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INSIEMI - CCL, storie da abitare - Stadera

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| LA VOCE DEI SOCI |<br />

IN FONDO AL TUNNEL...<br />

LA LUCE<br />

Sono arrivato in Italia su un barcone salpato<br />

<strong>da</strong>lle coste libiche dopo che nel mio paese<br />

era esplosa la guerra civile. In Costa<br />

d’Avorio lavoravo con la mia famiglia in un campo di<br />

cacao, poi sono scoppiati gli scontri e niente è più<br />

stato come prima. Sono scappato in Nigeria dove ho<br />

lavorato come sarto e poi in Libia.<br />

Una volta a Milano ho vissuto per due anni nel<br />

centro di via Corelli. Non è stato facile, non parlavo<br />

una parola d’italiano, non conoscevo la città, non<br />

avevo mai visto un tram, né preso la metropolitana.<br />

Avevo paura a uscire. Poi ricordo un volontario che<br />

mi ha detto “Non puoi buttare via il tempo così, tra un<br />

po’ dovrai uscire di qui che ti piaccia o no. Rimboccati<br />

le maniche e <strong>da</strong>tti <strong>da</strong> fare”. È stato importante, mi ha<br />

aperto gli occhi e <strong>da</strong>to quella spinta motivazionale di<br />

cui avevo bisogno.<br />

Ho iniziato frequentando una scuola di italiano<br />

per stranieri. Poi, aiutato <strong>da</strong>lla Croce Rossa, ho<br />

conosciuto un prete di Como che mi ha aiutato sia<br />

per la casa che per il lavoro. Ho vinto una borsa di<br />

studio come sarto all’Istituto di Mo<strong>da</strong> Burgo in piazza<br />

San Babila a Milano. Per tre anni ho fatto il pendolare<br />

tra Como e Milano.<br />

Nel frattempo, ho conosciuto le ragazze di<br />

Serpica Lab che mi hanno <strong>da</strong>to l’opportunità di<br />

utilizzare il loro spazio a <strong>Stadera</strong> per fare i miei<br />

lavoretti di sartoria.<br />

Da circa un anno sono stato assunto in una<br />

casa di alta mo<strong>da</strong> a Milano. Avere un lavoro mi ha<br />

permesso di affittare un appartamento proprio qui<br />

alle Quattro Corti, un bilocale che condivido con<br />

un amico. Sono contento, qui ho fatto amicizia con<br />

ragazzi italiani, su<strong>da</strong>nesi, arabi.<br />

Non voglio tornare nel mio Paese. Lì ho vissuto<br />

situazioni pesanti, insopportabili, che non è possibile<br />

dimenticare. Per molti anni non ho avuto notizie dei<br />

miei fratelli, li ho ritrovati grazie a Facebook. La<br />

prima volta che ci siamo parlati al telefono è stata<br />

una grande emozione, qualcosa che non è spiegabile<br />

a parole.<br />

La cultura italiana mi piace, ora la mia città è<br />

Milano. E poi è la capitale della mo<strong>da</strong>, non posso<br />

desiderare un posto migliore.<br />

Il mio sogno? Aprire un brand tutto mio dove<br />

realizzare pezzi unici nati <strong>da</strong>l confronto con i clienti.<br />

Abiti uno diverso <strong>da</strong>ll’altro che rispecchiano la<br />

personalità di chi li indosserà. Non mi interessa<br />

sviluppare uno stile mio, trovo molto più stimolante<br />

il confronto e il dialogo che ti permette di crescere<br />

creativamente.<br />

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