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WineCouture 11-12/2023

WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.

WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.

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25<br />

Sono passati 30 anni dal primo sguardo di<br />

una storia d’amore che ha sancito la rinascita<br />

di un intero territorio, quello della più<br />

piccola U.G.A. del Gallo Nero. Tra le <strong>11</strong> che<br />

delimitano la storica denominazione toscana,<br />

infatti, questo angolo della valle della Greve si differenzia<br />

in maniera evidente per via delle altitudini che<br />

lo caratterizzano. Con i suoi vigneti, minuscole<br />

terrazze strappate alla montagna disegnate<br />

dai muretti a secco di una viticoltura<br />

eroica dal sapore antico ma che vive<br />

ancora, a tratteggiare il panorama<br />

del versante esposto in prevalenza a<br />

est a quote spesso superiori ai 500<br />

metri s.l.m. Qui nasce un Chianti<br />

Classico diverso da tutti gli altri,<br />

differente nello stile elegante e sottile<br />

dei suoi vini, frutto della combinazione<br />

di un peculiare microclima<br />

fresco, di suoli che derivano unicamente<br />

dalla formazione del macigno toscano, caratterizzato<br />

in alternanza da alberese e galestro, ottimo drenante<br />

e ricco di elementi nutritivi e minerali, e di cloni<br />

di Sangiovese, compreso il più presente e diffuso R-10,<br />

spesso allevati con il tradizionale alberello lamolese, a<br />

rimarcare ulteriormente l’appartenenza a un territorio.<br />

È al cuore di Lamole, borgo che da sempre è un tutt’uno<br />

con l’ambiente naturale circostante, modellato nel<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

corso dei secoli dal lavoro dell’uomo e dove il giaggiolo<br />

e la ginestra s’insinuano fra i filari di vite e negli uliveti,<br />

che nel 1993 è giunta la famiglia Marzotto, fondatrice<br />

di Santa Margherita Gruppo Vinicolo. “Il nostro è stato<br />

un amore a prima vista: questi vigneti, questo borgo diffuso<br />

e scarsamente popolato, questi retaggi di un passato<br />

di coltivazione della vite e dell’olivo che risalgono<br />

agli antichi Romani, questi boschi e il profumo<br />

del giaggiolo, ci hanno convinto at the first<br />

sight”, sottolinea Gaetano Marzotto,<br />

Presidente della realtà che raggruppa<br />

10 diverse tenute in alcune tra le<br />

regioni più belle dell’enologia italiana.<br />

“Siamo arrivati in Toscana,<br />

però, con profondo rispetto: per la<br />

natura, per gli uomini, per la tradizione<br />

di questo territorio. Il nostro<br />

primo imperativo è stato quello<br />

di restituire alla bellezza del Chianti<br />

Classico questa tenuta. Volevamo il meglio<br />

e posso dire, oggi, che abbiamo ottenuto il<br />

meglio: nei vigneti, in cantina, nell’accoglienza che qui<br />

abbiamo avviato e, soprattutto, nel calice”. Già, perché<br />

è grazie innanzitutto al cammino percorso da Lamole<br />

di Lamole lungo gli ultimi tre decenni che il potenziale<br />

di questa isola sui monti è stato rivelato in tutta la sua<br />

straordinarietà al mondo. Oggi sono diventati 37 gli<br />

ettari di filari a conduzione biologica della tenuta della<br />

L’espressione più alta<br />

del Gallo Nero<br />

I primi 30 anni in Chianti Classico<br />

dei grandi rossi “di quota” di Lamole di Lamole<br />

famiglia Marzotto, situati tra i 420 ed i 655 metri s.l.m.<br />

su quelle “lame” di terra che contraddistinguono il profilo<br />

della zona, protetti dai venti freddi che arrivano dal<br />

nord dai monti del Chianti e che insistono sui muretti<br />

a secco realizzati con pietre del terreno, che riflettono<br />

la luce diurna per un aumento della fotosintesi clorofilliana<br />

e accumulano il calore del giorno per restituirlo<br />

la notte. Campolungo, capace di infondere nei vini<br />

eleganza e struttura; Storico, piantato il 20 marzo del<br />

1945 e che comprende oltre 100 viti, tra le quali sono<br />

stati riconosciuti più di 30 cloni diversi di Sangiovese;<br />

Vigneto Il Prato, che regala un vino dal frutto brillante<br />

e nitido, morbido nei tannini, sapido e persistente; i<br />

Cru ad alta quota Le Masse, eroico ettaro tra i 607 e i<br />

655 metri s.l.m. che dona un rosso trasparente, fruttato,<br />

acidulo, di vera finezza, e Ridaldi, dove nasce lo speciale<br />

Vinsanto; infine Grospoli, dove con l’annata 2018 ha<br />

preso vita l’omonimo Chianti Classico Gran Selezione<br />

Docg, single-vineyard quintessenza espressiva dalle<br />

caratteristiche uniche del territorio che ha fatto il suo<br />

esordio 18 mesi fa: sono questi i nomi che imprimono<br />

straordinarie e differenti istantanee a un territorio e alla<br />

sua vocazione. Un piccolo mondo antico custode di una<br />

memoria storica che Lamole di Lamole si è impegnata<br />

fin dal principio a preservare. Come dimostra anche<br />

l’arrivo in etichetta nel 2022 per l’intera gamma dei vini<br />

della certificazione biologica, riconversione avviata nel<br />

lontano 2005 e che non ha interessato solamente il rispetto<br />

delle linee guida ministeriali ma portato la tenuta<br />

della famiglia Marzotto a recuperare un intero paesaggio<br />

e a riportarne alla luce la struttura agricola originaria.<br />

“Tutto questo, assieme ad un incremento delle ore<br />

di lavorazione manuale in vigneto, ha permesso alle viti<br />

di diventare più resilienti, in grado di affrontare - senza<br />

aiuti esterni - la sfida dei parassiti, dei funghi, e quella<br />

del clima sempre più estremo che si è registrato negli ultimi<br />

anni”, evidenzia Andrea Daldin, enologo di Lamole<br />

di Lamole dal 1993 (in foto), che ha seguito in prima<br />

persona il percorso che ha condotto a tagliare il traguardo<br />

del bio. Ma a definire quelli che, dai Chianti Classico<br />

Docg Duelame e Maggiolo, alla Riserva Lareale, passando<br />

per le Gran Selezione Vigneto di Campolungo<br />

e Vigna Grospoli, fino a giungere all’icona Lam’Oro,<br />

sono i grandi rossi di Lamole di Lamole è anche un impegno<br />

che in cantina vede la scelta d’avanguardia di un<br />

selettore ottico per migliorare ulteriormente la qualità<br />

delle uve poi vinificate, separando gli acini per colore,<br />

dimensione e spessore delle bucce e scartando i frutti<br />

non idonei attraverso un getto d’aria, e successivamente<br />

l’uso ragionato del legno, con le botti grandi, al fine di<br />

preservare gli aromi originari e garantire un vino che sia<br />

espressione del territorio che lo circonda. Per un Chianti<br />

Classico d’alta quota che nel calice racconta della poesia<br />

del paesaggio lamolese e del felice incontro che ha<br />

unito uomo e natura.<br />

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