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NOTIZIARIO - Frati Minori di Lombardia

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Parola <strong>di</strong> Dio sa poi leggere in profon<strong>di</strong>tà la vita e <strong>di</strong> essa <strong>di</strong>venta interprete non superficiale, ma lettore<br />

sapiente e custode <strong>di</strong> ogni realtà umana compresa la malattia e la morte. È la lettura credente della vita<br />

e della storia che si impone a chi come noi celebra il Verbo fatto carne.<br />

L‟apostolo ed evangelista ci ha annunciato nella prima lettura la grande verità, che con tutta la<br />

Chiesa stiamo celebrando e vivendo: il Verbo <strong>di</strong> Dio si è fatto uomo. Il Verbo della vita noi lo<br />

contempliamo nel bambino Gesù; la nostra vita eterna è Lui. Questo annuncio <strong>di</strong> gioia risuonato nella<br />

notte <strong>di</strong> Natale ci ricolma il cuore <strong>di</strong> pace e <strong>di</strong> serenità anche <strong>di</strong> fronte al mistero della morte.<br />

Sant‟Agostino in un suo <strong>di</strong>scorso ci ricorda infatti: “ Saresti morto per sempre, se egli non fosse nato nel<br />

tempo. Non avrebbe liberato dal peccato la tua natura, se non avesse assunto una natura simile a quella<br />

del peccato. Non avresti riavuto la vita, se egli non si fosse incontrato con la tua stessa morte”. Risentire<br />

allora, <strong>di</strong> fronte alla morte <strong>di</strong> frate Marzio, che il Dio nato per noi è la nostra vita eterna, è annunciare e<br />

proclamare la vittoria della vita sulla morte; è riconoscere che la vita e non la morte è l‟ultima e definitiva<br />

parola sull‟esistenza umana. Sentire e accogliere nella fede che il bambino nato per noi è il Verbo della<br />

vita è aprirci ad una speranza forte, una speranza che nessuno può toglierci, la speranza che nella notte<br />

santa gli angeli hanno annunciato ai pastori: “«Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà<br />

<strong>di</strong> tutto il popolo: oggi vi è nato nella città <strong>di</strong> Davide un salvatore, che è il Cristo Signore”. È in queste<br />

mani, nelle mani del nostro Salvatore, che affi<strong>di</strong>amo dunque il nostro confratello Marzio.<br />

È poi l‟apostolo ed evangelista Giovanni, colui che ha visto e annunciato il Verbo della Vita ( cfr<br />

orazione dopo la comunione ), che nella pagina del suo Vangelo ci aiuta a ripensare la nostra vita, e<br />

quella <strong>di</strong> frate Marzio, come un andare continuamente verso il sepolcro <strong>di</strong> Cristo per riconoscere, nel<br />

segno del sepolcro vuoto, il grande annuncio della vittoria sulla morte. La corsa della vita ora, per fra<br />

Marzio è terminata, ora Lui vede e contempla il mistero creduto. La sua vita <strong>di</strong> frate semplice e minore è<br />

stata, pur tra i limiti della sua fragile umanità, una vita spesa in questa ricerca e, potremmo <strong>di</strong>re, in<br />

questa corsa. Una vita e una corsa che l‟hanno portato a vivere per tanti anni il ministero della questua,<br />

annunciando il Vangelo della Provvidenza a tutti coloro che lo hanno accolto. Ora che lui è entrato nel<br />

mistero della morte e della risurrezione <strong>di</strong> Cristo troverà il frutto <strong>di</strong> tutto il bene che ha seminato nel suo<br />

andare, nel suo bussare, nel suo chiedere per amor <strong>di</strong> Dio. I tanti che l‟hanno accolto e aiutato in questo<br />

suo servizio ora lo raccomandano al Signore, rendendo grazie del bene ricevuto.<br />

Il padre San Francesco, racconta il suo primo biografo, mentre si trovava alla Porziuncola a santa<br />

Maria degli Angeli, sente un frate questuante che rientrando dalla questua loda Dio ad alta voce. “<br />

Appena lo udì – prosegue il racconto – il santo balzò in pie<strong>di</strong>, corse fuori e, baciata la spalla del frate, si<br />

caricò la bisaccia sulle proprie spalle ed esclamò: Sia benedetto il mio fratello, che va prontamente,<br />

questua con umiltà e ritorna pieno <strong>di</strong> gioia” ( 2 Cel 76 ). Oggi chie<strong>di</strong>amo al padre S. Francesco <strong>di</strong><br />

accogliere frate Marzio con un tenero bacio sulla spalla, quella spalla che ha portato tanti pesi per le<br />

necessità dei frati e dei poveri. Vogliamo chiedere al poverello <strong>di</strong> Assisi <strong>di</strong> accogliere il suo frate<br />

semplice nel suo ritorno a casa. Vogliamo chiedere al patriarca dei poveri Francesco <strong>di</strong> accogliere un<br />

frate minore e introdurlo nella lode eterna che si canta davanti al trono <strong>di</strong> Dio e dell‟Agnello.<br />

Aiutati dal nostro serafico padre S. Francesco <strong>di</strong>ciamo tutti, frati della sua fraternità e della intera<br />

provincia, comunità parrocchiale <strong>di</strong> Civi<strong>di</strong>no, parenti, amici e conoscenti, <strong>di</strong>ciamo : “ Padre che sei nei<br />

cieli, accogli il nostro fratello Marzio nel tuo regno, ove la visione <strong>di</strong> Te è senza veli, l’amore <strong>di</strong> Te è<br />

perfetto, la comunione <strong>di</strong> Te è beata, il go<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> Te senza fine. Amen” ( FF 269 ).<br />

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