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RIVISTA DIOCESANA - Diocesi di Ventimiglia - San Remo

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Rivista Diocesana n°3 - 2011<br />

Ve s c O V O<br />

Documenti<br />

Che la questione dell’emergenza educativa sia prevalentemente legata<br />

alla crisi della famiglia lo affermano in molti e l’evidenza lo conferma.<br />

Qual è la causa culturale <strong>di</strong> questa emergenza educativa? La risposta è molto<br />

chiara: è il nichilismo che ha come conseguenza logica il relativismo.<br />

Il Papa, il 12 gennaio scorso, parlando agli amministratori della Regione<br />

Lazio, della Provincia e del Comune <strong>di</strong> Roma, ha detto queste parole:<br />

“(Tra i giovani si affievoliscono) i valori naturali e cristiani che danno significato<br />

al vivere quoti<strong>di</strong>ano e formano ad una visione della vita aperta alla<br />

speranza (ed)emergono invece desideri effimeri e attese non durature, che<br />

alla fine generano noia e fallimenti.” Dunque, il non voler riconoscere una<br />

<strong>di</strong>mensione valoriale nella propria vita, porta il giovane a nutrire un atteggiamento<br />

<strong>di</strong> noia. Se alla vita non può essere dato un senso, ma tutto deve<br />

essere riconosciuto come esito del caso e del non-significato, allora la vita<br />

esclude la risposta. La richiesta <strong>di</strong> senso ritorna ossessivamente, ma la constatazione<br />

obbliga ad una censura. Ciò determina inevitabilmente un corto<br />

circuito: da una parte il bisogno <strong>di</strong> capire perché si vive, dall’altra il doversi<br />

convincere che non può esserci un significato alla vita. Da qui un approccio<br />

negativo nei confronti della vita stessa, che può manifestarsi tanto con atteggiamenti<br />

suici<strong>di</strong> espliciti, quanto con atteggiamenti <strong>di</strong> continuo rischio<br />

della propria e dell’altrui vita che costituiscono una sorta <strong>di</strong> “lento suici<strong>di</strong>o”.<br />

Quale ragazzo non sa che assumendo superalcolici già a 13/14 anni si ritroverà<br />

a venticinque con il fegato come un groviera? Quale ragazzo non sa che<br />

sparando l’auto a 180 chilometri orari, alle sei del mattino, dopo ore ed ore<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>scoteca, dopo aver bevuto ed essersi impasticcato, non mette seriamente<br />

a repentaglio la vita propria e quella altrui?<br />

Il problema è che la cultura dominante è talmente menzognera da<br />

far passare come convincenti cose che, se non ci fosse da piangere, farebbero<br />

ridere per la loro stupi<strong>di</strong>tà. Da una parte tale cultura riconosce che c’è un’urgenza<br />

della legalità, che bisogna quanto più possibile sensibilizzare i giovani<br />

al rispetto delle regole; dall’altra questa stessa cultura decreta che chi dovesse<br />

credere nella Verità, quin<strong>di</strong> mettere seriamente in <strong>di</strong>scussione la “<strong>di</strong>ttatura<br />

del relativismo”, sarebbe un tipo potenzialmente pericoloso e incapace<br />

<strong>di</strong> capire seriamente i problemi. Un gigante della pedagogia quale fu san<br />

Giovanni Bosco riuscì a mettere in crisi tutta la morale borghese imperante<br />

nel XIX secolo, ovvero quella morale post-kantiana del dovere per il dovere,<br />

cioè del non fondare razionalmente le motivazioni, bensì <strong>di</strong> riconoscerle solo<br />

sul piano della volontà e dell’esigenza morale. Per <strong>di</strong>rla più semplicemente:<br />

Devi fare così! Ma perché? Perché c’è una regola che te lo impone. E perché<br />

me lo impone? Perché lo hanno deciso alcuni. E chi sono costoro? Sono degli<br />

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Ve s c O V O

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