l numero 2 di Vdossier anno 2011 - Ciessevi
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dossier settembre <strong>2011</strong><br />
cole cose che potessero far riassaporare<br />
loro il gusto della vita.<br />
Ecco che, se io dovessi <strong>di</strong>re cos’è<br />
l’abitare, è proprio questa attenzione,<br />
questa sintonia emozionale.<br />
Ma questa attenzione ai particolari<br />
delle persone non potrà<br />
mai essere progettata da altri che<br />
sono al <strong>di</strong> fuori della storia delle<br />
persone. Quin<strong>di</strong> bisogna accettare<br />
il limite che c’è dell’improgettabile,<br />
dell’incostruibile, che in<br />
una parola potrebbe essere definito<br />
il quoti<strong>di</strong>ano. Per esempio:<br />
sono stato ad un convegno <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci,<br />
in cui si azzardava la tesi secondo<br />
cui oramai i me<strong>di</strong>ci h<strong>anno</strong><br />
perso l’occhio clinico. Ma l’occhio<br />
clinico che cos’è? E’ appunto<br />
l’occhio che è attento all’unicità.<br />
In teoria non ce ne sarebbe<br />
bisogno, perché ci sono strumenti<br />
e apparecchiature <strong>di</strong>agnostiche<br />
precisissime; poi ci sono le schede,<br />
gli standard, i protocolli. Sapete<br />
invece che cosa manca oggi<br />
ai me<strong>di</strong>ci? La capacità <strong>di</strong> leggere<br />
GRANDANGOLO<br />
Silvano Petrosino<br />
Capovolgimenti. La casa non è una<br />
tana, l'economia non è il business<br />
Jaca Book, 2008<br />
Silvano Petrosino<br />
Babele. Architettura, filosofia<br />
e linguaggio <strong>di</strong> un delirio<br />
Il Nuovo Melangolo, 2003<br />
Martin Heidegger<br />
Costruire abitare pensare<br />
in Saggi e <strong>di</strong>scorsi<br />
Mursia, Milano, 1985<br />
Film<br />
“Irina Palm - Il talento<br />
<strong>di</strong> una donna inglese”<br />
del 2007 <strong>di</strong> Sam Garbarski,<br />
Cecchi Gori Home Video, 2008<br />
il corpo, <strong>di</strong> penetrare lo sguardo.<br />
Cito per farmi capire la serie televisiva<br />
“Dottor House”, la cui<br />
struttura narrativa è incentrata<br />
sul tema “tutti s<strong>anno</strong> tutto, ma<br />
solo lui vede”. Lui, il protagonista,<br />
vede delle cose che tutti gli<br />
altri non h<strong>anno</strong> visto anche se le<br />
s<strong>anno</strong> perché sono tutti me<strong>di</strong>ci<br />
formati. E’ interessante questa<br />
narrazione perché in un mondo<br />
supertecnologico riemerge l’umano.<br />
E’ interessante anche il nome<br />
House, che appunto significa “casa”.<br />
Se per un momento ci mettiamo<br />
nei panni <strong>di</strong> chi deve fare un intervento<br />
<strong>di</strong> housing sociale a Milano,<br />
non conoscendo chi sar<strong>anno</strong><br />
gli abitanti <strong>di</strong> quella casa, che<br />
cosa bisognerebbe fare e a chi bisognerebbe<br />
rivolgersi?<br />
Già il fatto <strong>di</strong> chiedere, <strong>di</strong> ascoltare<br />
chi conosce <strong>di</strong>rettamente i bisogni<br />
sarebbe positivo. Non c’è bisogno<br />
<strong>di</strong> gran<strong>di</strong> sforzi. Basta il<br />
minimo. Servono, innanzitutto,<br />
case sicure e con una sud<strong>di</strong>visione<br />
intelligente degli spazi. Di sicuro<br />
il volontariato potrebbe portare<br />
il tema dell’esperienza, perché il<br />
volontariato è il luogo dell’esperienza<br />
maturata sul campo. E il tema<br />
dell’esperienza è ciò che si oppone<br />
all’idea <strong>di</strong> progetto. Anche<br />
perché il progetto è sempre<br />
un’astrazione. Se è vero che non si<br />
può vivere senza progettare, è altrettanto<br />
vero che la vita non è riconducibile<br />
a un progetto. Così come<br />
è la politica che deve decidere,<br />
ma per decidere deve parlare molto<br />
e soprattutto ascoltare molto.<br />
Rabaiotti<br />
La casa come servizio<br />
E quella riforma mancata<br />
che immobilizza il mercato<br />
<strong>di</strong> Gabriele Rabaiotti<br />
NON È SEMPLICE CAPIRE che cosa non stia funzionando, ma le<br />
cose faticano a partire, anzi le case faticano a partire. Sono<br />
passati oramai più <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni da quando, proprio<br />
nella città <strong>di</strong> Milano, con una certa preoccupazione e anticipazione,<br />
veniva lanciato un segnale <strong>di</strong> allarme sulla necessità <strong>di</strong> riconsiderare<br />
in modo serio e concreto la “questione della casa”.<br />
A ragione del vero va detto che dal 1997 al 2002 una serie <strong>di</strong><br />
mo<strong>di</strong>ficazioni importanti nelle politiche abitative ridefiniscono i<br />
meccanismi regolativi alla base del settore <strong>di</strong> policy: nell’or<strong>di</strong>ne<br />
viene deciso <strong>di</strong> chiudere il fondo Gescal, <strong>di</strong>stribuendo proporzionalmente<br />
le risorse residue alle Regioni e nei fatti <strong>di</strong>chiarando<br />
terminata la stagione del fi-<br />
Gabriele Rabaiotti, esperto<br />
<strong>di</strong> pianificazione urbana<br />
e docente al Politecnico,<br />
lancia l’allarme sulla<br />
questione abitativa e in<strong>di</strong>ca<br />
alcuni spunti <strong>di</strong> riflessione<br />
nanziamento pubblico a fondo<br />
perduto, attraverso il quale<br />
avevamo sostenuto negli ultimi<br />
cinquant’anni la costruzione <strong>di</strong><br />
nuove case popolari, attraverso<br />
l’e<strong>di</strong>lizia sovvenzionata, e pre-<br />
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