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NOTIZIARIO - Frati Minori di Lombardia

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DAI MONASTERI DELLA LOMBARDIA<br />

Nella prima settimana <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre le nostre comunità hanno accolto la visita <strong>di</strong> fr. Rafael Blanco,<br />

delegato Pro Monialibus del Ministro Generale. Iniziando dal monastero <strong>di</strong> Milano e pellegrinando negli<br />

altri monasteri <strong>di</strong> Bergamo, Lovere e Bienno, fr. Rafael si è intrattenuto con noi offrendoci una<br />

me<strong>di</strong>tazione sull‟Avvento e la conversione e raccontandoci in modo simpatico ed esauriente il suo lavoro<br />

a servizio delle comunità contemplative dell‟Or<strong>di</strong>ne (Clarisse, Concezioniste, ecc. comprese alcune<br />

comunità maschili). Fr. Rafael ha gustato in modo semplice e gioioso la nostra accoglienza, sentendosi<br />

- come lui stesso ci ha detto - davvero un fratello tra sorelle.<br />

Ringraziamo il Signore per questo servizio pro monialibus o…pro mulieribus…o…demonialibus!<br />

DIALOGO ECUMENICO<br />

SEI PRINCIPI PER UN DIALOGO AUTENTICO<br />

Congresso monaci cattolici e monaci ortodossi<br />

MONASTERO DI BOSE: 8-12 SETTEMBRE 2010<br />

Proposta per una riflessione su 6 principi per il <strong>di</strong>alogo oggi<br />

“Noi” e “gli altri”: due categorie <strong>di</strong> pensiero e <strong>di</strong> vita per istituire<br />

relazioni con gli altri, con i <strong>di</strong>versi, con gli stranieri. Difficile è definire i<br />

confini tra queste due entità, <strong>di</strong>fficile è <strong>di</strong>re chi appartiene all‟una o<br />

all‟altra.<br />

Quando tentiamo questa impresa, possiamo camminare su due percorsi: possiamo passare su<br />

un ponte o andare a sbattere contro un muro. Sempre è possibile scoprire un fecondo intreccio<br />

tra le due categorie, poiché l‟uomo è essenzialmente essere-in-relazione: con il mio prossimo,<br />

che è accanto a me, con le passate e con le future generazioni. Posso, consapevole <strong>di</strong> questo,<br />

contribuire nel bene e (nel male) a quel mirabile corpo collettivo che è l‟umanità.<br />

Destare questa consapevolezza oggi: impresa urgente perché non accada che il <strong>di</strong>verso da me<br />

muoia, che lo straniero per me non scompaia. E bene che il <strong>di</strong>verso e lo straniero siano: essi<br />

vengono ad inquietare le nostre false sicurezze.<br />

Siamo uomini-in-relazione sempre e con tutti: dunque ridestare il “gusto dell‟altro” e “far posto<br />

all‟altro”: l‟altro è l‟irriducibile, è colui senza il quale non posso vivere.<br />

Siamo chiamati oggi a coniugare la coscienza della propria identità e convivenza con l‟altro, con<br />

lo straniero. Come riconoscere, alimentare e rafforzare la propria identità senza che essa entri in<br />

un fecondo rapporto <strong>di</strong>alettico con l‟altro, con il <strong>di</strong>verso da me? E come convivere in un confronto<br />

civile con il <strong>di</strong>verso senza essere oggi consapevole che l‟altro da lontano è fatto molto vicino, che<br />

l‟estraneo ci è <strong>di</strong>venuto familiare?<br />

L‟altro è me, l‟altro siamo noi: “lo straniero ti permette <strong>di</strong> essere te stesso, facendo <strong>di</strong> te uno<br />

straniero. La <strong>di</strong>stanza che ci separa dallo straniero è quella stessa che ci separa da noi”<br />

(Edmondo Jabès). Che questa <strong>di</strong>stanza sia ponte o baratro <strong>di</strong>pende da me, da noi.<br />

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Fr. Fiorenzo Reati

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