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VANGELO E MISSIONE 3 _2008_ - Luca Moscatelli

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I discepoli sono chiusi:<br />

• in uno schema: il regno di Israele (cf 1,6; 1,21-22)<br />

• in una relazione: con Gesù (cf 1,10)<br />

• in un luogo: la «stanza»; Gerusalemme (cf 1,12; 1,1-8,1)<br />

• in una idea di missione: il pellegrinaggio delle genti a Gerusalemme (cf 2,1ss)<br />

• in un ruolo: quello di «apostoli» (cf 6,1ss).<br />

Queste chiusure vengono insieme accolte dallo Spirito e insieme «forzate»:<br />

• la pazienza divina concede tempo a una lenta maturazione<br />

• gli eventi (necessità impellenti / impossibilità / opposizione violenta) costringono<br />

all’azione.<br />

Le due sproporzioni con le quali il discepolo / apostolo è confrontato sono la «forza» dello<br />

Spirito (dentro di lui) e la realtà della storia (intorno a lui). Esse in molti modi lo forzano ad<br />

«uscire»:<br />

• dal regno di Israele vero il Regno di Dio<br />

• dal riferimento ossessivo al «cielo» verso la cura per i bisogni della «terra»<br />

• dal dentro verso il fuori<br />

• dall’aspettare che vengano vero l’andare incontro<br />

• dalla presunta esclusività del ruolo apostolico.<br />

4. L’esempio di Paolo<br />

Quello di Paolo è un itinerario «spirituale» (non unico, bensì emblematico) che non trova di<br />

certo il suo compimento in occasione della conversione sulla via di Damasco. Anzi,<br />

semmai trova lì il suo inizio: da quel momento in avanti assistiamo a mirabili mutamenti,<br />

ma non senza altre crisi, cioè non senza altri dolorosi attraversamenti che potrebbero<br />

addirittura configurare l’itinerario di Paolo come un progressivo spossessamento. Mi limito<br />

a suggerire uno schema che il lavoro personale sui testi degli Atti potrà andare a verificare<br />

(e anche a cambiare, sfumare, arricchire, ecc.):<br />

• schiacciato a terra (riportato all’umiltà) da Gesù. Recuperato da un fratello<br />

• esordi fulminanti decisi individualmente. Fallisce e si ritrova solo<br />

• «esilio» (14 anni dimenticato a Tarso). Recuperato da un fratello (Barnaba)<br />

• inviato dalla comunità e successi della prima missione<br />

• contrasti e impedimenti lo orientano dapprima all’apertura ai pagani e<br />

successivamente a varcare i confini dell’occidente<br />

• sperimenta di nuovo un cocente fallimento (Atene)<br />

• costrizioni (prigionia) che gli impediscono la missione. Constata che essa continua<br />

anche senza di lui…<br />

Che cosa spinge Paolo, ossessionato da Israele e dalla sua Legge, a farsi straniero tra<br />

stranieri? Forse l’esperienza di una «estraneità»? Alla luce di questa esperienza<br />

dell’apostolo delle genti come ne esce modificata la nostra idea di missione, ma anche e<br />

necessariamente di chiesa, di fraternità, ecc. e «infine» di Dio? Di che cosa abbiamo<br />

veramente bisogno per essere discepoli-apostoli? E la pratica della missione che cosa ci<br />

insegna riguardo a ciò che è davvero essenziale?<br />

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