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La Toscana nuova Luglio-Agosto 2022

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Obiettivo

Scuola

Laura Scartabelli

Il punto di vista di un’insegnante su didattica a distanza e nuovi

modelli di apprendimento

di Doretta Boretti

In questi ultimi tre anni, in Italia, si sono svolte molte indagini

per rilevare quali e quante conseguenze negative

avrebbe potuto portare agli studenti la Dad cioè l’insegnamento

a distanza. Ci troviamo in compagnia della professoressa

Laura Scartabelli, docente di Lettere in una scuola

secondaria di primo grado, in provincia di Pistoia, e parleremo

con lei della sua vita professionale e anche della sua

esperienza, e di quella dei suoi allievi, in tempi di pandemia.

Che cosa secondo lei è cambiato dal punto di vista generazionale

tra l’insegnamento dei suoi inizi di carriera e quelli

più recenti?

scono superficialmente un

po’ tutto ciò che le circonda;

quindi, il compito dell’insegnante

non è più quello di

mettere i ragazzi in contatto

con nuovi saperi, ma cercare

di dare ordine, di sistematizzare,

di approfondire quelle

conoscenze che già hanno

nelle varie discipline. Un lavoro

molto faticoso: disfare

per rifare.

La professoressa Laura Scartabelli

In quarant’anni ho assistito a molti cambiamenti nella scuola

italiana; non è stata esente da mode metodologiche

passeggere e poi attraversata da una lenta, radicale trasformazione

nel modo di pensare l’insegnamento, le discipline,

gli insegnanti e l’utenza stessa. Attualmente nella scuola le

competenze, il saper fare, sono l’obiettivo primario; le conoscenze,

dalle quali, a mio avviso, le competenze sono imprescindibili,

un fardello del quale sbarazzarsi, almeno in parte.

Proliferano interventi di esterni, ciascuno con un pacchetto

di informazioni da dispensare, senza una evidente ricaduta

sull’apprendimento dell’alunno, senza nemmeno quelle caratteristiche

specifiche che fanno, di uno o più interventi, un

progetto. Il tutto a scapito delle ore curricolari. Insegnare è

uno slalom tra i progetti altrui. Le attuali generazioni, quando

arrivano a scuola, sanno già usare le tecnologie, cono-

Non credo che in questi anni le fosse mai capitata una cosa

come la pandemia da Covid-19...

Non mi ero mai trovata ad affrontare un situazione così

drammatica. La scuola, nelle emergenze, è sempre stata un

punto di riferimento. In questo caso non ha potuto svolgere,

se non a distanza, la sua azione di supporto.

Che disagi ha comportato per lei l’insegnamento a distanza?

Per me il disagio maggiore è stato quello di vincere la mia resistenza

a gestire e utilizzare le nuove tecnologie. Ma i miei

colleghi si sono gentilmente resi disponibili ad aiutarmi e il

loro aiuto ha dato i suoi frutti. Nella didattica a distanza sono

emerse in modo più netto le differenze tra gli alunni: quelli

realmente interessati e motivati hanno trovato

nella indiretta richiesta di un loro maggiore

impegno (in Dad gli alunni non hanno

un controllo così continuo come in presenza)

il modo di crescere. Direi che i più hanno

migliorato la capacità di organizzarsi e si sono

sentiti più direttamente responsabili del

loro successo scolastico; per altri ragazzi è

stata un’occasione da utilizzare per un’inaspettata

vacanza dallo studio.

Pensa che per gli studenti sia stato un periodo

psicologicamente difficile?

Sì, penso che per i ragazzi sia stato un periodo

difficile da gestire a livello emotivo. I miei

studenti vivono in campagna e questo li ha

notevolmente favoriti perché hanno continuato

a vedersi all’esterno, a condividere qualche

interesse, non ultimo quello sportivo.

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LAURA SCARTABELLI

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