l numero 2 di Vdossier anno 2011 - Ciessevi
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dossier settembre <strong>2011</strong><br />
plicate da gestire e che necessitano <strong>di</strong> percorsi <strong>di</strong> accompagnamento<br />
non standar<strong>di</strong>zzati?<br />
La nostra tesi è che un ingre<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> successo consista nel coinvolgimento<br />
del mondo associativo e del volontariato nella progettazione<br />
e gestione delle case. Questo a un duplice livello.<br />
In primo luogo ci riferiamo al coinvolgimento in fase <strong>di</strong> progettazione<br />
delle associazioni <strong>di</strong> rappresentanza <strong>di</strong> un determinato<br />
gruppo <strong>di</strong> persone, che quin<strong>di</strong> conoscono a fondo le specificità delle<br />
situazioni, esprimendone bisogni e risorse, come genitori, come<br />
operatori o, soprattutto, come beneficiari.<br />
In secondo luogo, pensiamo al coinvolgimento dei volontari in<br />
fase <strong>di</strong> gestione, per la loro capacità <strong>di</strong> tessere legami con i beneficiari<br />
e tra i beneficiari e il contesto in cui si trovano.<br />
Proponiamo pertanto delle esperienze in cui si sono coniugate<br />
la sperimentazione <strong>di</strong>retta, attraverso la realizzazione dei progetti,<br />
e la riflessione/ricerca condotta durante il percorso <strong>di</strong> accompagnamento<br />
dei soggetti attuatori dei progetti. Proviamo quin<strong>di</strong> a raccontare<br />
un<strong>di</strong>ci progetti che si sono sviluppati all’interno <strong>di</strong> due frames<br />
principali che potremmo definire:<br />
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˜<br />
<strong>di</strong> progetto, cioè dati dall’Avviso <strong>di</strong> selezione che ha posto ex<br />
ante dei vincoli progettuali chiedendo ai partecipanti <strong>di</strong> combinare<br />
quattro elementi ritenuti strategici, ovvero volontariato,<br />
abitare, rete e inclusione;<br />
delle organizzazioni, dati dalla natura stessa delle organizzazioni<br />
<strong>di</strong> volontariato che, in quanto tali, sostengono il protagonismo<br />
dei destinatari, <strong>di</strong> cui conoscono da vicino i bisogni e riconoscono<br />
la specificità e le risorse. Si tratta, nei casi selezionati<br />
dall’Avviso, <strong>di</strong> organizzazioni orientate all’autonomia e all’empowerment<br />
dei beneficiari.<br />
Il problema nei progetti<br />
I progetti muovono da un problema della casa <strong>di</strong>rettamente vissuto,<br />
toccato con mano da associazioni <strong>di</strong> genitori che si confrontano<br />
con le sfide poste dal “durante noi – dopo <strong>di</strong> noi”, o da operatori<br />
che gestiscono strutture residenziali per persone in situazione<br />
<strong>di</strong> fragilità. Sono problemi comuni, che delineano una situazione<br />
ancora piuttosto critica e <strong>di</strong>stante dal mettere a regime modalità in-<br />
Costruire<br />
clusive <strong>di</strong> abitare. Definiscono però, al contempo, obiettivi chiari,<br />
una vision dell’abitare per persone a rischio <strong>di</strong> esclusione che, oltre<br />
a garantire il benessere delle stesse, ne tutela i <strong>di</strong>ritti e costituisce<br />
un veicolo <strong>di</strong> inclusione all’interno della comunità locale. Possiamo<br />
descrivere il problema della casa affrontato dai progetti<br />
attraverso alcuni aggettivi significativi:<br />
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inaccessibile, perché troppo costosa o troppo <strong>di</strong>fficile da gestire<br />
nella quoti<strong>di</strong>anità e da mantenere in maniera autonoma;<br />
isolata, perché non integrata nel tessuto sociale che la circonda,<br />
perché mondo a se stante sganciato dal resto della città;<br />
data per scontata, perché le soluzioni abitative sono spesso standar<strong>di</strong>zzate<br />
e non tengono conto delle specificità <strong>di</strong> alcuni gruppi,<br />
cosa che la rende inadeguata alle esigenze in quanto, in alcuni<br />
contesti, troppo poco flessibile e adattabile alla singola persona;<br />
poca, in termini <strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> case accessibili anche alle<br />
persone con minori opportunità;<br />
invisibile, perché contenitore <strong>di</strong> storie <strong>di</strong> vita che spesso restano<br />
chiuse all’interno delle mura e, non venendo socializzate all’esterno,<br />
non incontrano la citta<strong>di</strong>nanza e l’ambiente circostante.<br />
Per le persone più fragili avere una casa non è sinonimo <strong>di</strong> sentirsi<br />
a casa. Per alcuni abitare necessita <strong>di</strong> uno sforzo ulteriore che<br />
supera il semplice avere a <strong>di</strong>sposizione una casa e che chiama in<br />
causa dei processi <strong>di</strong> accompagnamento e gestione che la rendano<br />
vivibile e la integrino nel contesto circostante.<br />
Tenere conto <strong>di</strong> queste esigenze dovrebbe spingere a <strong>di</strong>versificare<br />
l’offerta, sostenendo forme innovative <strong>di</strong> abitare che rispondano<br />
al moltiplicarsi e flessibilizzarsi degli stili <strong>di</strong> vita e che possano<br />
costituire un servizio al citta<strong>di</strong>no, garantendo il <strong>di</strong>ritto alla<br />
casa. Riprendendo una definizione dell’architetto Stefano Boeri,<br />
esiste una <strong>di</strong>fferenza tra l’“abitare adattandosi” o l’“adattare l’abitare”<br />
agli stili <strong>di</strong> vita che si st<strong>anno</strong> moltiplicando molto rapidamente<br />
<strong>di</strong> pari passo con l’evoluzione rapida e flessibile delle con<strong>di</strong>zione<br />
<strong>di</strong> molti, segnando una tendenza inversa rispetto<br />
all’immobilismo delle politiche per la casa che restano così anacronistiche<br />
e inadeguate.<br />
Nel tentativo <strong>di</strong> delineare una configurazione dei problemi af-<br />
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