Periodico di matematiche - Mathesis
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60 <strong>Perio<strong>di</strong>co</strong> <strong>di</strong> <strong>matematiche</strong> 3/2011<br />
60 <strong>Perio<strong>di</strong>co</strong> <strong>di</strong> <strong>matematiche</strong> 3/2011<br />
nel verso positivo del vettore u e l’in<strong>di</strong>ce nel verso positivo del vettore v, allora il<br />
pollice in<strong>di</strong>ca il verso positivo del vettore w.<br />
Si scrive:<br />
w = u ∧ v<br />
e si legge: “w è uguale ad u vettore v”.<br />
In questa definizione c’è un evidente ricorso a fatti intuitivi che in un’impostazione<br />
formale dell’argomento non hanno <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza. In realtà questa concessione<br />
al rigore logico è generalmente accettata poiché ne guadagna la comprensione da parte<br />
degli studenti.<br />
Non<strong>di</strong>meno, esiste una definizione più formale. La seguente.<br />
Nello spazio, riferito ad un sistema <strong>di</strong> assi cartesiani ortogonali (Oxyz), sono<br />
assegnati i due vettori u(ux, uy, uz) e v(vx, vy, vz). Si definisce prodotto vettoriale <strong>di</strong><br />
u per v il vettore w tale che:<br />
wx = uyvz − uzvy, wy = uzvx − uxvz, wz = uxvy − uyvx.<br />
In base a questa definizione che non fa più ricorso a fatti intuitivi, si possono determinare<br />
tutte le caratteristiche del vettore w, compreso il fatto che w = uvsenϕ, dove ϕ<br />
è l’angolo dei due vettori, e <strong>di</strong>mostrare alcune proprietà notevoli del prodotto vettoriale.<br />
Riteniamo che quest’approccio sia da sconsigliare in una scuola pre-universitaria e sia<br />
più proficuo servirsi della prima definizione, ancorché non formalmente corretta.<br />
7. UN PO’ DI STORIA.<br />
Il concetto <strong>di</strong> vettore sembra essere nato con Galileo Galilei (1564–1642), che lo<br />
usava col significato <strong>di</strong> “ciò che trasporta” da un punto ad un altro, per descrivere<br />
fenomeni connessi al moto dei corpi.<br />
In realtà, ancora oggi con il termine “vettore” si intende chi esegue trasporti <strong>di</strong><br />
merci (e anche <strong>di</strong> viaggiatori) per conto <strong>di</strong> terzi.<br />
Con lo stesso significato <strong>di</strong> “ciò che trasporta da un punto ad un altro” è stato<br />
ripreso in matematica e particolarmente nello stu<strong>di</strong>o della geometria, almeno all’inizio.<br />
Lo stu<strong>di</strong>oso che, forse, più d’ogni altro ha il merito <strong>di</strong> avere elaborato un sistema<br />
<strong>di</strong> calcolo vettoriale, benché ancora primitivo e perciò non esattamente uguale a<br />
quello attuale, ma ad esso sostanzialmente equivalente, fu un matematico italiano<br />
poco conosciuto al grande pubblico, il sacerdote Domenico Chelini (1802–1878),<br />
nell’opera Saggio <strong>di</strong> geometria analitica trattata con nuovo metodo, pubblicata a<br />
Roma nel 1838.<br />
In questi stu<strong>di</strong> sul calcolo vettoriale, che possiamo definire primitivi, si <strong>di</strong>stinsero<br />
altri stu<strong>di</strong>osi, tra i quali il francese Michel Chasles (1793–1880) e il tedesco August<br />
Fer<strong>di</strong>nand Möbius (1790–1868).<br />
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