l numero 2 di Vdossier anno 2011 - Ciessevi
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dossier settembre <strong>2011</strong><br />
mo utilizzando: «Mi aspettavo che venissero utilizzati gli abituali criteri<br />
per misurare i risultati raggiunti da ciascun progetto, ma mi rendo<br />
conto che non state procedendo così…». Niente <strong>di</strong> più vero: siamo<br />
convinti che non avrebbe senso trattare le <strong>di</strong>verse esperienze progettuali<br />
legate a “Far Casa” “come se si trattasse” <strong>di</strong> iniziative assunte all’interno<br />
<strong>di</strong> un quadro <strong>di</strong> certezze, come semplici occasioni <strong>di</strong> attuazione<br />
<strong>di</strong> modelli <strong>di</strong> intervento noti per perseguire obiettivi chiaramente<br />
definiti, che in quanto tali possono essere facilmente “misurati”.<br />
Al contrario, le iniziative <strong>di</strong> cui stiamo parlando h<strong>anno</strong> valore proprio<br />
in quanto azioni pionieristiche, occasioni <strong>di</strong> esplorazione <strong>di</strong> un<br />
campo dai confini incerti, quello definito dalla relazione tra due termini<br />
chiave: volontariato e abitare. Si tratta pertanto <strong>di</strong> interventi che<br />
v<strong>anno</strong> valutati in prima battuta nella loro capacità <strong>di</strong> generare interrogativi,<br />
<strong>di</strong> aprire piste <strong>di</strong> riflessione e <strong>di</strong> orientare il ragionamento<br />
comune circa l’ipotesi originaria del progetto “Far Casa”, quella che<br />
ritiene potenzialmente fertile lavorare alla connessione tra il tema dell’abitare<br />
e il tema del volontariato, perché l’uno possa essere <strong>di</strong> supporto<br />
all’altro. In particolare si tratta <strong>di</strong> esperienze che si rivelano efficaci<br />
nella misura in cui aiutano a elaborare idee rispetto al modo in<br />
cui l’intervento abitativo potrebbe beneficiare del contributo del volontariato<br />
e come il volontariato potrebbe riconoscere nelle politiche<br />
per l’abitare un campo entro cui manifestare e implementare le proprie<br />
potenzialità. Il percorso <strong>di</strong> accompagnamento è servito a monitorare<br />
quanto le esperienze in atto stavano contribuendo a mettere in<br />
luce e a offrire occasioni <strong>di</strong> riflessione su alcune questioni chiave.<br />
In estrema sintesi il percorso – che nell’ipotesi originaria era stato<br />
impostato come un “tavolo” <strong>di</strong> lavoro sostenuto metaforicamente da<br />
quattro “gambe” (le gambe del tavolo) corrispondenti a quattro parole<br />
chiave (volontariato, abitare, rete e inclusione) - ha condotto da una<br />
parte a confermare e approfon<strong>di</strong>re alcune particolari interpretazioni<br />
dell’idea <strong>di</strong> abitare e dell’idea <strong>di</strong> volontariato che (per quanto sempre<br />
più <strong>di</strong>ffuse) rimangono tutt’altro che scontate. In particolare mi riferisco<br />
all’idea che il volontariato possa costituire una risorsa per l’attuazione<br />
delle politiche pubbliche (anziché rappresentare solo il contraltare<br />
dell’intervento istituzionale, specialmente laddove questo latita o<br />
fatica ad incidere) e che la casa possa essere considerata (e trattata) come<br />
un “servizio” <strong>di</strong> interesse collettivo o una “infrastruttura sociale”<br />
(anziché prima <strong>di</strong> tutto e semplicemente come una dotazione materiale<br />
Cottino<br />
in<strong>di</strong>viduale/famigliare). Dall’altra a proporre una riformulazione delle<br />
nozioni <strong>di</strong> rete e <strong>di</strong> inclusione, a partire dal senso e del ruolo che sono<br />
chiamate ad assolvere all’interno dei processi e dei progetti che abbiamo<br />
considerato. In particolare: il riferimento alla rete è utilizzato<br />
per qualificare la volontà <strong>di</strong> costruire connessioni e occasioni <strong>di</strong> sinergia<br />
tra ambiti e scale <strong>di</strong>verse del progetto, nell’ottica <strong>di</strong> massimizzare<br />
il valore delle competenze e delle risorse <strong>di</strong>sponibili (che risultano<br />
invece depotenziate se confinate in uno spazio d’azione settoriale);<br />
il riferimento all’inclusione è stato impiegato per sostenere un approccio<br />
rivolto a desettorializzare l’intervento sulle persone con fragilità<br />
(smettendo <strong>di</strong> trattarlo come un “mondo a parte”) e, invece, per argomentare<br />
l’utilità <strong>di</strong> considerare le politiche (a tutte le politiche) nella<br />
prospettiva dei <strong>di</strong>ritti umani come primo importante passo verso uno<br />
sviluppo all’insegna dell’uguaglianza e delle pari opportunità. Nel percorso<br />
<strong>di</strong> accompagnamento questi spunti sollevati dalle esperienze<br />
concrete sono stati oggetto <strong>di</strong> elaborazione e h<strong>anno</strong> condotto a mettere<br />
a fuoco (e a <strong>di</strong>stinguere tra loro) due piste <strong>di</strong> lavoro che sembra opportuno<br />
attrezzarsi per sviluppare l’ipotesi <strong>di</strong> partenza (il volontariato<br />
come risorsa per nuove politiche dell’abitare)<br />
La prima pista attiene l’in<strong>di</strong>viduazione delle modalità più efficaci<br />
attraverso cui arrivare a progettare e costruire “reti per l’inclusione”, ossia<br />
partenariati che siano capaci e interessati ad affrontare questioni<br />
or<strong>di</strong>narie (tra quelle che alimentano le politiche per la città) secondo<br />
un approccio attento alle pari opportunità. L’ipotesi è che la concretezza<br />
dei processi abitativi possa offrire maggiori chance (rispetto ad altri<br />
ambiti <strong>di</strong> intervento) per lavorare in questa <strong>di</strong>rezione, ma si rende<br />
necessaria una riflessione operativa e metodologica in tal senso.<br />
La seconda attiene un ragionamento sul senso e sulle modalità<br />
con cui impostare il lavoro volto ad “includere le reti locali”, ossia a<br />
coinvolgere all’interno dei percorsi progettuali le organizzazioni e i<br />
soggetti che già animano il territorio e che in quanto tali sono portatori<br />
<strong>di</strong> conoscenze e punti <strong>di</strong> vista locali. In particolare, senza voler<br />
<strong>di</strong>sconoscere l’importanza del loro contributo, è parso cruciale chiedersi<br />
fino a che punto il ra<strong>di</strong>camento territoriale (più che la competenza<br />
<strong>di</strong> merito) sia da privilegiare nella costruzione <strong>di</strong> reti che sappiano<br />
garantire la qualità dell’intervento. Si tratta dei principali<br />
interrogativi che sono emersi come risultato transitorio del percorso<br />
<strong>di</strong> accompagnamento, rispetto ai quali riteniamo in<strong>di</strong>spensabile con-<br />
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