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La tutela
dell’ingegno
Stop alle copie del David
I mille passi indietro dopo l’Expo 2022
di Aldo Fittante
Lo scorso maggio un provvedimento del tribunale di
Firenze ha vietato agli studi d’arte Cave Michelangelo
di Carrara di riprodurre una qualsiasi immagine
del David, opera simbolo della città di Firenze. Nel 1501
Michelangelo Buonarroti inizia a lavorare alla creazione
del David. La statua, terminata nel 1504, venne poi esposta
in piazza della Signoria, diventando in poco tempo un’icona
nel mondo dell’arte e nella scultura. Adesso, dopo
anni in cui il David è stato modello in tutte le scuole d’arte,
il ministero della Cultura ha chiesto di cancellare ogni
riproduzione riferibile al Buonarroti dalle pagine Internet
del celebre atelier di Carrara perché «sviliscono l’immagine
del bene culturale facendolo scadere ad elemento distintivo
della qualità dell’impresa». Decisione, seppur non
ancora definitiva essendo il processo a Roma ancora in
corso, che lascia perplessi in molti, a partire dal diretto-
re dell’Accademia di Carrara, Luciano Massari, che sostiene
fermamente quanto i modelli delle opere d’arte servano
per fare scuola e approfondimento, e quanto riuscire a copiarli
sia «sinonimo dell’alta professionalità dell’artigiano
che ci lavora, professionalità che ha appreso con anni
di perfezionamento che ora si vorrebbero andare a svilire,
distruggendo persino tutti gli strumenti utilizzati per
la riproduzione». Opinione più che condivisibile, specialmente
se si considera che, attualmente, il David presente
in piazza della Signoria non è l’originale, bensì una fedelissima
copia; nel 1873, infatti, venne deciso di trasportare il
David dall’arengario di Palazzo Vecchio fino alla Galleria
dell’Accademia poiché i troppi secoli di esposizione agli
agenti atmosferici stavano mettendo a dura prova la resistenza
del gigante di marmo. Fu quindi necessario metterlo
al riparo da ulteriori danni, sistemandolo nel nuovo
La scultura originale custodita alla Galleria dell'Accademia di Firenze
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STOP ALLE COPIE DEL DAVID