Merano Magazine 01 2013

La città azzurra
Forte è il legame di Merano con l’acqua. Non per nulla
è definita la città del Passirio. La sua stessa ubicazione
deve molto alle acque, che le permettono di offrire
quanto di meglio in tema di tempo libero e aree ricreative.
Ma oltre a ciò, Merano è anche la città degli sport
acquatici: una vera e propria roccaforte della canoa.
E, come se non bastasse, le deliziose acque delle sue
sorgenti sono anche straordinariamente pure. Nel
quotidiano, però, l’idea che si ha dell'acqua è di un
bene quasi impalpabile. Le tributiamo queste righe.
Nel Tirolo, una gran parte delle zone di insediamento sono strettamente
collegate all’acqua. Oggi le persone non se lo ricordano
più o non ci fanno più caso, ma un tempo le aree di insediamento
venivano scelte da una parte per la facilità di approvigionamento,
ma dall’altra anche con un certo timore rispetto a possibili straripamenti
e allagamenti. Due esigenze che, a dire il vero, non sempre
si sono rivelate facilmente coniugabili. Le cronache di Merano
ci raccontano anche di minacciosi pericoli legati al contenimento
delle acque, soprattutto ai tempi del famigerato “Kummersee”
(letteralmente: lago degli affanni) in Alta Val Passiria. Questo lago,
nato per effetto di una frana montuosa, ha conosciuto diverse
esondazioni prima di inaridirsi circa 250 anni or sono.
Storia d’acque
Il cuore medievale di Merano ebbe origine come insediamento in
itinere lungo la strada che conduceva a Castel Tirolo, quartier generale
della Signoria che dominava l’omonima contea, in posizione
più elevata e protetta ai piedi del Monte San Benedetto. Già
all’epoca l’approvigionamento dell’acqua costituiva un problema
di sopravvivenza per una piccola città. Non a caso fu proprio alla
confluenza tra i fiumi Passirio e Adige che sorse un’importante
area di insediamento, i cui nomi rivelano la stretta attinenza
con l’elemento idrico: Steinach (pietraia), Sandplatz (piazza della
rena), Wasserlauben (portici lato fiume). L’imperatore Ferdinando
conferì personalmente nel 1562 i diritti di sfruttamento delle
acque alla città di Merano, fra cui, ad esempio, la sorgente e la
cascata di acqua sorgiva nell’area della Gilf in fronte a Monte San
Zeno, sul versante di Maia Alta. L’acqua veniva condotta fino al municipio
e il responsabile era il Borgomastro. I canali di irrigazione
che nell’agricoltura venivano chiamati Waale (rogge), nel centro
di Merano assumevano il nome di Ritsche, menzionati anche dallo
scrittore tedesco Beda Weber nelle sue descrizioni della città. Si
trattava di canali ricoperti da lastre di pietra, che ancor oggi caratterizzano
parte della città vecchia, in special modo il quartiere
Steinach. L’acqua di questi canali doveva servire all’uso di servizio,
per esempio a lavare la biancheria, oppure fungere da preziosa
fonte antincendio. Nell’estate del 2012 la Giunta comunale di Merano
ha deliberato a favore della salvaguardia di questo tipo di
canalizzazioni.
L’altra impronta di Merano come città turistica legata alle
cure delle acque da bere e dei bagni termali, è un altro capitolo
della città e del suo connubio con l’acqua. Il dato di fatto è che
Merano è fortemente legata alle sue acque e che la sua tradizione
in tema di sport della canoa le conferisce in Alto Adige lo
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