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VANGELO E MISSIONE 3 _2008_ - Luca Moscatelli

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suggerire per che cosa, per chi o come: il vivere ha valore in se stesso, soprattutto se uno<br />

è appena uscito da una condizione di «morte». La cosa viene confermata dall’eclissarsi di<br />

Gesù, particolare incantevole. Egli è il «segreto» del ritorno alla vita di quell’uomo: il<br />

guarito ricorda le sue «parole», che lo hanno fatto camminare, ma non sa neppure chi sia.<br />

B – Deve prendere sotto braccio il suo giaciglio, simbolo della «morte» alla quale è<br />

stato strappato. Il guarito lo porta con sé, ma dopo l’incontro con i Giudei che lo<br />

rimproverano perché portarlo è un «lavoro» scompare. Il particolare sembra solo<br />

funzionale al racconto: senza di esso l’ex paralitico non sarebbe stato fermato dai Giudei e<br />

non avrebbe potuto raccontare quanto gli era appena accaduto. Perché però poi<br />

scompare, dopo essere stato nominato ben cinque volte? Forse perché per poter<br />

«camminare» di sabato ha dovuto lasciarlo: per vivere la pienezza del giorno del Signore<br />

occorre «dimenticare» la morte. Ma forse anche perché ha voluto liberarsi di un brutto<br />

ricordo. E su questo sarà presto richiamato. La morte non deve essere dimenticata, è<br />

sempre in agguato... Il primo incontro tra Gesù e il malato termina con questa<br />

annotazione: «Ma quel giorno era sabato!». La intendiamo subito come una minaccia:<br />

purtroppo tutto questo è accaduto quando non doveva, e adesso… Ma può essere intesa<br />

anche come una esclamazione ammirativa: una cosa del genere non poteva trovare<br />

miglior contesto che il giorno dedicato alla contemplazione / alla lode del Dio che salva.<br />

Naturalmente i Giudei intendono nel primo modo, mentre l’evangelista suggerisce il<br />

secondo.<br />

5. Il sabato, il Figlio e il Padre<br />

Gesù incontra una seconda volta il guarito nel Tempio, luogo che aveva chiamato «casa<br />

del Padre mio» (2,16). Restituito alla vita, il camminare lo ha condotto dove la sua malattia<br />

gli impediva (da 38 anni!) di andare o anche di essere portato per motivi di «purità». Gesù<br />

restituendolo alla pienezza dell’esistenza lo ha restituito alla relazione con il Padre, con<br />

colui che è il Vivente e che dà la vita. Trovandolo in questo luogo, nella ritrovata relazione<br />

con Dio, Gesù può constatare che è davvero guarito. Gli suggerisce di non peccare, cioè<br />

di «camminare» (agire) bene, per non sperimentare più la morte (quella definitiva di chi<br />

abbandona Dio). Queste parole non sono una formula di perdono. Gesù non collega la<br />

malattia al peccato, bensì la salute a una condotta buona. La sua non è in alcun modo una<br />

minaccia, ma il buon consiglio di custodire la relazione con Dio Padre, che è per la vita<br />

eterna. Il frutto immediato di questa vita nuova è che il guarito riconosce Gesù come colui<br />

che gli ha reso possibile la scoperta del «segreto» della sua vita, e va a dirlo ai Giudei.<br />

Quella che a prima vista potrebbe sembrare una delazione, è in realtà la testimonianza<br />

che egli rende al Signore.<br />

I vv 16 e 18, che raccontano l’intensificarsi dell’ostilità dei Giudei contro Gesù a motivo<br />

delle sue trasgressioni del sabato, circondano il v 17: «Ma Gesù rispose loro: Il Padre mio<br />

opera sempre, e anch’io opero». Presentarsi così prossimo a Dio da farsi a lui uguale non<br />

poteva che scatenare l’opposizione di chi avvertiva questa pretesa come blasfema. Per<br />

qualcuno perfino Dio riposò il settimo giorno (cf Gn 2,1-3). Ma certamente deve «cessare»<br />

l’uomo, affinché sia evidente con il suo riposo che lascia interamente il posto a Dio nella<br />

sua esistenza almeno un giorno alla settimana, così che Egli possa realizzare ciò che è<br />

salvezza. Ma se Dio avesse deciso di realizzare questo per i suoi figli attraverso un uomo?<br />

Questo uomo che è Gesù non può fare nulla senza il Padre, ma tutto ciò che vede fare dal<br />

Padre egli lo fa (5,19ss.!). E in questa relazione la cui intimità è unica egli ci ospita.<br />

Restando attaccati a lui possiamo ritrovare quella comunione che è vita in pienezza.<br />

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