G Ital Cardiol Vol 8 Ottobre 2007 Raccomandazioni <strong>per</strong> <strong>la</strong> sospensione del<strong>la</strong> terapia antipiastrinica • Non è consigliata l’interruzione temporanea del<strong>la</strong> duplice terapia antipiastrinica (aspirina e clopidogrel) nei primi 12 mesi successivi all’episodio acuto (I-C). • La sospensione temporanea è obbligatoria in presenza di emorragie maggiori o potenzialmente fatali, oppure in caso di interventi chirurgici durante i quali il verificarsi anche di un sanguinamento minore può comportare gravi conseguenze (chirurgia spinale o cerebrale) (IIa-C). • Non è consigliata <strong>la</strong> sospensione prolungata o <strong>per</strong>manente di aspirina, clopidogrel o di entrambi, salvo quando indicata dal punto di vista clinico. Deve essere preso in considerazione il rischio di recidiva di eventi ischemici che dipende (fra i vari fattori) dal rischio iniziale, dal<strong>la</strong> presenza e dal tipo di stent impiantato e dall’intervallo di tempo tra l’ipotizzata sospensione e l’evento indice e/o <strong>la</strong> procedura di rivasco<strong>la</strong>rizzazione (I-C). 5.4 Rivasco<strong>la</strong>rizzazione coronarica La rivasco<strong>la</strong>rizzazione coronarica nel contesto di una SCA-NSTE viene eseguita <strong>per</strong> alleviare <strong>la</strong> sintomatologia anginosa o l’ischemia miocardica in atto e <strong>per</strong> prevenire <strong>la</strong> progressione a IM o morte. Le indicazioni al<strong>la</strong> rivasco<strong>la</strong>rizzazione miocardica e l’approccio preferito (PCI o CABG) dipendono dall’estensione e dal<strong>la</strong> gravità delle lesioni, identificate all’angiografia coronarica, dalle condizioni del paziente e dalle comorbilità. 5.4.1 Angiografia coronarica L’angiografia coronarica invasiva rimane <strong>la</strong> metodica d’elezione <strong>per</strong> stabilire l’opportunità del<strong>la</strong> rivasco<strong>la</strong>rizzazione chirurgica e/o <strong>per</strong>cutanea. Si raccomanda di eseguire <strong>la</strong> coronarografia dopo somministrazione intracoronarica di vasodi<strong>la</strong>tatori (nitrati) allo scopo di attenuare <strong>la</strong> vasocostrizione ed eliminare <strong>la</strong> componente dinamica che caratterizza spesso una SCA 292 . Nei pazienti con segni di compromissione emodinamica (edema polmonare, ipotensione, gravi aritmie potenzialmente fatali) è consigliabile posizionare un contropulsatore aortico, limitare il numero delle iniezioni coronariche ed evitare di eseguire una ventricolografia sinistra. I dati del TIMI-3B 293 e del FRISC-2 294 mostrano che il 30-38% dei pazienti con sindromi coronariche instabili presenta ma<strong>la</strong>ttia monovasale, mentre il 44-59% è affetto da ma<strong>la</strong>ttia multivasale (stenosi >50%). L’incidenza di stenosi del tronco comune varia dal 4 all’8%. Sebbene l’angiografia consenta generalmente di ben definire <strong>la</strong> gravità di una stenosi, talvolta può essere di ausilio l’ecografia intravasco<strong>la</strong>re 295 . L’esame coronarografico, unitamente ai rilievi elettrocardiografici e alle anomalie del<strong>la</strong> cinesi parietale, <strong>per</strong>mette quasi sempre di identificare <strong>la</strong> lesione responsabile, solitamente caratterizzata da eccentricità, irrego<strong>la</strong>rità dei bordi, ulce- 630 razione, ridotta densità e difetti di riempimento, che depongono <strong>per</strong> <strong>la</strong> presenza di un trombo intracoronarico 296 . Alcune volte tuttavia può essere difficoltoso individuare <strong>la</strong> lesione colpevole, giacché le suddette caratteristiche possono essere riscontrate in più di un vaso, oppure possono essere assenti. Nel 14-19% dei casi, infatti, <strong>la</strong> presenza di ma<strong>la</strong>ttia aterosclerotica diffusa non si associa a stenosi significative 253 . Sono attualmente in corso di valutazione nuove tecniche di indagine diagnostica invasiva <strong>per</strong> <strong>la</strong> loro capacità di identificare <strong>la</strong> presenza di uno o più segmenti vulnerabili, di monitorare le variazioni sia spontanee sia indotte dal<strong>la</strong> terapia, e di mettere in re<strong>la</strong>zione i marker di vulnerabilità del<strong>la</strong> p<strong>la</strong>cca con il decorso clinico del paziente 297,298 . L’accumulo focale di specifici elementi costitutivi del<strong>la</strong> p<strong>la</strong>cca, come il nucleo necrotico ricco di lipidi, e l’indebolimento del cup fibroso si associano ad instabilità 299,300 . Attualmente resta da chiarire se i segmenti coronarici non colpevoli che mostrano caratteristiche di vulnerabilità meritino un trattamento meccanico 301 . 5.4.2 Strategia invasiva versus strategia conservativa Scelta del<strong>la</strong> strategia. Nei pazienti con angina grave in atto, con modificazioni elettrocardiografiche marcate e dinamiche e instabilità emodinamica al momento del ricovero o in tempi successivi occorre programmare quanto prima l’esame coronarografico (strategia invasiva urgente). Questi pazienti costituiscono il 2-15% di tutti i pazienti ricoverati <strong>per</strong> SCA-NSTE 302-304 . Nei pazienti a medio-alto rischio, ma senza le precedenti caratteristiche, potenzialmente fatali, sono state valutate come strategie alternative <strong>la</strong> coronarografia precoce (entro 72 h) seguita da rivasco<strong>la</strong>rizzazione quando possibile e indicata, oppure un’iniziale stabilizzazione con terapia farmacologica ed esecuzione selettiva del<strong>la</strong> coronarografia sul<strong>la</strong> base del decorso clinico. Nei pazienti a basso rischio, prima del<strong>la</strong> dimissione deve essere eseguita una valutazione non invasiva <strong>per</strong> rilevare un’ischemia inducibile e, in caso di riscontro positivo, deve essere eseguita <strong>la</strong> coronarografia 305 (vedere Sezione 8 Strategie gestionali). Una metanalisi di sette trial randomizzati (comprendente studi condotti prima del<strong>la</strong> <strong>la</strong>rga diffusione degli stent e del<strong>la</strong> politerapia aggiuntiva) ha confrontato l’angiografia di routine (n = 4608) seguita da rivasco<strong>la</strong>rizzazione con una strategia più conservativa (approccio invasivo solo <strong>per</strong> i pazienti con ischemia inducibile o ricorrente, n = 4604), evidenziando una riduzione dell’incidenza di morte e IM al<strong>la</strong> fine del followup a favore del<strong>la</strong> strategia invasiva di routine 306 (12.2 vs 14.4%, OR 0.82, IC 95% 0.72-0.93, p = 0.001). Allo stesso tempo, nel gruppo del<strong>la</strong> strategia invasiva di routine è stata registrata una tendenza statisticamente non significativa verso una riduzione degli eventi fatali (5.5 vs 6.0%, OR 0.92, IC 95% 0.77-1.09), mentre una riduzione significativa è stata riscontrata solo <strong>per</strong> l’IM (7.3 vs 9.4%, OR 0.72, IC 95% 0.65-0.88, p
fase ospedaliera fosse stato osservato un rischio precoce di morte e di morte associata ad IM nel gruppo assegnato al<strong>la</strong> strategia invasiva di routine, rispetto a quello assegnato al<strong>la</strong> strategia invasiva selettiva (morte: 1.8 vs 1.1%, OR 1.6, IC 95% 1.14-2.25, p = 0.007; morte + IM: 5.2 vs 3.8%, OR 1.36, IC 95% 1.12-1.66, p = 0.002). Il beneficio è stato ottenuto, quindi, nel <strong>per</strong>iodo tra <strong>la</strong> dimissione e <strong>la</strong> fine del follow-up, durante il quale è stata rilevata una significativa riduzione del rischio di morte e di morte associata a IM (morte: 3.8 vs 4.9%, OR 0.76, IC 95% 0.62-0.94, p = 0.01; morte + IM: 7.4 vs 11.0%, OR 0.64, IC 95% 0.55-0.75, p
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