WineCouture 11-12/2023
WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.
WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.
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10<br />
DOSSIER<br />
In un mondo alla perenne ricerca della novità che sorprenda,<br />
spesso si perde contatto con chi, lungo il corso<br />
del tempo, ha definito standard che oggi permettono<br />
a chi è giunto dopo di paragonare il personale<br />
operato e far crescere la qualità del settore. Comunemente<br />
detti “classici”, non devono far pensare<br />
a qualcosa di stantio: all’opposto. Spesso la loro<br />
fulgida fama abbaglia operatori e appassionati,<br />
facendo perdere di vista evoluzioni, nel solco di<br />
uno stile che resta immutato in eleganza, che ne<br />
testimoniano la vitalità. Ed è importante, di tanto<br />
in tanto, riaccendere i riflettori su universi<br />
ed etichette che sono garanzia nel calice. In<br />
questo ritorno alle basi, intese come fondamenta<br />
che offrono un sostegno a ogni<br />
wine list e offerta a scaffale che si rispetti, è<br />
bene affidarsi a chi con le cantine vanta un<br />
legame doppiamente stretto, per la natura<br />
stessa di una gestione aziendale familiare<br />
che è primo requisito anche quando si fa<br />
riferimento alla selezione. Tra i grandi rossi<br />
nel catalogo Sagna S.p.A., realtà fondata<br />
nel 1928 dal Barone Amerigo Sagna, fin<br />
dalle origini specializzata nell’importazione<br />
e distribuzione di vini, liquori e distillati<br />
d’altissima qualità, sono annoverate vere<br />
leggende enoiche. Ma cosa definisce un<br />
fine wines in rosso per la realtà distributiva<br />
Back<br />
to Classic<br />
Grandi espressioni in rosso del catalogo Sagna S.p.A.<br />
imprescindibili per ogni wine list<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
torinese? “La nostra società si è sempre concentrata<br />
sulla selezione di aziende familiari con alle<br />
spalle lunga esperienza nella produzione di vino,<br />
che con il loro operato hanno spesso influenzato<br />
e accresciuto lo sviluppo dei territori in cui operano:<br />
penso alle famiglie Faiveley e Moueix, rispettivamente<br />
in Borgogna e Bordeaux, ai Rapuzzi<br />
in Friuli o a Carlo Hauner sull’isola di Salina”,<br />
spiega Massimo Sagna, presidente Sagna S.p.A.<br />
“Si tratta di realtà che sono state in grado di creare<br />
un proprio stile, diventare icone e perpetuare<br />
il loro impegno adattandosi a un mondo del vino<br />
in continuo movimento. La nostra è una politica<br />
rigorosa che rifugge le mode passeggere e i facili<br />
volumi: trattiamo prodotti ricercati la cui qualità,<br />
altissima, è indiscussa. Questa scelta di lavorare<br />
con aziende a gestione familiare è per noi garanzia<br />
di serietà, condivisione di progetti e continuità produttiva<br />
nel tempo per vini e distillati catalogabili come dei grandi<br />
classici intramontabili”. Nella ricerca all’interno del portfolio<br />
di quelle etichette imprescindibili per una carta vini, in<br />
un gioco di sponde tra i due lati delle Alpi, il tour nel calice<br />
inizia dalla patria del Pinot Noir, con Domaine Faiveley.<br />
Tra i più storici volti della Côte d’Or, dal 2008 in poi ha<br />
promosso investimenti che hanno da un lato aumentato<br />
il parco vitato, convertito nei <strong>12</strong>3 ettari a bio, e dall’altro<br />
fatto parlare in bottiglia i suoli attraverso le lavorazioni in<br />
cantina. La filosofia della famiglia Faiveley nel calice è chia-<br />
ra: una Borgogna di alta qualità, per vini cangianti<br />
pronti alla beva fin da subito, ma chiamati a durare<br />
nel tempo. Tra i grandi rossi, che nascono da un<br />
approccio sostenibile in vigna e “ragionato” nella<br />
tecnologica cantina, si fa notare il Corton Clos<br />
des Cortons Faiveley Grand Cru, figlio di una<br />
parcella di poco più di due ettari, monopolio<br />
della famiglia Faiveley dal 1874, nonché uno<br />
dei pochi Grand Cru di Borgogna che porta<br />
il nome dei suoi proprietari. Un Pinot Noir<br />
ampio e rotondo al palato, di bellissima<br />
energia. Rimanendo Oltralpe, ma spostandosi<br />
tra l’estuario della Gironda e l’Oceano<br />
Atlantico, ritroviamo un altro mito del vino<br />
transalpino: il Château Pichon Longueville<br />
Comtesse de Lalande. Tra i più antichi della<br />
zona di Bordeaux, risale al 1686. Classificato<br />
nel 1855 tra i deuxième grand cru classé,<br />
dal 2007 è parte della grande famiglia della<br />
Maison Louis Roederer. Si apre allora<br />
una nuova era che conduce a mappare e<br />
reimpiantare con viti adatte alle specifiche<br />
di ogni terroir le 60 parcelle della tenuta,<br />
a un approccio sempre più “ecologicamente<br />
responsabile” tra i filari, ma anche a ridisegnare la cantina<br />
per vinificazioni parcellari più precise. Poi il carattere<br />
di questo Pauillac, blend di Cabernet Sauvignon (68%),<br />
Merlot (29%), Cabernet Franc (2%) e Petit Verdot (1%),<br />
è conseguenza di suoli composti da piccoli rilievi costituiti<br />
da ciottoli su argilla che permettono un perfetto drenaggio<br />
dell’acqua. Per un grande rosso che al palato rivela una<br />
meravigliosa morbidezza, perfetta armonia e stupefacente<br />
persistenza. Un vino di gran razza, complessità, eleganza<br />
e longevità. Una descrizione, quest’ultima, accostabile a<br />
un mito anche su questo lato delle Alpi: il Barolo Bussia<br />
Pianpolvere Soprano. Un vino unico da un unico vigneto:<br />
queste le coordinate che definiscono il progetto di Rodolfo<br />
Migliorini per la storica Riserva, commercializzata dopo<br />
10 anni di affinamento. La fotografia irripetibile di tre ettari<br />
di vigna che rappresentano una delle massime<br />
espressioni esistenti del Nebbiolo. Sottozona della<br />
Bussia di Monforte d’Alba, Pianpolvere Soprano è<br />
nome di un lieu-dit risalente alla fine del 1700, quando<br />
Napoleone Bonaparte fece costruire su questo<br />
appezzamento una polveriera, oggi al centro di un<br />
disegno che ha condotto a una gestione dell’appezzamento<br />
attraverso pratiche che contribuiscono<br />
a rispettare la terra e il suo ecosistema, permettendo<br />
di conservare una produzione esclusiva<br />
rimasta nei secoli fedele a un terroir di cui<br />
mostra le migliori virtù. Per un vino di grande<br />
carisma, intensità e potenza, dal sorso profondo<br />
con tannini finissimi. A chiudere il<br />
cerchio è il re dei vini veronesi: ma<br />
nella “rilettura” di un territorio e della<br />
celebre tecnica dell’appassimento<br />
che ne fa Marco Speri. Progetto personale,<br />
il suo, che nasce nel 2008<br />
sulle colline della Valpolicella Classica,<br />
a Fumane, dove inizia un viaggio<br />
in solitaria che mira a lasciare<br />
esprimere le uve Corvina, Corvinone<br />
e Rondinella, attraverso<br />
un protocollo che prevede<br />
macerazione prolungata pre e<br />
post fermentativa, un affinamento<br />
in cemento e sole botti grandi di Rovere.<br />
Prendono così forma i vini Secondo<br />
Marco, diretti e freschi ma non per<br />
questo meno longevi, in cui brilla per<br />
eleganza, in una sequenza di grandi rossi<br />
costruiti su tensione e agilità, l’Amarone<br />
della Valpolicella: denso e integro al<br />
palato, è accompagnato da retrogusti di<br />
confettura e note boisé. Per un classico<br />
postmoderno, fin dall’etichetta.