VANGELO E MISSIONE 3 _2008_ - Luca Moscatelli
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donna, attirando la sua attenzione su quello che è accaduto? Penso che Gesù desideri far<br />
parlare la vittima finora ammutolita dalla violenza della folla, nonostante possa ancora<br />
temere l’autorità di Gesù (lo chiama «Signore», mentre la folla lo aveva chiamato<br />
Maestro). E credo che voglia segnalarle che quanto è accaduto deve essere fonte di<br />
stupore: è stata testimone di un miracolo, il cerchio dell’accusa è stato spezzato.<br />
Ora Gesù «perfeziona» il miracolo: lui che si è trattenuto dal giudicare la folla adesso<br />
perdona la donna senza che lei glielo abbia chiesto (ritiene imperdonabile il suo peccato?).<br />
Lo fa nella solitudine di una relazione finalmente personale, «segreta»; dove è stata tolta<br />
ogni asimmetria: entrambi in piedi, si guardano e si rivolgono una parola priva di minaccia.<br />
Gesù non le chiede nulla sul suo peccato, e lei non deve difendersi magari accusando a<br />
sua volta persone, circostanze, società, o addirittura Dio stesso, come si legge che fecero<br />
Adamo ed Eva in Gn 3,12.<br />
4. «Io non giudico nessuno» (8,12-15)<br />
C’è un «segreto» di Gesù che lo fa essere «luce», addirittura luce del mondo. Chi lo<br />
accoglie ne viene illuminato. Tuttavia per accoglierlo occorre accettare la sua «stranierità».<br />
Infatti lo può «comprendere» (cioè letteralmente «prendere con sé») solo chi accetta di<br />
non sapere da dove viene e dove va, proprio come diceva Gesù a Nicodemo (Gv 3,1ss) a<br />
proposito dello Spirito santo. Com-prendere dunque («ne senti la voce» Gv 3,8), ma senza<br />
possedere.<br />
Ciò che rende straniero Gesù, quello che lo rende «diverso», è la sua particolare<br />
comunione con Dio. Di nuovo immerso nella polemica con i «farisei» – il cui nome vuol<br />
dire «separati» ed evoca un attivo «estraniarsi» (per non contaminarsi) dalla gente<br />
comune – il Maestro porta alla luce la loro presunzione religiosa mostrando la vera<br />
differenza, la sua. Il folgorante v 15 «Voi giudicate secondo la carne; io non giudico<br />
nessuno» potremmo riscriverlo così: «Voi, che appartenete all’umanità peccatrice e<br />
seguite criteri diabolici (diàbolos, divisore), giudicate; io invece, che appartengo a Dio e<br />
“incarno” il suo stile (di comunione), non giudico nessuno». Siccome già in Gv 3,6 («Quel<br />
che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito») Gesù distingueva<br />
carne e Spirito come due principi generatori ed esclusivi, almeno visti dalla parte<br />
dell’uomo, possiamo leggere anche qui la medesima contrapposizione: se si segue il<br />
principio-carne si giudica (si accusa) chiunque; se si segue il principio-Spirito non si<br />
giudica (non si accusa) nessuno. E’ già una «buona notizia». Ma la «notizia ottima» è che<br />
tale contrapposizione, vista dalla parte di Dio, con Gesù non è più esclusiva. Il Padre ha<br />
infatti mandato il Figlio affinché la carne venga fatta rinascere dallo Spirito di Dio. Non<br />
togliamo nulla alla forza di questa affermazione, anche se fa vacillare le nostre certezze!<br />
Chi è / chi vuole essere secondo lo Spirito di Dio anche se è fatto di carne (come il Verbo<br />
stesso del resto) non giudica nessuno. «Satana» – ricordiamolo sempre – prende il suo<br />
nome dal verbo satan, che vuol dire accusare…<br />
5. Il «silenzio» del salmista<br />
Uno degli aspetti dello stile di Gesù dal quale emerge il suo essere straniero è il silenzio. Il<br />
Maestro, manifestando la sua unicità non solo nel parlare ma anche nel tacere, mostra di<br />
nascondere un segreto che lo rende diverso allontanandolo da tutti. Il silenzio nel quale<br />
Gesù si «chiude» durante la sua Passione è davvero sorprendente, circondato com’è da<br />
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