Il Guado dell'Antico Mulino - Aprile 2010 - Sanpietroingu .net
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MIGRARE<br />
Emigrazione femminile:<br />
la parola alle donne<br />
di Guerrino Pilotto<br />
“Bello, onesto, emigrato in Australia,<br />
sposerebbe compaesana illibata”.<br />
Chi non lo ricorda Alberto Sordi nelle vesti<br />
dell’emigrato ancora senza fortuna e un po’<br />
malaticcio che, dopo gli insuccessi con le donne<br />
australiane – poche – e la minoranza delle donne<br />
italiane dei club, alla fi ne cerca moglie per<br />
procura?<br />
Con la sua tipica comicità era riuscito, già nel<br />
1971, a dare uno spaccato importante della vita<br />
dei connazionali che cercavano fortuna all’estero<br />
e, soprattutto, a far emergere un aspetto<br />
particolare dell’emigrazione femminile allora<br />
ancora misconosciuto: il matrimonio per procura.<br />
Nonostante le donne abbiano avuto un ruolo<br />
fondamentale nel fenomeno emigratorio, a lungo<br />
sono rimaste in ombra, costrette a convivere con<br />
gravi problemi d’integrazione culturale e scarse<br />
occasioni occupazionali.<br />
La loro presenza è sempre stata numericamente<br />
inferiore rispetto a quella maschile anche se<br />
è andata via via aumentando quando sono<br />
incominciati i ricongiungimenti familiari.<br />
Spesso il primo a partire era il marito e, durante la<br />
sua assenza, alle donne era riservato il compito di<br />
mantenere la casa lavorando i campi, educando i<br />
fi gli e badando agli anziani.<br />
Venendo a mancare la manodopera maschile il<br />
lavoro delle donne e quello dei minori era molto<br />
richiesto, anche qui da noi, in agricoltura. Andare<br />
a opera o a servizio dai siori erano i principali<br />
sbocchi professionali per le ancora bambine,<br />
fi nita la scuola dell’obbligo.<br />
Alle donne che partivano, specie durante la prima<br />
emigrazione, si offrivano lavori quali balie da latte,<br />
domestiche o cuoche presso le case signorili o,<br />
specie in America Latina, lavoranti in agricoltura.<br />
Le testimonianze di nostre compaesane, raccolte<br />
per questo numero, ben evidenziano la fatica<br />
dell’emigrante.<br />
A San Pietro in Gu quasi tutti conosciamo Luisa<br />
pag. 11<br />
Sartori. Spesso la vediamo “sfrecciare” per le vie<br />
del centro sulla sua Uno verde scuro. Pochi però<br />
conoscono la sua storia.<br />
- Sono la maggiore di 5 fratelli, classe 1924.<br />
Mio padre morì giovane ed io, fi nita la scuola<br />
dell’obbligo, dovetti farmi carico, assieme a mia<br />
madre, della numerosa famiglia. A quel tempo<br />
potevamo considerarci dei fortunati perchè a casa<br />
nostra non mancava il mangiare.<br />
Nostro padre ci aveva lasciato in eredità la casa e<br />
un piccolo” logo” che ci permetteva di avere latte,<br />
sorgo per la polenta, per le galline e per il mas-cio,<br />
frumento per il pane. I soldi però non bastavano<br />
mai e neanche le uova per fare la spesa.<br />
Fu così che, a 13 anni, andai a servizio presso la<br />
famiglia Boschetti per far sì che in casa ci fosse una<br />
bocca in meno da sfamare. Eravamo nella seconda<br />
metà degli anni Trenta e, grazie anche agli accordi<br />
stipulati tra Mussolini ed Hitler, era molto richiesta<br />
la manodopera italiana in Germania, dove si<br />
stava costruendo una potentissima macchina da<br />
guerra.<br />
Fu solo nel ‘42,<br />
al compimento<br />
del diciottesimo<br />
anno di età, che<br />
potei aderire alla<br />
richiesta tedesca<br />
di manodopera.<br />
Allettata dai marchi<br />
che avrei potuto<br />
mandare a casa,<br />
partii nel maggio<br />
del ‘42 con un<br />
gruppo di lavoratori<br />
di Grantorto e,<br />
non avendo ancora<br />
compiuti gli anni,<br />
dovetti trovarmi un garante.<br />
Luisa Sartori a 17 anni<br />
Arrivati in treno a Berlino, di fronte alle porte<br />
di Brandeburgo, il nostro gruppo fu diviso ed<br />
io fui assegnata alla ditta di Bruno Krause di<br />
Tremen, località non lontana da Berlino. La ditta<br />
era specializzata nella coltivazione di fi ori. Vi<br />
lavoravano numerosi immigrati polacchi e francesi.<br />
Italiani eravamo solo in due. <strong>Il</strong> nostro rapporto<br />
con il datore di lavoro era buono e l’alloggio era<br />
discreto. Si lavorava nelle serre e, d’estate, anche<br />
in campagna.<br />
Questo durò fi no all’agosto del 1943 quando i<br />
bombardamenti su Berlino e dintorni si fecero