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Quando il papà l’accompagnava al mare per giocare<br />
sulla spiaggia con Youssef, si divertiva a correre sulla<br />
battigia e il profumo salmastro dell’acqua le riempiva i<br />
polmoni rendendola garrula, sprizzante di gioia e di<br />
felicità. I suoi piccoli piedi sbattevano nell’acqua che<br />
risaliva dal mare per correre subito indietro quasi<br />
timorosa di essersi staccata o di perderlo. In quei<br />
momenti sembrava che la spiaggia stesse muovendosi<br />
e che l’acqua volesse trascinarla al largo. Allora si<br />
inebriava di felicità e ubriaca di gioia si lasciava cadere<br />
a bocconi sulla sabbia starnazzando e ridendo come<br />
una piccola anatra. Le piaceva guardare il mare e<br />
perdersi oltre il suo orizzonte, rimanere rapita dal<br />
volo dei gabbiani che garrivano e veleggiavano liberi<br />
in cielo. Era attratta da ogni cosa nuova, dalle luci e<br />
dai colori. Se vedeva i bambini a giocare diventava<br />
tutta allegra e non riusciva a non mischiarsi nei loro<br />
giochi. I souk la entusiasmavano perché là tutto era in<br />
movimento e si poteva toccare e acquistare. Era facile<br />
conoscere nuove persone, come nelle moschee e nelle<br />
vie del centro di Gazha City dove si incontravano<br />
uomini e donne di ogni età e di etnie diverse. Quando<br />
papà Khaled l’accompagnava dai nonni paterni, che<br />
vivevano assieme a poche capre in una piccola casa<br />
tutta bianca e mezza coperta da un grande fico che<br />
l’abbracciava quasi a volerla proteggere, la<br />
riempivano di baci e di attenzioni, e le offrivano<br />
datteri e mandorle e croccanti. Lei respirava le loro<br />
carezze e le loro coccole, e dalla felicità le sembrava<br />
di toccare il cielo con un dito. Amava giocare con gli<br />
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