto contribuiscono ad alimentare il mito del cinema americano
ed italiano e nel suo archivio ci sono praticamente tutti
i ritratti delle dive della seconda metà del Novecento, come Liz
Taylor, Joan Collins, Monica Vitti, Sophia Loren e Claudia Cardinale.
Il suo stile, giocato soprattutto sulle forti cromaticità, sulle
essenzialità delle linee, su sontuose acconciature, diventerà
un modello per la successiva fotografia di moda e di cinema
degli anni Ottanta. Fotografa di fama internazionale – ha lavorato
ad Hollywood, in Spagna, Russia e Giappone –, dopo aver
vissuto a Roma per diversi anni si sposta a Nizza, per poi rientrare
in tarda età in Puglia, sua terra d’origine. Buona parte del
suo archivio fotografico – più di 165.000 scatti – è conservato
al Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università
di Parma. La sua ultima mostra con ritratti di Raffaella Carrà
si è tenuta ad Avellino l’autunno scorso. I libri più recenti sono
dedicati in particolare alla Sardegna,
ma anche a Lucca, all’architettura
del Palladio, alla squadra
azzurra delle Olimpiadi, alla città
di Rio de Janeiro e ai Nebrodi in
Sicilia. Con la morte di Chiara Samugheo
si perde una donna capace
di raccontare le altre donne
con naturalezza e libertà, senza
le rigide pose da set fotografico,
e di offrire uno spaccato sugli anni
della dolce vita romana nel secondo
dopoguerra.
Monica Vitti
Raffaella Carrà
CHIARA SAMUGHEO
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