Linee guida Linee guida per la diagnosi e - Cardiologia interventistica
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zione del rischio di morte a 2 anni del 23% (RR 0.77,<br />
IC 95% 0.60-0.99). Nell’esaminare separatamente i risultati<br />
nei due sessi, tuttavia, è risultato un beneficio terapeutico<br />
solo a favore degli uomini (RR 0.68, IC 95%<br />
0.57-0.81), mentre nessun effetto favorevole è stato riscontrato<br />
nelle donne ad un follow-up compreso tra 6<br />
mesi e 1 anno (RR 1.07, IC 95% 0.82-1.41) 430 . Entrambi<br />
gli studi RITA-3 e FRISC-2 hanno osservato un’incidenza<br />
maggiore di morte e IM non fatale nelle donne<br />
431,432 . Nel TACTICS-TIMI-18 non sono state registrate<br />
differenze corre<strong>la</strong>te al sesso <strong>per</strong> quanto attiene al<strong>la</strong><br />
strategia invasiva. In rapporto all’approccio conservativo,<br />
<strong>la</strong> rivasco<strong>la</strong>rizzazione ha determinato un miglioramento<br />
del<strong>la</strong> prognosi nelle donne (OR 0.72, IC<br />
95% 0.47-1.11) di entità pari a quel<strong>la</strong> degli uomini (OR<br />
0.64, IC 95% 0.47-0.88, p = 0.60 <strong>per</strong> l’interazione fra i<br />
due sessi), con un beneficio su<strong>per</strong>iore nelle pazienti con<br />
elevati livelli di cTnT (OR 0.47, IC 95% 0.26-0.83) 433 .<br />
Un miglior decorso clinico a lungo termine è stato evidenziato<br />
in donne consecutive assegnate all’approccio<br />
invasivo precoce 434 . Viceversa, al follow-up di 5 anni<br />
dello studio FRISC-2, <strong>la</strong> strategia invasiva non ha comportato<br />
alcun miglioramento del<strong>la</strong> prognosi nelle donne<br />
(incidenza di morte e IM del 21.9% e 19.6% rispettivamente<br />
nei gruppi di approccio invasivo e di approccio<br />
conservativo), a fronte di un beneficio significativo<br />
riscontrato negli uomini [incidenza di morte e IM del<br />
19.0% e 26.8%, rispettivamente, nei gruppi di approccio<br />
invasivo e di approccio conservativo (RR 0.70, IC<br />
95% 0-59-0.86)] con una significativa interazione tra i<br />
due sessi (p = 0.01) 122 . Infine, una metanalisi più recente<br />
del<strong>la</strong> Cochrane Col<strong>la</strong>boration ha evidenziato un<br />
beneficio significativo a lungo termine in re<strong>la</strong>zione all’incidenza<br />
di morte e IM (RR 0.73, IC 95% 0.59-0.91)<br />
nelle donne assegnate a strategia invasiva, malgrado il<br />
riscontro di un rischio precoce 313 . Questi risultati contrastanti<br />
depongono <strong>per</strong> <strong>la</strong> necessità di ulteriori trial<br />
randomizzati volti a stabilire se una strategia invasiva di<br />
routine determini effetti favorevoli nel sesso femminile.<br />
Nel frattempo, si raccomanda di adottare un approccio<br />
invasivo di routine principalmente nelle pazienti<br />
che rispondono ai criteri di elevato rischio, in presenza<br />
quindi di ischemia in atto o di un’elevazione delle troponine,<br />
tenendo in debita considerazione eventuali patologie<br />
concomitanti.<br />
Raccomandazioni <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione del paziente di sesso<br />
femminile<br />
• Le donne devono essere valutate e trattate al<strong>la</strong><br />
stregua degli uomini, ponendo partico<strong>la</strong>re attenzione<br />
al<strong>la</strong> presenza di comorbilità (I-B).<br />
7.3 Diabete mellito<br />
La presenza di diabete mellito costituisce un fattore<br />
predittivo indipendente di aumentata mortalità nei pazienti<br />
con SCA-NSTE ed è associata ad un rischio di<br />
mortalità 2 volte su<strong>per</strong>iore rispetto ai pazienti non diabetici<br />
435 , evidenza che ne determina l’inclusione nel<strong>la</strong><br />
645<br />
<strong>Linee</strong> <strong>guida</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>diagnosi</strong> e il trattamento delle SCA-NSTE<br />
categoria ad alto rischio. I pazienti diabetici presentano<br />
un maggior numero di comorbilità che comprendono <strong>la</strong><br />
disfunzione renale, lo scompenso cardiaco, l’ictus e le<br />
ma<strong>la</strong>ttie vasco<strong>la</strong>ri 436 . Nel complesso, il 20-30% circa<br />
dei pazienti con SCA-NSTE è affetto da diabete mellito,<br />
che nel<strong>la</strong> maggior parte dei casi è di tipo 2 con resistenza<br />
all’insulina. I dati di recenti registri condotti negli<br />
Stati Uniti e in Europa indicano che l’incidenza di<br />
diabete mellito è in aumento tra i pazienti con SCA-<br />
NSTE, con un range del 29-35% in Europa. Tale patologia<br />
è di più frequente riscontro nelle donne che negli<br />
uomini (41.6 vs 30.7%). I pazienti diabetici sono spesso<br />
anche i<strong>per</strong>tesi (81 vs 66% nei non diabetici) e obesi<br />
(un indice di massa corporea >30 kg/m 2 è di più facile<br />
riscontro nei diabetici che nei non diabetici; rispettivamente,<br />
25.5 vs 18.6%), e affetti da insufficienza renale<br />
(7.2 vs 2.4% nei non diabetici) 437,438 . Nel caso di <strong>diagnosi</strong><br />
documentata di diabete, ridotta tolleranza al glucosio<br />
o alterata glicemia a digiuno, due terzi dei pazienti<br />
affetti da CAD acuta o cronica presentano anomalie<br />
del metabolismo glucidico 439 . I pazienti con ridotta<br />
tolleranza al glucosio o alterata glicemia a digiuno<br />
hanno una prognosi più sfavorevole rispetto ai pazienti<br />
senza anomalie del metabolismo glucidico, ma<br />
una prognosi leggermente migliore rispetto ai diabetici.<br />
Poiché i pazienti diabetici sono a rischio più elevato<br />
di eventi avversi, si raccomanda di adottare misure di<br />
prevenzione primaria e secondaria più rigorose. Nello<br />
studio DIGAMI, un rigoroso controllo glicemico mediante<br />
somministrazione endovenosa di insulina e glucosio<br />
ha determinato, in pazienti con STEMI, una riduzione<br />
del<strong>la</strong> mortalità ad 1 anno del 30% 440 , beneficio<br />
che si è mantenuto a 39 mesi 441 . Questi dati non sono<br />
stati confermati nel DIGAMI-2, nel quale, tuttavia, i livelli<br />
di glucosio sono risultati un potente fattore predittivo<br />
indipendente di mortalità a lungo termine in pazienti<br />
post-IM con diabete di tipo 2, con un aumento<br />
del<strong>la</strong> mortalità a lungo termine del 20% <strong>per</strong> ogni incremento<br />
di 3 mmol/l dei livelli p<strong>la</strong>smatici di glucosio 442 .<br />
Le attuali evidenze indicano che nei pazienti diabetici<br />
con elevati livelli di glucosio nel sangue al momento<br />
del ricovero si rende necessaria un’infusione di insulina<br />
al fine di normalizzare quanto prima l’alterato metabolismo<br />
glicemico. Livelli moderatamente o appena<br />
elevati possono essere control<strong>la</strong>ti mediante farmaci<br />
ipoglicemizzanti orali. Durante il follow-up, uno stretto<br />
controllo glicemico ha un effetto favorevole e, a questo<br />
scopo, possono essere opportuni un adeguato regime<br />
dietetico, le modifiche dello stile di vita e l’impiego<br />
di farmaci <strong>per</strong> via orale e di insulina. Informazioni più<br />
dettagliate a riguardo si possono trovare nelle linee <strong>guida</strong><br />
di riferimento sul<strong>la</strong> gestione del diabete e delle patologie<br />
cardiovasco<strong>la</strong>ri 340 .<br />
L’esecuzione di un’angiografia e/o di un’angiop<strong>la</strong>stica<br />
comporta un aumento del rischio di nefropatia da<br />
mezzo di contrasto (CIN). In teoria, <strong>la</strong> metformina deve<br />
essere sospesa 24 h prima dell’esame o al massimo<br />
il giorno stesso del<strong>la</strong> procedura. Il rischio di acidosi <strong>la</strong>t-