RIVISTA DIOCESANA - Diocesi di Ventimiglia - San Remo
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Ve s c O V O<br />
Documenti<br />
uomini. E perché loro e non noi? Non lo so. E perché questo e non altro? Non<br />
lo so. Ebbene, san Giovanni Bosco riusciva a far innamorare i suoi ragazzi<br />
alla Verità e li cambiava profondamente: molti <strong>di</strong> loro erano ladruncoli <strong>di</strong><br />
strada che, dopo averlo incontrato, vedranno completamente trasformata la<br />
propria esistenza. La particolarità <strong>di</strong> don Bosco era che oltre a <strong>di</strong>re ai ragazzi<br />
questo non si fa, faceva loro capire che non si è “gettati” nel mondo, che c’è<br />
Qualcuno che ti ha pensato e ti ha amato dall’eternità e che – se lo si vuole - è<br />
<strong>di</strong>sposto ad accompagnare per sempre la propria vita. Questa era una proposta<br />
che toccava il cuore, che riusciva veramente a riconoscersi in parole<br />
profondamente umane e ragionevoli. Sì, ragionevoli, perché è possibile “or<strong>di</strong>nare”<br />
la propria vita solo se riconosce un “Or<strong>di</strong>ne”, è possibile “orientare”<br />
la propria vita, solo se se ne riconosce un “senso”. Ecco: la menzogna della<br />
cultura dominante è quella <strong>di</strong> affermare che si potrebbe or<strong>di</strong>nare la propria<br />
vita e poi, nello stesso tempo, convincersi che essa è del tutto senza senso. E’<br />
la menzogna più grande che possa esistere: pretendere <strong>di</strong> educare negando<br />
la Verità!<br />
______________<br />
IL TEMPO È AMICO DEL bENE<br />
Nel Convegno <strong>di</strong> Verona è stato forte il richiamo alla speranza. Va<br />
ripreso perché anima dell’educazione, come dell’intera vita, può essere solo<br />
una “speranza affidabile”, ossia basata su ragioni fondate e oggettive.<br />
Oggi la nostra speranza è insi<strong>di</strong>ata da molte parti e rischiamo <strong>di</strong><br />
ri<strong>di</strong>ventare anche noi, come gli antichi pagani, uomini “senza speranza e<br />
senza Dio in questo mondo”, come scriveva l’apostolo Paolo ai cristiani <strong>di</strong><br />
Efeso (Ef 2,12). Proprio da qui nasce la <strong>di</strong>fficoltà forse più profonda per una<br />
vera opera educativa: alla ra<strong>di</strong>ce della crisi dell’educazione c’è, infatti, una<br />
crisi <strong>di</strong> fiducia nella vita”.<br />
Lo specifico contributo della visione cristiana dell’educazione consiste<br />
perciò nella “speranza affidabile”, che deriva dalla risurrezione <strong>di</strong> Cristo<br />
e che ci dà la possibilità <strong>di</strong> testimoniare la nostra fiducia nell’uomo, nella sua<br />
vita, nella sua capacità <strong>di</strong> amare. “ Gesù fissò lo sguardo su <strong>di</strong> lui, lo amò”<br />
(Mc 10,21): ogni atto educativo è prima <strong>di</strong> tutto un atto <strong>di</strong> amore e <strong>di</strong> fiducia;<br />
formare, educare, far crescere, si ra<strong>di</strong>cano in una visione dell’uomo carica <strong>di</strong><br />
speranza, offerta a tutti, gratuitamente, con l’unica preoccupazione <strong>di</strong> far sì<br />
che tutti “abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10).<br />
252 Rivista Diocesana n°3 - 2011