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RIVISTA DIOCESANA - Diocesi di Ventimiglia - San Remo

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at t i d e l Ve s c O V O<br />

Omelie<br />

renza, quanto con protervia violenza entra ogni giorno nelle nostre case attraverso<br />

la TV. Tutto questo è sconcertante; è frutto senza dubbio anche del<br />

cosiddetto “pensiero debole”! La cultura laicista contemporanea, infatti, ha<br />

un atteggiamento critico negativo, per non <strong>di</strong>re <strong>di</strong> aperto scetticismo, verso<br />

la trascendenza ed il destino soprannaturale dell’uomo.<br />

Essere il “nuovo popolo <strong>di</strong> Dio che cammina alla ricerca della città<br />

futura”, come richiede il Concilio (cfr. Lumen Gentium, 9), impegna al<br />

dovere <strong>di</strong> dare un più vivo soffio spirituale alla nostra società che, <strong>di</strong>versamente,<br />

sarà condannata ad un’inesorabile fine. Giovanni Paolo II, nell’Atto<br />

<strong>di</strong> affidamento del mondo a Maria, a conclusione dell’Anno <strong>San</strong>to del 2000,<br />

affermava: «Oggi come mai nel passato, l’umanità è a un bivio. … L’umanità<br />

possiede oggi strumenti d’inau<strong>di</strong>ta potenza: può fare <strong>di</strong> questo mondo un<br />

giar<strong>di</strong>no, o ridurlo a un ammasso <strong>di</strong> macerie» (Giovanni Paolo VI, Affidamento<br />

del mondo a Maria, Giubileo dei Vescovi, 8 Ottobre 2000).<br />

Una società come la nostra, che ha fatto progressi strabilianti nel<br />

campo scientifico e tecnico, ha dunque altrettanto bisogno <strong>di</strong> un vero e proprio<br />

rilancio nel campo spirituale. Ciò vuol <strong>di</strong>re che occorrono gran<strong>di</strong> forze<br />

morali per superare gli ostacoli che minacciano il suo progresso. Questa è la<br />

ragione per cui la Chiesa, alla luce del Vangelo, non può e non deve <strong>di</strong>sinteressarsi<br />

dell’uomo e della società. Coloro che la accusano <strong>di</strong> “fare politica” e<br />

invitano vescovi e preti a starsene rintanati nelle loro sacrestie sono in perfetta<br />

malafede o nella più squallida ignoranza: costoro parlano e giu<strong>di</strong>cano<br />

senza alcuna cognizione <strong>di</strong> causa. Anche questo è il risultato dell’ appiattimento<br />

culturale e sociale a cui si è arrivati soprattutto dopo la rivoluzione<br />

sessantottina. La verità è questa: l’uomo, lontano da Dio, dalla sorgente della<br />

vita, non può vivere, muore. A coloro che si pongono la domanda: «Come<br />

sarà il mondo <strong>di</strong> domani?», la risposta è, dunque, solo questa: come lo vogliamo<br />

noi, ossia dal comportamento degli uomini, dal retto o dal <strong>di</strong>storto<br />

funzionamento delle nostre capacità intellettuali e volitive.<br />

È innegabile che siano sempre più pressanti e <strong>di</strong>ffuse le aspettative<br />

<strong>di</strong> un generale rinnovamento. Ma quale rinnovamento è possibile quando<br />

si stanno perdendo le coor<strong>di</strong>nate sul vero senso della vita? Le fessure che si<br />

sono aperte sul mondo della politica, della giustizia, dell’economia, del costume<br />

e perfino dello sport ci fanno intravedere una realtà così corrotta e devastata<br />

da apparire davvero insanabile. Non c’è proprio da ridere, pensando<br />

che il futuro della società sono i giovani <strong>di</strong> oggi e che, da parte degli adulti,<br />

hanno pochi esempi e<strong>di</strong>ficanti.<br />

Tuttavia, chi volesse tirarsi fuori da questa triste realtà e contribuire<br />

ad un suo effettivo risanamento dovrebbe agire nella consapevolezza che le<br />

232 Rivista Diocesana n°3 - 2011

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