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15 Giugno 2004 ISOLA NOSTRA<br />
9<br />
Nino Benvenuti, il “croato” nato a <strong>Isola</strong><br />
Le molte imprese sportive<br />
e quelle lontane dal ring fatte<br />
di amori, sconfitte e rivincite.<br />
La vita di Nino Benvenuti, l’ex<br />
campione del mondo dei pesi<br />
medi, è prossima a diventare<br />
una fiction prodotta per RaiUno<br />
da Adriano Ariè. Tratta dal testo<br />
autobiografico intitolato “Il mondo in pugno” pubblicato<br />
da Benvenuti nel 2001 per la Sperling & Kupfer, la<br />
nuova serie televisiva inizierà le riprese nella prossima<br />
primavera in sedi al momento previste tra Roma, New<br />
York e Trieste.<br />
Nei panni del protagonista, il Nino Benvenuti dai<br />
primordi pugilistici sino ai fasti internazionali, l’attore<br />
Maurizio Aiello, il partenopeo da molte stagioni<br />
alla ribalta delle fiction di successo made in<br />
Italy: da “Un posto al sole” al “Maresciallo<br />
Rocca”, passando per “Amori e segreti”<br />
del regista triestino Gianni Lepre. Per la<br />
protagonista femminile, che interpreterà<br />
l’attuale moglie di Benvenuti, Nadia<br />
Bertoncello, la scelta dovrebbe cadere su<br />
Elena Sofia Ricci.<br />
Nel lavoro televisivo, però, Nino Benvenuti<br />
non intende stare solo dietro alle<br />
quinte. Anzi. Sua la voce narrante fuori<br />
campo che farà da continuo collante agli<br />
episodi. Sua la guida per i rudimenti<br />
pugilistici che aiuteranno Maurizio Aiello<br />
ad impadronirsi maggiormente del linguaggio<br />
tecnico necessario. “Aiello ha fatto<br />
dello sport, ama il pugilato e non dovrebbe essere difficile per<br />
lui apprendere le basi – spiega Benvenuti – Lavoreremo insieme<br />
e anche di questo si è dimostrato particolarmente entusiasta, come<br />
del resto dell’intero progetto artistico”.<br />
L’opera televisiva dovrebbe esaurirsi in due puntate ma il progetto<br />
potrebbe estendersi anche ad una trasposizione filmica destinata<br />
al mercato statunitense, da sempre particolarmente sensibile<br />
alle storie intrise di sport e riscatto sociale. “Preferirei che la<br />
storia ponesse l’accento sulla vicenda del campione di pugilato –<br />
confessa Benvenuti. – Il privato permane una sfera mai facile,<br />
difficile da raccontare anche se legata fortemente alle mie vicende<br />
fondamentali”.<br />
Difficile in effetti slegare il glorioso sentiero pugilistico percorso<br />
da Benvenuti da quello, spesso tormentato e per questo<br />
affascinante, dei trascorsi mondani. Lo sa bene il campione, che<br />
punta piuttosto a caratterizzare l’imminente biografia televisiva<br />
con il valore educativo della boxe: “Il pugilato – aggiunge – deve<br />
poter dare un messaggio socio-formativo. In questa fiction aspiro<br />
emerga questo fatto, e per tanti motivi. D’accordo, è uno sport<br />
duro, spesso cruento e discusso, ma in grado di fornire anche<br />
insegnamenti utili per la vita di ogni giorno. Il carattere, la determinazione,<br />
la voglia di arrivare che si concentrano sul ring o in<br />
allenamento sanno spesso aiutarti anche nelle storie dolorose della<br />
vita, nel desiderio di riscatto e di rivincita”.<br />
L’immagine lontana del ragazzo di <strong>Isola</strong> che percorre ogni<br />
giorno caterve di chilometri in bicicletta per raggiungere Trieste<br />
per allenarsi è destinata a restare fondamentale. Al pari del ricordo<br />
della prima rudimentale palestra fatta in casa, dove i pugni,<br />
con le mani fasciate di stracci venivano tirati a sacchi di iuta riempiti<br />
di semi o granaglie. Erano i primi anni ’50 e si respirava il<br />
Su “Il Piccolo” di Trieste dello scorso 10 novembre era apparso<br />
un articolo del giornalista Francesco Cardella sul progetto<br />
di trasferire vita e carriera del nostro illustre compaesano<br />
Nino Benvenuti in una “fiction” da girare in primavera<br />
per la RAI. Ora che questo momento è giunto, ci sembra<br />
opportuno riproporre tale scritto, tra l’altro impostato in<br />
maniera egregia, per coloro che non lo avessero letto.<br />
tUn giovane Nino Benvenuti con al collo la medaglia<br />
d'oro vinta nel pugilato alle Olimpiadi di<br />
Roma del 1960, primo prestigioso traguardo di<br />
una luminosissima carriera.<br />
clima dei fatti tragici legati alla<br />
storia dell’Istria; altri elementi<br />
che Benvenuti ha voluto diventassero<br />
parte viva e integrante<br />
della struttura della fiction: “La<br />
grande determinazione che mi<br />
ha sorretto nel corso della vita<br />
desidero emerga nelle puntate<br />
televisive – ha concluso. – E’ spesso un destino dei pugili<br />
combattere intensamente anche lontano dal ring, nella vita,<br />
ma è altrettanto vero che, proprio nelle situazioni difficili, è<br />
il carattere forgiato con lo sport che ti aiuta nella battaglia”.<br />
Una battaglia che continua. Nino Benvenuti non lancia<br />
la spugna e assieme allo sviluppo della fiction biografica è<br />
pronto anche per la nuova veste di conduttore televisivo<br />
con il programma “Italia che vai” in onda prossimamente<br />
su RaiUno.<br />
Fin qui tutto bene se contemporaneamente<br />
su “TV – Sorrisi e Canzoni”, rivista a fortissima<br />
diffusione nazionale, non fosse stata riportata<br />
, assieme a quella di altri attori, la foto<br />
di Nino con la seguente testuale didascalia:<br />
“L’ex campione di pugilato Nino Benvenuti<br />
(65 anni): è di origine croata”.<br />
Ora, posso anche capire che i nostri<br />
dirimpettai marittimi abbiano voluto dare<br />
la cittadinanza croata alla ricca famiglia<br />
veneziana dei Polo, nota per il suoi traffici<br />
con l’Oriente e con sedi commerciali in ogni<br />
dove incluse le isole dalmate. In fondo si è<br />
trattato di appropriarsi della fama di quel<br />
“Marko Polo” che ha lasciato ai posteri il libro (“Ena Miliona”?)<br />
tradotto in tante lingue incluso l’italiano. Quindi casa-museo in<br />
Dalmazia e nome su una nave. Cittadinanza che sembra però non<br />
essere conferita con altrettanta pompa al famoso brigante Colarich,<br />
nel passato terrore dei viandanti sulle strade del centro dell’Istria.<br />
Quello che invece non capisco è come un distratto<br />
pennivendolo di redazione e l’eventuale correttore di bozze di<br />
una rivista così importante e diffusa a livello nazionale, possano<br />
aver commesso una così grossa bestialità. Siccome errori forse<br />
meno eclatanti ma pur sempre incomprensibili avvengono spesso<br />
in riferimento alla Venezia Giulia, Istria e Dalmazia, viene da<br />
pensare che nelle scuole italiane e nelle redazioni degli organi di<br />
informazione, le carte geografiche siano rimaste quelle pre-romane,<br />
dove sulle terre a est di Monfalcone è riportata la scritta<br />
“Hic sunt leones”, alla faccia del cartografo Pietro Coppo.<br />
D’accordo che forse in futuro, con le prescrizioni della recente<br />
legge sulla “Giornata del ricordo dell’esodo”, dalla scuola<br />
non usciranno più tanti “ignoranti” della nostra collocazione<br />
nell’ambito nazionale e delle nostre vicende; ma non esiste legge<br />
che possa eliminare l’ignoranza integrale di persone come quei<br />
“buontemponi” che di fronte al cognome di Nino Benvenuti (e<br />
non Ivan Dobrodosli) che addirittura ha in sé assonanze toscane,<br />
non hanno trovato di meglio che attribuirgli l’origine croata.<br />
In conclusione va detto che Nino Benvenuti, con le sue imprese<br />
pugilistiche che gli hanno valso gloria ed onori in tutto il mondo, ha<br />
costituito per gli isolani, e in particolare per quelli della sua generazione,<br />
uno dei motivi di orgoglio e quasi di riscatto civile dalla condizione<br />
di profughi da una piccola località istriana. Ed è per questo che<br />
oggi ribadiamo con forza che Nino è nostro e guai a chi ce lo tocca..<br />
Nino Vascotto