VANGELO E MISSIONE 3 _2008_ - Luca Moscatelli
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3. Testo<br />
3.1. Gesù solo<br />
• Scende dalla barca da solo: i suoi sembra restino sulla barca ad aspettarlo. Il fatto ha<br />
evidentemente un valore simbolico, quello di sottolineare una precedenza, un<br />
protagonismo, una unicità. Gesù affronterà demoni, mandriani e gente ostile in<br />
solitudine.<br />
• Si trova in territorio pagano.<br />
Gesù, che ha chiamato alla sua sequela degli israeliti – in qualche modo da sempre distinti<br />
per elezione dagli «altri» –, si colloca ora tra loro e il «mondo», muovendo i primi (decisivi)<br />
passi di quella che sarà la missione tra i pagani. Comunque è lui in primo piano ed è<br />
protagonista; noi sempre suoi seguaci e testimoni della sua missione.<br />
3.2. L’indemoniato<br />
L’indemoniato appare segregato dalla società, seppure vicino ad essa. Sta lontano da tutti,<br />
ma quando Gesù si presenta egli va subito incontro a lui.<br />
E’ stato più volte legato. La sua forza è mostruosa. Quando non si riesce a vincere il male<br />
ci si accontenta di «contenerlo», ma senza successo (abbiamo visto come al cap 3, i<br />
famigliari di Gesù vanno a «prenderlo»; i capi lo accusano di essere posseduto da satana<br />
e lui parla di legare l’uomo forte per rapinargli la casa...). Lo «schema» di contenimento è<br />
dunque fragile, e qui Marco fa dell’ironia. Ma gli uomini non ne vedono l’inconsistenza,<br />
meno che mai la malvagità.<br />
Abita i sepolcri: è come già morto. Frequenta luoghi solitari, dove grida e si fa del male.<br />
Attira l’attenzione e si punisce (è il segno che sente all’origine della sua possessione<br />
anche una dimensione di giudizio sociale?). Non è oggetto di compassione, bensì di<br />
paura: in lui non si vede più un uomo, ma soltanto un indemoniato.<br />
Davanti a Gesù egli assume un atteggiamento ambivalente: è rispettoso (si prostra), ma<br />
insieme anche aggressivo (urla). Conosce l’identità profonda di Gesù (Figlio di Dio), quella<br />
udita al battesimo, e che sarà ridetta soltanto alla trasfigurazione, in parte da Bartimeo<br />
(Figlio di Davide) e soprattutto, alla fine, dal centurione sotto la croce. Gesù non lo fa<br />
tacere come al solito. Forse perché siamo tra pagani e dunque non c’è pericolo che tale<br />
titolo susciti scandalo o attese ambigue? O forse, più banalmente, perché non ci sono<br />
testimoni (vedi però la presenza, sia pure a distanza e menzionata solo in un secondo<br />
momento, dei mandriani)? Resta il fatto, sconcertante, che sono i demoni i migliori<br />
conoscitori dell’identità profonda di Gesù.<br />
3.3. Gesù e Legione<br />
Davanti a Gesù i demoni invocano una separazione / estraneità. Sarebbe condizione per<br />
la loro sopravvivenza, e insieme per la sopravvivenza dello «schema» che regola i rapporti<br />
tra bene e male.<br />
Gesù ha già preso l’iniziativa di cacciarlo. Essi gli obbediscono, ma insieme tentano di<br />
resistergli / di rovinarlo rivelando il suo nome.<br />
Il suo nome, Legione, è un nome collettivo e insieme militare: egli ha la forza di un esercito<br />
di occupazione romana (una legione contava 5.000 / 6.000 uomini). Chiede (il testo dice<br />
due volte che lo scongiurano, lo supplicano [parakaleo]) di non cacciarlo dalla regione,<br />
segno di un legame con quel luogo. La società è malata: cerca di escludere il male, tenta<br />
di legarlo ma alla fine ci convive. Ed esso prospera.<br />
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