WineCouture 11-12/2023
WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.
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14<br />
DOSSIER<br />
La Poja e l’unicità<br />
della Corvina<br />
Una pioneristica sfumatura<br />
di Valpolicella Classica entrata nel mito<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
Esistono vini che fin dal nome trascendono<br />
quella che sarà poi l’esperienza nel calice.<br />
Sono quei volti iconici dell’enologia che in<br />
una parola sono capaci di sintetizzare ogni<br />
aspetto della loro essenza e identità. In questo<br />
novero, speciale club riservato a pochi, si conta anche<br />
un figlio della Valpolicella Classica che racchiude<br />
in sé la storia di un intero territorio, di un vitigno e di<br />
una famiglia: La Poja.<br />
È sulle vocate colline<br />
del comune di<br />
Sant’Ambrogio di<br />
Valpolicella che è situato<br />
un piccolo vigneto,<br />
poco meno di<br />
tre ettari che rappresenta<br />
molto più di un<br />
semplice Cru. È qui,<br />
a 320 metri s.l.m. che<br />
la leggenda ha fatto<br />
da preludio all’intuizione, dimostratasi poi più che<br />
vincente, di un uomo mosso dal profondo amore verso<br />
la sua terra. È il 1979, quando Giovanni Allegrini,<br />
pioniere della viticoltura di collina e della qualità in<br />
bottiglia in Valpolicella, raggiunge, impiantandovi un<br />
vigneto, la piana, all’epoca da tempo incolta e abbandonata,<br />
sulla sommità de La Grola: un luogo magico,<br />
sinonimo di uva Corvina. Proprio su questi declivi, infatti,<br />
leggenda narra che il simbolo tra le uve autoctone<br />
veronesi sia nata. Ed è ancora su questa particolare altura<br />
che i suoi grappoli nerissimi e dolci esprimono al<br />
massimo il loro potenziale.<br />
Proprio La Poja è stata la scintilla di una rivoluzione,<br />
creazione entrata direttamente nel mito nonché<br />
elemento di frattura tra il prima e il dopo del vino in<br />
Valpolicella. Il passaggio, innanzitutto, dalla tradizionale<br />
Pergola nel sistema<br />
di allevamento<br />
al Guyot. A mutare,<br />
però, anche la densità<br />
di piante per ettaro,<br />
più che doppia: soluzione<br />
individuata per<br />
contenere la vigoria<br />
della Corvina, riducendo<br />
le rese in favore<br />
di una maggiore<br />
concentrazione delle<br />
uve. Infine, l’esaltazione di un terreno realmente unico:<br />
quello di una collina, che insiste su uno strato calcareo,<br />
terminando con una piattaforma perfettamente<br />
pianeggiante denominata Monte Poja, che gode di un<br />
microclima eccezionale ed è favorita da un’esposizione<br />
ideale. Di origine cretacea, con un contenuto di calcare<br />
del 78,5%, di cui attivo è il 16,78%, si presenta con<br />
una superficie perfettamente bianca che, riflettendo la<br />
luce solare e facilitando il processo di fotosintesi, garantisce<br />
alle uve di raggiungere gradi di maturazione<br />
zuccherini e fenolici ottimali. Il terreno del vigneto La<br />
Poja, poi, ricco in Potassio e Calcio, scarso in Magnesio<br />
e Ferro, è caratterizzato da pochissimo suolo: l’esiguità<br />
di sostanza organica della superficie spinge le radici<br />
delle viti negli strati profondi, dove possono assorbire<br />
una molteplicità di oligoelementi che concorrono alla<br />
straordinaria complessità del vino che qui vi nasce.<br />
Un grande rosso raffinato e profondo, dove frutto,<br />
spezie e note balsamiche si fondono alla perfezione.<br />
Un vino che, dopo quattro anni di affinamento, si presenta<br />
fresco e croccante, ampio negli aromi di erbe<br />
aromatiche ed officinali, speziato, di grande corpo e<br />
lunga beva. Per una delle due etichette Allegrini, insieme<br />
all’Amarone della Valpolicella Classico Riserva<br />
Fieramonte, ad aver conquistato, prima assoluta per la<br />
Valpolicella, La Place de Bordeaux, cuore pulsante del<br />
mercato internazionale dei vini di alta qualità. Ma per<br />
allargare ulteriormente i suoi orizzonti, La Poja è stata<br />
in questo 2024 al centro di un progetto che l’ha condotta<br />
nel cuore di Londra, con una straordinaria verticale<br />
che ha segnato il debutto di un tour che condurrà<br />
l’iconica referenza sui principali palcoscenici internazionali.<br />
Veri e propri confronti, botta e risposta tra<br />
Master of Wine e professionisti del settore chiamati a<br />
condividere pensieri e riflessioni innanzi a un calice<br />
che mira ad emozionare sorso dopo sorso.<br />
“Per me La Poja rappresenta l’emblema di un vino fortemente<br />
guidato dal luogo d’origine che si esprime con<br />
grande unicità: un vitigno, un vigneto, la rappresentazione<br />
aderente all’annata”, sottolinea Cristina Mercuri,<br />
“maestra d’orchestra” alla degustazione londinese.<br />
“Parliamo dell’iconicità della Corvina: la signature<br />
stilistica non è molto variata nel tempo, ma lo stupore<br />
deriva dal riconoscere, annata dopo annata, una<br />
mano sempre più fine e precisa. Il frutto è sempre più<br />
definito e il corpo aggraziato nonostante la sua generosità.<br />
Le caratteristiche naturali come i suoli calcarei,<br />
l’esposizione e l’altitudine, ma anche l’allevamento a<br />
Guyot premiano un palato denso, equilibrato, lungo.<br />
È il modo giusto per ottenere vini che durano per decenni,<br />
come per l’appunto la Corvina in La Poja”. Ma<br />
quale, in quel che è stato il procedere à rebours, l’annata<br />
che maggiormente ha stupito? “Senz’altro la 1997<br />
per la sua grazia, eleganza e slancio”, risponde l’esperta<br />
wine educator. “Ancora molto frutto accompagnato da<br />
piacevoli note di sottobosco e tabacco. L’acidità è vibrante<br />
seppur molto integrata, i tannini risolti che si<br />
allungano sul mezzo palato e supportano il finale lungo<br />
e talcato”.<br />
Se oggi è la longevità dell’iconica etichetta Allegrini<br />
posta sotto i riflettori, lo scorso anno La Poja è stata al<br />
centro di un’altra importante iniziativa, con una promozione<br />
al calice in abbinamento a creazioni nel piatto<br />
altrettanto uniche che ha toccato più di 30 ristoranti,<br />
principalmente stellati, in tutta Italia. “Mai come oggi,<br />
nell’alta ristorazione - e non solo - è fondamentale offrire<br />
un’ampia scelta di alternative al calice, spaziando<br />
da prodotti di pronta beva e alta rotazione, fino ad arrivare<br />
a grandi monumenti del vino”, sottolinea Paolo<br />
Porfidio, head sommelier di Terrazza Gallia. “La Poja,<br />
per me, rappresenta la massima espressione di potenza<br />
ed eleganza della Valpolicella: il frutto di un lavoro<br />
attento e costante in vigna e in cantina. Un vino molto<br />
versatile, capace di accompagnare ed esaltare piatti di<br />
struttura e complessità. Oltre alle caratteristiche sensoriali<br />
che lo rendono un ottimo accompagnamento a<br />
tavola, poter dare all’ospite la possibilità di degustare<br />
anche solo un calice de La Poja significa avvicinare, far<br />
scoprire - ed eventualmente riscoprire - non solo un<br />
grande rosso, ma anche un territorio meraviglioso che,<br />
grazie ad interpreti come la famiglia Allegrini, riesce<br />
a regalare diversità e qualità immensa”. Ed è così che<br />
a essere scritti sono anche oggi nuovi entusiasmanti<br />
capitoli di un leggenda divenuta mito nel calice.