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VANGELO E MISSIONE 3 _2008_ - Luca Moscatelli

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1. Sorpresa delle sorprese: cominciare dalla fine<br />

I vangeli collocano sorprendentemente l’inizio della missione «alla fine». Questo fatto<br />

mette in evidenza la struttura del vangelo, che comporta la necessità di un «secondo giro»<br />

dopo la fase prepasquale della sequela. Solo passando attraverso la crisi del venerdì<br />

santo (la croce) i discepoli hanno ripreso tutto quello che Gesù aveva fatto e detto,<br />

esattamente per cercare di comprendere l’epilogo scandaloso della missione del loro<br />

Maestro. Questa «ripresa», per altro, resterà un elemento costante nella storia della<br />

sequela. Il vangelo, per la sua inaudita «novità», comporterà sempre e per tutti una<br />

dinamica di riappropriazione continua e destinata a non essere mai conclusa. D’altra<br />

parte, se questa ripresa ha potuto avvenire, è perché è accaduto un fatto imprevisto, per<br />

quanto insistentemente annunciato: Gesù è risuscitato dai morti e si è mostrato vivo ai<br />

suoi ben prima della fine dei tempi e della risurrezione dei giusti.<br />

La sconvolgente consapevolezza della sua presenza qui e ora ha potuto così riavviare una<br />

esperienza che pareva ormai traumaticamente terminata. In tal modo però chi si è trovato<br />

ad annunciare il vangelo di Gesù Cristo si è visto nella necessità di confessare anche il<br />

suo peccato. La manifestazione del Risorto è avvenuta infatti a discepoli che non avevano<br />

capito il loro Maestro e che nel momento critico della Passione lo abbandonarono e lo<br />

tradirono. Tale manifestazione fu possibile proprio così e proprio a loro in quanto il cuore<br />

del vangelo, fin dall’inizio rivolto ai peccatori, è l’«incomprensibile» misericordia di Dio. Il<br />

centro della rivelazione è pertanto il per-dono, la gratuità con la quale Dio decide di<br />

salvare la sua creatura senza che essa abbia alcun merito; una salvezza che Dio dona<br />

superando anzi l’«originaria» inimicizia (cf Lc 23,34) che l’uomo nutre nei suoi confronti (cf<br />

Gn 3 e Rm 5,6ss). Tale elemento deve rimanere caratteristico per tutti i tempi e i luoghi<br />

della missione cristiana, pena la sua perversione.<br />

Gesù ci assicura dunque la sua presenza e il suo perdono: solo chi ne fa esperienza (e la<br />

ricerca continuamente) è abilitato alla sequela. E’ questo a rendere sopportabile la<br />

responsabilità della missione che egli ci affida. Per meno di questo sarebbe pura<br />

incoscienza affrontare la sproporzione del compito. Gratitudine, affidamento orante al<br />

Padre nel nome del Figlio e profonda umiltà saranno allora gli atteggiamenti del<br />

missionario, capace in questo modo di riconoscere il protagonismo di Dio e il valore del<br />

proprio operare come allusione soltanto e rinvio all’opera dello Spirito (testimonianza). A<br />

questo punto è necessario rimettersi alla scuola del vangelo per poter gustare a fondo<br />

altre due grandi sorprese dello stile del Maestro, che non devono smettere di interrogare il<br />

nostro stile missionario.<br />

2. Prima sorpresa: gli incontri di Gesù<br />

Sorprendente è lo stile di Gesù, che fa degli incontri personali il nucleo portante della sua<br />

missione. Per la nostra mentalità efficientista la sua scelta di privilegiare sempre e<br />

comunque questa dimensione del tutto «particolare» appare disperatamente improduttiva.<br />

Dopo trent’anni di silenzio e sapendo di avere soltanto tre anni per «salvare il mondo»,<br />

perché perdere tanto tempo con singole persone invece di ottimizzarlo puntando su una<br />

comunicazione di massa? Gesù decide di fare spazio all’altro facendosi a lui incontro nella<br />

concretezza della sua singolarissima esistenza perché questo è l’unico modo nel quale la<br />

conoscenza di Dio e della salvezza «universale» può «passare» all’altro; ma insieme può<br />

essere confermata in Gesù stesso! Nell’incontro personale capace di ospitare l’alterità<br />

dell’altro, Gesù e il suo interlocutore «ritrovano» se stessi e insieme si ritrovano in Dio. E<br />

proprio perché questa possibilità è offerta a ciascuno essa è davvero per tutti.<br />

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