NOTIZIARIO - Frati Minori di Lombardia

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Abbiamo condiviso tra noi un unico movimento: se da una parte la persona concreta dei poveri e la relazione con loro ci provoca alla conversione, dall‟altra è la ricerca del volto del Signore a ricondurci sempre di nuovo a lasciarci accogliere da loro. In diverse nostre esperienze abbiamo toccato come Dio si manifesta lì dove accade l‟incontro con l‟altro, che rivela l‟irrompere del Regno, già presente e operante in mezzo a noi. Il nostro desiderio, sempre troppo poco audace, è quello di andare tra i poveri come poveri, per condividere il dono che per primi abbiamo ricevuto. Avvertiamo l‟urgenza di andare a trovare i poveri (Rom e altri) e di aprirci all‟accoglienza. Questo ci chiede di imparare ad affidarci, mentre impariamo a riconoscere il povero anche nel giovane, nella persona che non si accetta, è fratturata, nei malati, nelle persone in ricerca di senso, in coloro che vivono la perdita di riferimento a Dio e alla Chiesa. L‟incontro con i poveri di oggi si rivela insomma come un luogo vivo nel quale verificare, rileggere e ricreare le condizioni per vivere il carisma qui e ora. Non abbiamo niente da dare, ma quello che abbiamo lo diamo, vale a dire la Buona Notizia della Pasqua di Gesù. c. Accogliere il dono della comunione vissuta nella Chiesa per l’annuncio del vangelo … Il dono del carisma di San Francesco vive nella Chiesa e serve questa casa che siamo chiamati a riparare. Ci sentiamo accolti dalla Chiesa. La nostra risposta è quella di apprendere l‟arte di coltivare relazioni all‟interno della Chiesa locale, partecipando agli incontri del clero e collaborando, attenti a non contrapporci alle parrocchie come ad altre realtà ecclesiali. Desideriamo diventare sempre più fratelli dei presbiteri e dei laici, al di là dei ruoli, restando minori, secondo la nostra specifica vocazione. Alcuni di noi avvertono una chiamata a stare nella Chiesa locale come presenza orante tra i poveri. d. Custodire il dono del fratello … Accogliamo il dono del fratello nella scelta decisa di uno stile fraterno di vita, perché riconosciamo che è il nostro modo carismatico di vivere il Vangelo nella Chiesa con e per il mondo. Lo stile che ci è proprio è quello della custodia reciproca: anzitutto sentendosi partecipi della medesima esperienza di fede, quindi accogliendo i fratelli con tutte le fatiche, in un mondo così segnato dall‟individualismo. La condivisione esistenziale della Parola nutre la vita fraterna e accompagna il cammino per lasciarci edificare come luogo di custodia reciproca. In esso si avanza insieme e si impara a tacere, ad attendere, senza sconti sull‟essere veri, chiari, rinunciando ai compromessi, ambiguità e tatticismi che non edificano. Gli spazi piuttosto ristretti in cui abitualmente scegliamo di vivere sembrano favorire la comunicazione e il dialogo, la partecipazione ai servizi domestici, uno stile familiare. Fratelli sono tutti i frati delle nostre Province e dell‟Ordine; cerchiamo insieme tutte le vie per restare uniti e andare noi verso di loro, senza aspettare solamente che essi vengano da noi. L‟amarsi sempre tra noi è un punto essenziale e immediatamente visibile per le persone: è la prima forma di testimonianza e di evangelizzazione. e. Testimoniare e annunciare la Buona Notizia che ha trasformato la nostra vita … Experita aliis tradere: qualcuno tra noi ha proposto questo motto felice, che esprimere ciò che intendiamo per testimonianza. Si tratta di contagiare con ciò che abbiamo sperimentato, L‟annuncio è missionario e per questo abbiamo accolto con gratitudine la chiamata di alcuni tra noi a vivere forme d‟itineranza, per un annuncio semplice e fatto in povertà ed essenzialità. Siamo consapevoli di rendere testimonianza alla Buona Notizia attraverso la nostra vita fraterna, prima nostra missione nella Chiesa. Da questa riceviamo il mandato dell‟evangelizzazione nello stile della missione, aperta al primo annuncio. Risuona con forza tra noi l‟eco del contesto secolarizzato in cui viviamo e dell‟incontro con altre fedi: crediamo che la minorità ci libera dallo spirito di padroni del territorio, per apprendere nuove modalità di una presenza che serve amando le persone che incontriamo. Stiamo cercando anche nuovi linguaggi e modalità per il primo annuncio, studiando varie proposte che circolano nelle nostre Chiese. L‟annuncio infatti non è facoltativo, preme dall‟interno della nostra opzione vocazionale e ci chiede un supplemento di passione, studio e audacia nell‟osare. Riconosciamo che siamo mandati ad annunciare che il mondo è amato e salvato in Cristo; nella e con la Chiesa siamo fatti per camminare e non per sistemarci. 6
3. Per una ricerca che continua Insieme a ciò, abbiamo riconosciuto alcune questioni che restano aperte, nelle quali progredire anche in vista dei prossimi nostri incontri: Privilegiare presenze senza incarichi fissi o troppo identificanti (parroci, cappellani ospedalieri ecc.). Prima con che per, nella logica dell‟Incarnazione. E siamo in rete con altre realtà sociali, ecclesiali, quasi frammento di realtà più ampie di noi. Doppio movimento dell‟andare e dello stare, entrambe forme di evangelizzazione. Rapporto con le Province e con l‟Ordine in una tensione che sia feconda. Il lavoro per l‟autosostentamento e per condividere le condizioni di vita di molti: quali forme e limiti? Dove? Quali tempi? Conciliare vita fraterna e tempi di missioni e di itineranza. Questione dei “luoghi”: case preferibilmente piccole e modeste … Accoglienza ai poveri in varie forme e sempre nella condivisione della vita … Una vita di preghiera creativa e profonda … Approfondire la nostra tradizione carismatica e spirituale, l‟ecclesiologia e la teologia della missione, la conoscenza del nostro tempo e dei suoi movimenti culturali: la riflessione resta preziosa e al servizio della nostra vocazione. UN DONO ACCOLTO… UNA RICERCA CHE CONTINUA 7
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