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a guardarmi e sorridendomi continua: “Se é molto<br />
che aspetto? Sono rimasto qui tutto il giorno, dal<br />
tiepido calore del mattino é venuto mezzogiorno, la<br />
calura del pomeriggio, il fresco della sera ed ora, ora il<br />
freddo della notte ed io, caro lei, aspettando il treno<br />
giusto sono diventato il vecchio che lei vede ora.<br />
Stamani ero giovane ed ora sono un vecchio che ha<br />
lasciato passare tutti i treni senza prenderne mai uno<br />
per paura non fosse quello giusto. Se é molto che<br />
aspetto? Sapesse quanti rimpianti per i treni che ho<br />
lasciato passare, non si può, non si può” ripeteva<br />
scrollando la testa.<br />
Mancano ormai pochi minuti a mezzanotte, la<br />
campanella della stazione comincia a suonare per<br />
indicare che sta arrivando un treno, l'ultimo. Tra<br />
poco uscirà il capostazione con il suo fischietto.<br />
“Sa, ora non é che abbia molta scelta, questo é<br />
l’ultimo”, mi dice sconsolato alzandosi e prendendo<br />
in mano la sua valigia. “Ora lo devo prendere per<br />
forza il treno e, creda, sento che proprio ora sto<br />
cominciando a vivere, proprio ora che vado<br />
verso…”.<br />
Interrompe la frase, si avvicina ai binari, una luce<br />
sulle rotaie si avvicina piano piano verso la stazione,<br />
sento il fischio della locomotiva che sta arrivando, il<br />
capostazione esce dalla sua guardiola indossando il<br />
cappello con un fischietto ed una paletta in mano.<br />
Rimango li seduto. Il vecchio, salendo su uno dei<br />
vagoni, volge lo sguardo verso di me, mi sorride,<br />
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