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BESTIE DA DISPIACERE racconto di Maurizio ... - Exclusion.net

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Il pavimento era stranamente caldo sulla faccia.<br />

Quando riaprì gli occhi era <strong>di</strong> nuovo nel suo letto, con la flebo<br />

attaccata. L’infermiere con la vocetta gli stava dosando la velocità<br />

delle gocce che scendevano nel tubicino.<br />

– Proprio una bella pensata, Rafe’, complimenti. Un altro poco e<br />

perdevo il posto.<br />

Raffaele voleva parlare, ma la voce si fermava nello stomaco. Provò a<br />

sollevare la schiena. L’infermiere gli premette una mano sulla spalla.<br />

– Ah-ah: non ci pensare proprio. Statti buono che tra poco ti facciamo<br />

un’altra siringa per l’aria.<br />

Raffaele muoveva solo la testa, neanche la bocca. Scriveva la<br />

domanda con gli occhi.<br />

– Che vuoi sapere, ah? Eh, sì, sì, ho capito, ‘o guaglione. Sta bene, sta<br />

bene, non ti preoccupare.<br />

Il vecchio lo guardò negli occhi per capire se <strong>di</strong>ceva la verità. Allora<br />

l’infermiere <strong>di</strong>ede qualche altro colpetto inutile al tubicino della flebo<br />

e se ne andò.<br />

Raffaele rimase a letto fino a che non perse il conto dei giorni. Una<br />

volta sola pensò <strong>di</strong> alzarsi, ma come si levò le coperte <strong>di</strong> dosso capì,<br />

senza il minimo dubbio, che non era proprio cosa.<br />

Una sera, verso le <strong>di</strong>eci, sentì un peso fortissimo sulla spalla sinistra.<br />

Subito si allungò verso il pulsante del campanello attaccato al muro<br />

col filo elettrico. Stava quasi per suonare quando decise che l’ultima<br />

faccia che voleva vedere era quella dell’infermiere con la vocetta.<br />

Allora, anche se si stava cacando sotto dalla paura, lasciò andare il<br />

campanello e si fece scivolare <strong>di</strong> nuovo fino al cuscino. Poi aspettò.<br />

Quella notte Raffaele si alzò senza nessuno sforzo, camminò per il<br />

corridoio a pie<strong>di</strong> nu<strong>di</strong> mentre tutti dormivano e salì un’altra volta a<br />

Urologia. Questa volta controllò stanza per stanza, letto dopo letto,<br />

bagno dopo bagno. Entrò pure negli uffici dei dottori ma il ragazzo<br />

non c’era. Allora si arrabbiò veramente. Aprì tutti i cassetti e buttò le<br />

carte per aria. Diede calci ai mobili. Gridò nel corridoio. Scese nelle<br />

cucine scivolando lungo il corrimano delle scale. Buttò delle pentole<br />

per terra e ruppe pure un bicchiere. Sbucò nell’atrio dell’ospedale. Il<br />

guar<strong>di</strong>ano dormiva con la bocca mezza aperta. Aprì le due porte<br />

centrali e uscì nella notte che pungeva. L’ultima cosa che <strong>di</strong>sse prima<br />

<strong>di</strong> andarsene fu che non sopportava quando non gli <strong>di</strong>cevano la verità.<br />

A prenderlo, vennero l’infermiere con la vocetta e un altro più<br />

giovane, con un foglio prestampato in una mano e una penna nel<br />

taschino. Quello con la vocetta gli tirò via le coperte <strong>di</strong> dosso con un<br />

gesto solo, strappando, senza un poco <strong>di</strong> rispetto.<br />

- Nell’arma<strong>di</strong>o hai visto?<br />

– Mh. Pantaloni, cintura, scarpe, due camicie piegate e la cravatta.<br />

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