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Periodico di matematiche - Mathesis

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M. CoCozza - a. russo<br />

71<br />

M. Cocozza, A. Russo 71<br />

ottenute nell’ambito della <strong>di</strong>dattica della matematica relativamente alle problematiche<br />

concernenti l’infinito.<br />

2 Un po’ <strong>di</strong> storia<br />

An<strong>di</strong>amo dunque alla ricerca degli ostacoli epistemologici attraverso la storia<br />

dell’infinito.<br />

• Anassimandro <strong>di</strong> Mileto (VI secolo a.C.): L’infinito è l’apeiron, cioè l’indeterminato,<br />

l’indefinito e l’illimitato.<br />

• Pitagora <strong>di</strong> Samo (VI secolo a.C.): Finitismo. La scuola pitagorica concepisce<br />

un tratto <strong>di</strong> linea come un aggregato costituito da un certo numero finito <strong>di</strong> punti<br />

ciascuno dei quali <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni finite (concezione granulare del punto (modello<br />

della collana (Arrigo-D’Amore)). Tutte le cose vengono espresse me<strong>di</strong>ante rapporti<br />

tra numeri naturali.<br />

• Scoperta Mirabilis (Ippaso <strong>di</strong> Metaponto, 500 a.C): Incommensurabilità della <strong>di</strong>agonale<br />

e del lato <strong>di</strong> un quadrato (cfr. Menone <strong>di</strong> Platone, ~385 a.C.). Distacco fra<br />

intuizione e ragione, passaggio dalla geometria <strong>di</strong> approssimazione alla geometria<br />

<strong>di</strong> precisione, inizio della “vera Matematica” . Si perviene “all’annichilimento del<br />

punto, che viene ridotto ad un’entità evanescente, cioè senza <strong>di</strong>mensioni: privo <strong>di</strong><br />

lunghezza, larghezza e altezza. Si tratta cioè del famoso punto geometrico [. . . ]<br />

Sicché una linea, per quanto breve, non contiene già cento, o mille, o <strong>di</strong>ecimila<br />

punti, ma ne contiene infiniti. Questo fatto si esprime con una semplice proposizione,<br />

che si assume come postulato sulla struttura della linea geometrica: tra due punti<br />

qualunque <strong>di</strong> una linea può sempre inserirsi (almeno) un punto interme<strong>di</strong>o” (A.<br />

Frajese). L’infinito si insinua nelle pieghe della matematica sin dalle sue origini.<br />

• Zenone <strong>di</strong> Elea (~450 a.C.): Con i suoi celebri paradossi (ricordati nella Fisica <strong>di</strong><br />

Aristotele) mette in <strong>di</strong>scussione le nuove concezioni scaturite dalla scoperta delle<br />

grandezze incommensurabili. Le affermazioni <strong>di</strong> Zenone traggono la loro origine<br />

dalla filosofia dell’essere <strong>di</strong> Parmenide per il quale l’infinito comprende tutto ma è<br />

limitato.<br />

Come afferma A. Frajese: “I matematici greci, <strong>di</strong> fronte ai problemi dell’infinito,<br />

si misero ben presto in posizione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa. [. . . ] Per evitare l’uso <strong>di</strong>retto dell’infinito,<br />

evidentemente pericoloso per il rigore matematico, escogitarono geniali, ma al tempo<br />

stesso paralizzanti teorie, che si mossero in ambito perfettamente rigoroso. Fu il<br />

matematico Eudosso <strong>di</strong> Cnido (408 a.C. – 355 a.C) il maestro dei maestri in questo<br />

campo: [. . . ] Egli fu il più grande imbrigliatore dell’infinito attraverso i tempi.”<br />

• La teoria delle proporzioni e il metodo <strong>di</strong> esaustione sono le due teorie attraverso<br />

le quali Eudosso affrontò il problema della determinazione del rapporto <strong>di</strong> due

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