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BESTIE DA DISPIACERE racconto di Maurizio ... - Exclusion.net

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Raffaele Quaglia<br />

<strong>di</strong> Diego De Silva<br />

Era mezzogiorno e qualcosa, e Raffaele Quaglia stava aspettando con<br />

l’orecchio buono in <strong>di</strong>rezione della porta. Invece del rumore del<br />

carrello del pranzo riconobbe quello della se<strong>di</strong>a a rotelle, che voleva<br />

<strong>di</strong>re un nuovo arrivato. Fuori era primavera, e da <strong>di</strong>etro i vetri pure il<br />

palazzo <strong>di</strong> fronte pareva contento <strong>di</strong> stare dove stava.<br />

Raffaele Quaglia aveva settant’anni e la pelle come il catrame<br />

strofinato. Una mattina si era alzato senza voce, poi nel pomeriggio gli<br />

era quasi ritornata, poi aveva fatto una cura, andata così così, poi il<br />

dottore gli aveva detto Vieniti a ricoverare che male non ti fa.<br />

Lui comunque si sentiva normale. Mangiare mangiava, il sonno non<br />

l’aveva perduto, in bagno ci andava senza fatica. Aveva un poco <strong>di</strong><br />

fischio in gola, ma quello sempre. E poi erano due anni tre mesi e<br />

ventuno giorni che non toccava le sigarette.<br />

Fino a quella mattina, il letto vicino al suo era stato sempre vuoto. Era<br />

dal primo giorno che Raffaele aspettava quel momento, però non<br />

proprio. Voleva e non voleva, aveva bisogno <strong>di</strong> compagnia e stava<br />

meglio da solo, insomma si vergognava. Non <strong>di</strong> com’era, <strong>di</strong> quella<br />

secchezza da faticatore, delle <strong>di</strong>ta mezze bruciate, <strong>di</strong> non saper parlare<br />

bene, <strong>di</strong> tutte le vene da fuori sulle braccia; si vergognava. Forse <strong>di</strong><br />

sbagliare a comportarsi, <strong>di</strong> offendere senza volere, chi lo sa.<br />

Il lamento delle ruote attraversava il corridoio mischiandosi alla voce<br />

<strong>di</strong> femmina dell’infermiere, che portava la notizia dell’arrivo come un<br />

postino <strong>di</strong> corpi. I malati coi pigiami appesi che facevano avanti e<br />

in<strong>di</strong>etro per il reparto senza importarsene dello scorno sulle facce dei<br />

parenti in visita, approfittavano del momento in cui l’infermiere<br />

passava per ficcare il naso nella se<strong>di</strong>a a rotelle.<br />

Raffaele aveva già spostato il bicchiere e l’acqua minerale cominciata<br />

dalla parte <strong>di</strong> como<strong>di</strong>no più vicina al suo letto. “Lo portano qua, lo<br />

portano qua”, pensava muovendo le labbra mentre si sentiva battere il<br />

cuore nelle orecchie e si contrariava per quel vizio <strong>di</strong> emozionarsi<br />

sempre per gli altri, pure per quelli che non gli erano niente, e subito si<br />

doveva asciugare gli occhi.<br />

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