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Obiettivo
Scuola
Laura Scartabelli
Il punto di vista di un’insegnante su didattica a distanza e nuovi
modelli di apprendimento
di Doretta Boretti
In questi ultimi tre anni, in Italia, si sono svolte molte indagini
per rilevare quali e quante conseguenze negative
avrebbe potuto portare agli studenti la Dad cioè l’insegnamento
a distanza. Ci troviamo in compagnia della professoressa
Laura Scartabelli, docente di Lettere in una scuola
secondaria di primo grado, in provincia di Pistoia, e parleremo
con lei della sua vita professionale e anche della sua
esperienza, e di quella dei suoi allievi, in tempi di pandemia.
Che cosa secondo lei è cambiato dal punto di vista generazionale
tra l’insegnamento dei suoi inizi di carriera e quelli
più recenti?
scono superficialmente un
po’ tutto ciò che le circonda;
quindi, il compito dell’insegnante
non è più quello di
mettere i ragazzi in contatto
con nuovi saperi, ma cercare
di dare ordine, di sistematizzare,
di approfondire quelle
conoscenze che già hanno
nelle varie discipline. Un lavoro
molto faticoso: disfare
per rifare.
La professoressa Laura Scartabelli
In quarant’anni ho assistito a molti cambiamenti nella scuola
italiana; non è stata esente da mode metodologiche
passeggere e poi attraversata da una lenta, radicale trasformazione
nel modo di pensare l’insegnamento, le discipline,
gli insegnanti e l’utenza stessa. Attualmente nella scuola le
competenze, il saper fare, sono l’obiettivo primario; le conoscenze,
dalle quali, a mio avviso, le competenze sono imprescindibili,
un fardello del quale sbarazzarsi, almeno in parte.
Proliferano interventi di esterni, ciascuno con un pacchetto
di informazioni da dispensare, senza una evidente ricaduta
sull’apprendimento dell’alunno, senza nemmeno quelle caratteristiche
specifiche che fanno, di uno o più interventi, un
progetto. Il tutto a scapito delle ore curricolari. Insegnare è
uno slalom tra i progetti altrui. Le attuali generazioni, quando
arrivano a scuola, sanno già usare le tecnologie, cono-
Non credo che in questi anni le fosse mai capitata una cosa
come la pandemia da Covid-19...
Non mi ero mai trovata ad affrontare un situazione così
drammatica. La scuola, nelle emergenze, è sempre stata un
punto di riferimento. In questo caso non ha potuto svolgere,
se non a distanza, la sua azione di supporto.
Che disagi ha comportato per lei l’insegnamento a distanza?
Per me il disagio maggiore è stato quello di vincere la mia resistenza
a gestire e utilizzare le nuove tecnologie. Ma i miei
colleghi si sono gentilmente resi disponibili ad aiutarmi e il
loro aiuto ha dato i suoi frutti. Nella didattica a distanza sono
emerse in modo più netto le differenze tra gli alunni: quelli
realmente interessati e motivati hanno trovato
nella indiretta richiesta di un loro maggiore
impegno (in Dad gli alunni non hanno
un controllo così continuo come in presenza)
il modo di crescere. Direi che i più hanno
migliorato la capacità di organizzarsi e si sono
sentiti più direttamente responsabili del
loro successo scolastico; per altri ragazzi è
stata un’occasione da utilizzare per un’inaspettata
vacanza dallo studio.
Pensa che per gli studenti sia stato un periodo
psicologicamente difficile?
Sì, penso che per i ragazzi sia stato un periodo
difficile da gestire a livello emotivo. I miei
studenti vivono in campagna e questo li ha
notevolmente favoriti perché hanno continuato
a vedersi all’esterno, a condividere qualche
interesse, non ultimo quello sportivo.
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LAURA SCARTABELLI