RIVISTA DIOCESANA - Diocesi di Ventimiglia - San Remo
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Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />
at t i d e l Ve s c O V O<br />
Omelie<br />
che tutto ha un termine sulla terra: passa questo mondo e tutti siamo chiamati<br />
a realtà superiori, vere, seppure non percepibili ai sensi del corpo.<br />
Il Concilio parla della Chiesa come del nuovo popolo <strong>di</strong> Dio «dell’era<br />
presente, che cammina alla ricerca della città futura e permanente» (Lumen<br />
Gentium, 9; cfr. Eb 13,14). A nessuno, tuttavia, sfugge il fatto che la nostra<br />
gravitazione spirituale sia soprattutto verso la terra. Questa è la ragione per<br />
cui <strong>San</strong> Paolo invita a cercare «le cose <strong>di</strong> lassù, (quae sursum sunt) dove è<br />
Cristo, seduto alla destra <strong>di</strong> Dio» (Col 3, 1). L’apostolo insiste nell’esortazione:<br />
«rivolgete il pensiero alle cose <strong>di</strong> lassù, non a quelle della terra» (Col 3,2).<br />
Ai Filippesi raccomanda <strong>di</strong> essere «irreprensibili e puri, figli <strong>di</strong> Dio, immacolati,<br />
in mezzo ad una generazione malvagia e perversa» (Fil 2,15).<br />
In tal senso, mi permetto <strong>di</strong> citare quello che <strong>di</strong>sse Giovanni Paolo II<br />
sul monte Chétif in Valle d’Aosta il 7 settembre 1986, in occasione del bicentenario<br />
della conquista del Monte Bianco. Nell’invitare l’Europa a riflettere<br />
sulle sue ra<strong>di</strong>ci cristiane e sull’unità profonda raggiunta attorno a tale patrimonio<br />
<strong>di</strong> fede, ebbe a <strong>di</strong>re:<br />
«L’uomo contemporaneo, che sembra talora seguire il principio …<br />
del sápere quae supra terram, cioè del rivolgersi unicamente alle cose della<br />
terra, in una visione materialistica della vita, deve <strong>di</strong> nuovo saper guardare<br />
verso l’alto, verso le vette della grazia e della gloria, per le quali è stato creato<br />
e a cui è chiamato dalla bontà e grandezza <strong>di</strong> Dio. “Agnosce, christiane,<br />
<strong>di</strong>gnitatem tuam”: oltrepassa il creato, oltrepassa anche te stesso, per trovare<br />
l’orma del Dio vivente, impressa non soltanto in queste maestose bellezze<br />
naturali, ma soprattutto nel tuo spirito immortale! Cerca, come i tuoi padri,<br />
“le cose <strong>di</strong> lassù, non quelle della terra”!» (Giovanni Paolo II Angelus, Mont<br />
Chétif, 7 settembre 1986).<br />
Un ostacolo molto serio, che impe<strong>di</strong>sce all’uomo <strong>di</strong> aprirsi alla trascendenza,<br />
è la sua graduale rinuncia a pensare, intorpi<strong>di</strong>to, appesantito<br />
com’è dall’affannosa e principale ricerca del benessere materiale, visto come<br />
l’unico scopo della propria vita. Ho parlato <strong>di</strong> “rinuncia”, ma bisognerebbe<br />
pur <strong>di</strong>re che, oggi più che mai, vi è una incapacità al retto uso dell’intelligenza,<br />
causato tanto dall’intorpi<strong>di</strong>mento dei mass-me<strong>di</strong>a, la TV in primis dove<br />
c’è sempre chi pensa per te, quanto dal consumo <strong>di</strong>lagante <strong>di</strong> alcool e <strong>di</strong> droghe<br />
che creano nel cervello umano turbe spesso irreversibili e omologano le<br />
masse: tutti uguali e tutti spettri. Infatti, l’appiattimento e l’azzeramento <strong>di</strong><br />
molti valori, la superficialità con cui oggi si affronta la vita, rendono sempre<br />
più <strong>di</strong>fficile ogni riferimento ai valori dello spirito che sono la vera risorsa<br />
dell’uomo. È più facile non pensare, non pensare affatto, neppure <strong>di</strong> fronte<br />
al mistero della morte, che è tanto sfacciatamente esorcizzata con l’in<strong>di</strong>ffe-<br />
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Ve s c O V O