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WineCouture 11-12/2023

WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.

WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.

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16<br />

DOSSIER<br />

La Signora del Piceno e il suo gioiello più prezioso.<br />

Per quella che oggi, a 30 anni dal suo<br />

debutto, è considerata non solo l’etichetta ammiraglia<br />

e firma distintiva di un’azienda, ma un<br />

simbolo enologico di una terra: quella piccola<br />

Italia al plurale che sono le Marche, che hanno saputo<br />

conquistare le più importanti tavole del mondo anche<br />

con la schietta eleganza delle colline<br />

ascolane. Lo scorso 2 ottobre, sul<br />

prestigioso palcoscenico di Pellico 3,<br />

ristorante fine dining del Park Hyatt<br />

Milano, una verticale da sogno dedicata<br />

alle cinque annate che meglio ne<br />

raccontano oggi il percorso evolutivo<br />

hanno celebrato l’anniversario della<br />

prima vendemmia di Roggio del Filare.<br />

Rosso Piceno Doc Superiore, è<br />

blend di 70% Montepulciano e 30%<br />

Sangiovese che sin dal suo debutto ha<br />

saputo fissare sulle mappe della critica<br />

un’area vinicola fino a quel momento<br />

poco valorizzata dalle produzioni locali. Merito di chi<br />

su questo vino e, prima ancora, sulla forza della sua terra<br />

ha sempre scommesso: Angela Velenosi, non a caso oggi<br />

universalmente conosciuta come la Signora del Piceno.<br />

È merito delle sue intuizioni e di una sensibilità supportata<br />

dal lavoro del team che la affianca da anni, a iniziare<br />

dall’enologo Filippo Carli, e dei figli Marianna e Matteo,<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

che la giusta alchimia tra comprensione del terroir, vitigni<br />

e stile di vinificazione ha trovato il suo ideale equilibrio<br />

in bottiglia. Per un rosso diventato grande e oggi sottoposto<br />

alla sfidante prova dell’incedere del tempo. “Roggio<br />

del Filare per me non è un vino, ma un figlio che ho visto<br />

crescere e affermarsi”, ha spiegato Angela Velenosi introducendo<br />

una batteria composta dalle annate 2002, 2007,<br />

20<strong>12</strong>, 2016 e 2020. “Da 30 anni questo<br />

vino racconta la nostra visione del<br />

territorio del Piceno, restando fedele<br />

anche all’interpretazione dell’anno<br />

di vendemmia. Come ogni madre<br />

avevo grandi sogni e speranze per lui<br />

alla nascita, ma oggi posso dire che i<br />

traguardi raggiunti sono andati ben<br />

oltre le mie più rosee aspettative: ottenere<br />

per 19 anni di fila i Tre Bicchieri<br />

del Gambero Rosso o essere inserito<br />

al quarto posto tra i 100 vini rossi in<br />

Italia per Gentleman mi riempie di<br />

orgoglio”. Quando si parla di Roggio<br />

del Filare, d’altronde, si fa riferimento a molto di più di<br />

un Rosso Piceno Doc Superiore. In bottiglia, da 30 anni,<br />

a venire preservato è un patrimonio unico: quello di un<br />

clone di Montepulciano risalente al 1954, tra i più vecchi<br />

del panorama di questo vitigno, perfetto per dare qualità<br />

su quantità. Poi, c’è l’identità di un vino di struttura, importante,<br />

dove il frutto sarà sempre il primo marker di<br />

La longevità<br />

di un’intuizione<br />

Roggio del Filare alla prova del tempo: la verticale<br />

tra le annate simbolo dei primi 30 anni<br />

riconoscimento. Ma da evidenziare è anche la sartorialità<br />

con cui in Velenosi si opera nel dare forma a un’opera<br />

ogni anno unica. Come ha saputo evidenziare l’incontro<br />

oggi con l’evoluzione dettata dal tempo di un vino che<br />

in bocca si tratteggia vellutato nella polpa, possente nella<br />

trama, dall’equilibrio tannico perfetto, fruttato e speziato.<br />

Un rosso di carattere che, in un procedere à rebours, ha<br />

visto in prima fila l’annata 2020, il bimbo di casa, vino<br />

gastronomico, ammaliante, entusiasmante, energizzante,<br />

pronto già oggi ma che riserverà sorprese nel futuro. A<br />

seguire, la 2016, che si è mostrata in tutta la sua potenza,<br />

eleganza e concretezza, nonostante sia figlia del frutto<br />

di un’annata inizialmente da molti considerata “orribile”.<br />

Un passaggio importante, quello sancito da questo millesimo,<br />

perché rappresenta l’anno dell’introduzione della<br />

bottiglia brevettata per Velenosi che dona a Roggio del<br />

Filare una veste unica e riconoscibile su qualsiasi scaffale.<br />

“Roggio del Filare è realmente espressione in ogni suo<br />

aspetto della nostra cantina”, ha aggiunto nel corso della<br />

degustazione Marianna Velenosi. “Da una parte il Montepulciano,<br />

a simboleggiare il carattere indomabile di mia<br />

madre Angela, con la sua forza ed energia sempre pronti a<br />

emergere; dall’altro lato il Sangiovese, più misurato come<br />

me e maggiormente longevo, a portare equilibrio”. La stessa<br />

armonia di una vendemmia perfetta, come la 20<strong>12</strong>, che<br />

nel calice si manifesta con una marcia in più, colpendo per<br />

la balsamicità e la nota mentolata dell’annata che la rende<br />

diversa da tutte le altre. Per un vino della maturità, ma<br />

non per questo meno pronto ad affrontare il tempo che<br />

gli si pone ancora innanzi. Esattamente come le annate a<br />

seguire, che hanno chiuso la verticale: da un lato la 2007,<br />

con la sua freschezza satinata, che però diventa solidità<br />

guardando al futuro; dall’altra la 2002, scelta per il grande<br />

potenziale di longevità espresso e altra sorpresa in bottiglia<br />

dopo il freddo e le difficolta in tempo di vendemmia.<br />

Un vino emblematico, proprio l’ultimo, per raccontare la<br />

consapevolezza, acquisita nel corso degli anni, di come<br />

Roggio del Filare avrebbe mantenuto sempre la capacità<br />

di conservare il proprio carattere espressivo longevo qualunque<br />

fosse la stagione che gli si ponesse innanzi. Per<br />

un’etichetta, fin dalla sua nascita, proiettata al futuro e che<br />

parla di convivialità.<br />

Photo: Gabriele Zanon

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