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l numero 2 di Vdossier anno 2011 - Ciessevi

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dossier settembre <strong>2011</strong><br />

losamente” la propria fragilità, costringe il prossimo a un atteggiamento<br />

<strong>di</strong> rispetto, <strong>di</strong> ascolto, <strong>di</strong> apertura e quin<strong>di</strong> la relazione<br />

con una persona “fragile” <strong>di</strong>venta <strong>di</strong> per sé percorso <strong>di</strong> consapevolezza<br />

e momento educativo» (Progetto Casa del sorriso).<br />

Un elemento fortemente tematizzato dalle sperimentazioni<br />

progettuali è quello <strong>di</strong> un abitare adeguato alle esigenze particolari<br />

<strong>di</strong> gruppi minoritari. Un progetto, per esempio, mira a in<strong>di</strong>viduare<br />

modelli abitativi specifici per rifugiati, per via del loro<br />

status molto particolare e <strong>di</strong>fferente da quello degli altri migranti.<br />

I rifugiati sono migranti forzati nell’impossibilità <strong>di</strong> tornare nel<br />

loro paese: «Dal dormire all'abitare” significa sviluppare una<br />

rete <strong>di</strong> appartamenti <strong>di</strong> prima accoglienza che forniscano un'assistenza<br />

abitativa <strong>di</strong> tipo familiare, dai quali sviluppare percorsi<br />

<strong>di</strong> integrazione personalizzati che partano dalla risorse del<br />

territorio. Questo permette <strong>di</strong> instaurare una relazione che crea<br />

le basi per cultura <strong>di</strong> convivenza e solidale che ha come primo<br />

minimo obiettivo quello del “riconoscimento” reciproco. L'atomizzazione<br />

e l'alienazione che spesso il rifugiato vive sulla propria<br />

pelle nei gran<strong>di</strong> dormitori e per via delle <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> muoversi<br />

in un contesto alieno in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> totale sra<strong>di</strong>camento,<br />

possono essere via via attenuate e superate dalla possibilità <strong>di</strong><br />

sentirsi parte <strong>di</strong> una nuova realtà accogliente, <strong>di</strong> percepire e poter<br />

contare su <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> relazioni umane che in sé, ristabiliscono<br />

il senso <strong>di</strong> protezione che il rifugiato ha perduto in fuga<br />

dalla violenza » (Progetto Paguro).<br />

Bisogni <strong>di</strong> case<br />

Strettamente connessi al pensar casa, altri progetti h<strong>anno</strong> lavorato<br />

sull’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> possibili risposte al bisogno abitativo, provando<br />

per esempio a mappare, attraverso un percorso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e<br />

confronto tra <strong>di</strong>verse realtà locali, possibili idealtipi <strong>di</strong> servizi per<br />

famiglie fragili presenti nel territorio, sempre tenendo ben presente<br />

il tema della sostenibilità economica.<br />

Ne sono emersi tre modelli <strong>di</strong> offerta: «Servizi abitativi, abitare<br />

sociale, me<strong>di</strong>azione immobiliare sociale sul mercato privato»<br />

(Progetto Abitare sociale in Brianza). Lo stesso progetto, prima ancora,<br />

ha proceduto ad una rilevazione della domanda <strong>di</strong> casa, quin<strong>di</strong><br />

a un’analisi dei bisogni resa possibile dalla partnership con en-<br />

Costruire<br />

ti significativi del territorio che h<strong>anno</strong> somministrato dei questionari<br />

agli utenti dei loro servizi, intercettando un ventaglio <strong>di</strong>versificato<br />

<strong>di</strong> persone in situazione <strong>di</strong> marginalità. Un altro progetto ha<br />

effettuato una rilevazione qualitativa dei bisogni <strong>di</strong> case rivolta alle<br />

famiglie <strong>di</strong> persone con fragilità coinvolte in un percorso sul “durante<br />

noi – dopo <strong>di</strong> noi”.<br />

«Il tavolo <strong>di</strong> rete ha infine consentito <strong>di</strong> volgere lo sguardo verso<br />

problematiche nuove, come il crescente aumento <strong>di</strong> “nuovi utenti”,<br />

tra cui molti padri e persone straniere con una <strong>di</strong>sabilità acquisita,<br />

che si rivolgono ai servizi <strong>di</strong> pronto intervento e <strong>di</strong><br />

residenzialità; ma anche verso aspetti della residenzialità che rimangono<br />

in ombra e che non sono oggetto <strong>di</strong>retto <strong>di</strong> riflessione nell’ambito<br />

dei progetti sul “dopo <strong>di</strong> noi”. Questi ultimi casi comprendono<br />

quelle famiglie che si trovano a vivere in una situazione<br />

economica fortemente precaria che li porta a considerare la presenza<br />

in famiglia della persona <strong>di</strong>sabile come una fonte <strong>di</strong> sostentamento<br />

economico garantito. Oppure quelle famiglie che dopo <strong>di</strong>versi<br />

anni <strong>di</strong> investimento legati al “dopo <strong>di</strong> noi” h<strong>anno</strong> sviluppato<br />

una forte sfiducia nei confronti dei servizi – che non offrono risposte<br />

e soluzioni residenziali definitive, collocate sul territorio e in linea<br />

con le loro esigenze – e che li porta a scegliere <strong>di</strong> “non scegliere”»<br />

Progetto AbitiamOvest).<br />

In questo ambito, un’altra azione è la ricognizione dell’esistente<br />

attraverso la mappatura delle case e/o l’attivazione <strong>di</strong> percorsi<br />

formativi che h<strong>anno</strong> raccontato modelli <strong>di</strong> successo sperimentati<br />

altrove. Nello specifico, un progetto si è focalizzato su<br />

esperienze <strong>di</strong> rete che h<strong>anno</strong> portato alla costituzione e gestione<br />

<strong>di</strong> una Agenzia per la casa, nell’ottica della promozione della casa<br />

come servizio.<br />

Molti progetti h<strong>anno</strong> lavorato, anche in<strong>di</strong>rettamente, sulla costruzione<br />

o sul rafforzamento della rete per “far casa insieme”.<br />

Sono reti che si sono allargate, mo<strong>di</strong>ficate, riequilibrate nella<br />

<strong>di</strong>stribuzione dei compiti sul e durante il progetto. «E’ nata la<br />

volontà <strong>di</strong> sognare insieme e <strong>di</strong>segnare un progetto unitario, che<br />

contenesse le idee e gli sforzi dei <strong>di</strong>versi soggetti. L’esito dei confronti<br />

è stata la creazione <strong>di</strong> una rete sempre più ampia <strong>di</strong> soggetti<br />

che st<strong>anno</strong> unendo le proprie forze per condurre in porto un<br />

progetto appassionante. Evidentemente non si tratta del proget-<br />

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