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l numero 2 di Vdossier anno 2011 - Ciessevi

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dossier settembre <strong>2011</strong><br />

<strong>di</strong>co astratto, ma come sottofondo che <strong>di</strong>a un senso al vivere civile.<br />

Personalmente mi sono avvicinata a questi stu<strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionata<br />

dalla mia storia <strong>di</strong> volontariato, alla ricerca <strong>di</strong> percorsi<br />

scientifici che proponessero una idea <strong>di</strong> Giustizia anche alle<br />

persone che vedevo più fragili. Per esempio Amartya Sen (premio<br />

Nobel per l’economia nel 1998) propone, in contrasto con<br />

una teoria del benessere sociale centrata sull'appagamento soggettivo,<br />

una prospettiva tesa all'effettiva tutela <strong>di</strong> aspetti centrali<br />

dei <strong>di</strong>ritti umani. E pone al centro il concetto <strong>di</strong> capacità,<br />

cioè l'abilità <strong>di</strong> fare cose.<br />

Oppure dall’“etica della cura” nella versione <strong>di</strong> Eva Kittay<br />

che ha inaugurato un nuovo ambito <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> sul tema della <strong>di</strong>sabilità<br />

dove la libertà, la realizzazione, l'in<strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong> ciascuno<br />

sono <strong>di</strong> fatto rese possibili da una rete <strong>di</strong> relazioni e <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenze<br />

che le sorreggono. E ancora, una concezione della<br />

giustizia che contempli solo in<strong>di</strong>vidui sani, autonomi. capaci<br />

<strong>di</strong> reciprocità e rapporti simmetrici non può che fallire il suo<br />

obiettivo con pesanti conseguenze sociali. La Kittay afferma che<br />

la realizzazione <strong>di</strong> una società giusta e capace <strong>di</strong> riconoscere i<br />

<strong>di</strong>ritti e i bisogni <strong>di</strong> tutti i suoi membri richieda non solo riflessione<br />

teorica e impegno civile ma, non ultimo, un profondo<br />

coinvolgimento personale.<br />

I Diritti Umani: Dignità e Uguaglianza<br />

Scegliere <strong>di</strong> fare riferimento ai Diritti Umani non risolve i più<br />

gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>lemmi moderni, anzi non sappiamo più definire chi<br />

sono gli esseri umani a cui riconoscere la <strong>di</strong>gnità: l’embrione si<br />

o no? Il feto si o no? Le cellule del cordone ombelicale si o no?<br />

Non sappiamo dove porre il fondamento della <strong>di</strong>gnità.<br />

Mi preme qui sottolineare qualcosa a proposito dell’altro pilastro<br />

della Giustizia basata sui Diritti Umani, l’uguaglianza.<br />

L’uguaglianza se non è formale ma sostanziale è un concetto non<br />

assoluto ma storico e ci obbliga continuamente a rivedere le<br />

conquiste che ci sembravano dei record.<br />

Oggi nel linguaggio dei Diritti Umani il concetto <strong>di</strong> uguaglianza<br />

viene declinato come “uguaglianza <strong>di</strong> opportunità e non<br />

<strong>di</strong>scriminazione”.<br />

Il tema è complesso. Considerato che il Progetto Far Casa è<br />

Focus<br />

nato per dare risposte al Diritto alla Casa, rispetto ad alcune categorie<br />

<strong>di</strong> persone fragili, mi pare importante cercare <strong>di</strong> attualizzare<br />

questi concetti altrimenti così astratti. Pensiamo per<br />

esempio alle case che sono costruite per dare risposta al tema<br />

del “Dopo <strong>di</strong> noi”: è corretto che proponiamo delle abitazioni “a<br />

parte” per alcuni soggetti? La separazione è un modo per proteggere<br />

il soggetto fragile o quantomeno questo sarebbe l’obiettivo;<br />

ma allora quando la separazione “positiva” <strong>di</strong>venta “segregazione”?<br />

Ovvero: dove si trova il confine tra una<br />

separazione che protegge la persona fragile e una segregazione<br />

che la mortifica? E’ necessario interrogarsi per identificare i fattori<br />

<strong>di</strong> “protezione” della persona fragile con in<strong>di</strong>catori oggettivi<br />

e impegnarsi a misurare la realtà con questi in<strong>di</strong>catori.<br />

Un primo tema cruciale è quello <strong>di</strong> verificare quanta possibilità<br />

ha il “soggetto fragile” <strong>di</strong> esercitare quello spazio <strong>di</strong> autonomia<br />

che possiede: il soggetto fragile accetta le regole che stabiliscono<br />

ruoli, <strong>di</strong>ritti, aspettative riconosciute e la conseguente<br />

separazione? È possibile che il soggetto fragile scelga una via<br />

<strong>di</strong>versa da quella prestabilita, oppure deve attenersi a una scelta<br />

preor<strong>di</strong>nata in cui la sua volontà non conta?<br />

Una seconda pista <strong>di</strong> indagine: la persona fragile ha la possibilità<br />

<strong>di</strong> esercitare tutti i suoi <strong>di</strong>ritti per i quali non ha bisogno<br />

<strong>di</strong> protezione, per esempio è rispettato il suo <strong>di</strong>ritto alla riservatezza?<br />

Un buon esempio per capirci è quello dello sport per<br />

<strong>di</strong>sabili: ha senso avere un campionato <strong>di</strong> tiro con l’arco per persone<br />

in carrozzina, visto che il gesto tecnico è identico sia in<br />

pie<strong>di</strong> che seduti? Sì se in questo modo permettiamo a persone<br />

che a causa della <strong>di</strong>sabilità non avrebbero requisiti per competere<br />

nelle gare or<strong>di</strong>narie <strong>di</strong> farlo. Ma la persona con <strong>di</strong>sabilità,<br />

che ha le qualità agonistiche per competere, dovrebbe avere la<br />

chance <strong>di</strong> partecipare a campionati regolari, come è successo a<br />

Paola Fantato (campionessa italiana <strong>di</strong>sabile, che dopo aver vinto<br />

il campionato italiano sia Fisd che Fitarco, nel 1996 partecipò<br />

sia alle Olimpia<strong>di</strong> che alle Paralimpia<strong>di</strong>).<br />

Nel linguaggio dei <strong>di</strong>ritti umani può essere funzionale all’uguaglianza<br />

sostanziale del soggetto fragile rispetto alle “persone<br />

normali” adottare un trattamento <strong>di</strong>fferenziato, purché si<br />

tenga sempre presente la necessità <strong>di</strong> valutare giorno dopo gior-<br />

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