vol1 - Pagine Ribelli

Passai una mano interiore sugli occhi occulti del mio
cervello.
Sentii il mio cuore ondeggiare e infine impennarsi: fu
allora che decisi di mandare a fa’n culo lei e l’intero
spettacolo, con carismatico distacco.
Estrassi dalla tasca una pistola e, guardandola negli occhi
sparai un solo colpo. Il suo sorriso si trasformò in un
buffo rantolo, come quando qualcosa va di traverso.
La vidi alzare le braccia al cielo ed afflosciarsi sulla
poltrona, come se un burattinaio invisibile avesse sfilato
la mano da dentro un pupazzo.
Prima di andarmene, le regalai un ultimo sorriso, aperto
come l’aria, appiccicai la gomma che stavo masticando
sul bracciolo della poltrona
e ...la derubai di tutti i suoi risparmi.
Nella cassaforte vuota, a firmare il mio crimine, lasciai un
biglietto: “Ti sei mai chiesta quanti siano gli strati di un essere
umano?”.
Quella notte provai, un po’ per curiosità e un po’ per
abitudine, a piangere lacrime dolorose e disperate. Ma
ormai era tardi: caddi in un sonno profondo e ristoratore.
L’autore del delitto, ovviamente, non venne mai scoperto
ed io, dopo quella mia prima volta, cominciai una nuova
brillante carriera: tragici incidenti, delitti perfetti, perfino
piccole stragi...
Da quel giorno, dal giorno, cioè, della mia prima
ribellione, non ho mai smesso di architettare omicidi,
sapendo che ogni assassinio è come una sorgente di
acqua fresca per il deserto del mio cuore, eleva la mia
anima e stimola la mia energia creativa. Strangolo la
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