WineCouture 11-12/2023
WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.
WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
22<br />
DOSSIER<br />
Nella geografia del vino mondiale, la<br />
Basilicata non risulta certo ai primi<br />
posti per la notorietà delle sue produzioni<br />
enologiche. Eppure, questo<br />
angolo del Sud Italia alla confluenza<br />
tra due mari meriterebbe un maggiore riconoscimento,<br />
soprattutto laddove si prenda a riferimento<br />
uno dei suoi simboli nel calice: l’Aglianico<br />
del Vulture.C’è chi il potenziale di questa<br />
zona e del suo vitigno principe lo ha intuito<br />
in tempi non sospetti: è Gruppo Italiano<br />
Vini. Dal 1998 ha dato il via al progetto<br />
Re Manfredi, isola che prospera al cuore<br />
dell’altipiano del Vulture. Siamo ai piedi<br />
del cono vulcanico, a pochi chilometri<br />
da Venosa, cittadina che ha dato i natali<br />
al poeta latino Orazio, su terreni calcarei-argillosi<br />
importanti lambiti dal vulcano<br />
dormiente che qui ha depositato non<br />
lapilli ma ceneri. Poi, nei filari, si ritrovano<br />
basse rese e altissima qualità nei 100 ettari<br />
di parco vitato. Un potenziale a cui oggi<br />
Gruppo Italiano Vini ha associato l’importante<br />
investimento che ha portato alla<br />
creazione di una cantina all’avanguardia,<br />
rinnovata e ampliata sulla struttura precedente<br />
proprio con l’obiettivo di portare<br />
l’Aglianico a raggiungere orizzonti sempre<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
Sua Maestà,<br />
l’Aglianico<br />
più ampi e affermarsi ai vertici dei vini di pregio<br />
internazionali. Già, perché al momento della decisione,<br />
poi divenuta operativa tra il 2013 e il 2017,<br />
di dare ordine tra i filari, se per il volto in bianco<br />
si è scommesso sull’impianto sistematico di Müller-Thurgau<br />
e Traminer per 40 ettari, il solo vitigno<br />
a bacca rossa selezionato è stato l’Aglianico,<br />
che oggi rappresenta il 100% della produzione<br />
in rosso di Re Manfredi. È proprio il principe<br />
degli autoctoni della Basilicata il grande<br />
protagonista nel Vulture, al centro di una<br />
progettualità che ha scelto di scommettere<br />
sulla varietà interpretandola partendo da<br />
differenti angolature. “Per la sua importanza,<br />
non può essere un vino di moda:<br />
non vuole essere trendy ma deve puntare<br />
all’eccellenza”, spiega l’enologo Christian<br />
Scrinzi, che in Re Manfredi viene affiancato<br />
sul campo dall’expertise di stampo<br />
anglosassone di Morgan Sean McCrum. Il<br />
cammino cui è chiamato oggi l’Aglianico<br />
del Vulture, infatti, è quello che punta ufficialmente<br />
ad affermarlo come un membro<br />
dell’Olimpo dei grandi classici del vino<br />
italiano. A tal proposito, le ultime scelte di<br />
Gruppo Italiano Vini a supporto di questa<br />
“candidatura” puntano esattamente a<br />
favorire l’ottenimento del prestigioso rico-<br />
Come Re Manfredi vuole portare il vitigno principe<br />
della Basilicata dal Vulture all’Olimpo dei grandi rossi<br />
noscimento. Ma, si faccia attenzione, Re Manfredi non<br />
è solo Aglianico: è anche inusuale variante in bianco.<br />
Lo è con un vero e proprio best seller che si è affermato<br />
nel corso del tempo come espressione di territorio,<br />
non di vitigno, capace di garantire anche una sostanziale<br />
longevità. Per un progetto partito dalla valutazione<br />
di quelli che erano gli autoctoni locali più diffusi,<br />
Malvasie e Moscati, poi però delineatosi attorno a due<br />
a prima vista – ma poi non è stato così – “intrusi” a queste<br />
latitudini: i nordici Müller-Thurgau e Traminer. Il<br />
risultato finale è stato un vino di buona struttura, con<br />
una piacevole dolcezza e un certo residuo, che a volte<br />
ricorda note solforate, dallo straordinario successo.<br />
Un prodotto che può apparire semplice, ma in realtà<br />
attentamente studiato e favorito nella sua genesi dalle<br />
grandi escursioni termiche che caratterizzano la regione<br />
e da temperature che scendono di molto durante la<br />
notte, fattore quest’ultimo decisivo per lo sviluppo degli<br />
aromi. A supporto della vocazione di un territorio,<br />
oggi giunge una nuova cantina all’avanguardia. Già nel<br />
2020 la decisione da parte di Giv dell’importante investimento.<br />
Ora, dopo i lavori di scavo, è stata costruita<br />
ex-novo una struttura unica sul territorio che ha una<br />
linea di pigiatura con selezione delle uve, nuove presse<br />
e vinificatori in legno e acciaio e dei piccoli contenitori<br />
che permettono la vinificazione separata delle uve provenienti<br />
da vigneti diversi in modo da conservarne le<br />
peculiarità. Nella rinnovata cantina trovano spazio anche<br />
un caveau per 1600 bottiglie di annate storiche, a<br />
far data dal 1998, oltre che una nuova barricaia interrata<br />
a sette metri di profondità, che ospita circa 200 barrique<br />
per l’affinamento dell’Aglianico oltre a contenitori<br />
alternativi quali anfore, clayver e contenitori oeufs<br />
de Beaune utilizzati per testare tecniche di vinificazione<br />
diverse. Un’opera maestosa, realizzata anche grazie<br />
al contributo della Regione Basilicata che ha creduto<br />
fermamente nel progetto, modello per il futuro del panorama<br />
vitivinicolo lucano. Un domani che nel calice,<br />
a nostro avviso, vedrà l’affermazione di quell’Aglianico<br />
che Re Manfredi interpreta in tre versioni: il Taglio<br />
del Tralcio, il Re Manfredi e il superiore Vigneto Serpara.<br />
Se il primo è la più dinamica delle espressioni del<br />
vitigno principe della Basilicata e che propone un potenziale<br />
di rapporto tra qualità e prezzo su cui, ad avviso<br />
di chi scrive, è bene scommettere, il secondo, oggi<br />
in commercio con l’annata 2021, ne è la versione più<br />
fresca, vivace, vibrante e dal frutto più spiccatamente<br />
croccante che accompagna il caratteristico profilo balsamico<br />
della varietà. Infine, il Cru, Vigneto Serpara,<br />
prodotto da uve coltivate nel comune di Maschito in<br />
un appezzamento di soli sei ettari con vecchie viti che<br />
offrono meno concentrazione ma regalano una maggiore<br />
longevità al vino: speziato e con una densità che<br />
quasi si mastica, si propone con un’acidità, un tannino<br />
e una freschezza gradevoli, offerti dalla nota balsamica<br />
di sottofondo che pulisce il palato. Per tre racconti di<br />
un grande vitigno, ideale alternativa per soddisfare un<br />
consumatore curioso alla ricerca di nuove suggestive<br />
emozioni nel calice.