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Il Guado dell'Antico Mulino - Aprile 2010 - Sanpietroingu .net

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IL PERSONAGGIO<br />

Rubrica a cura di Franco Sfameni<br />

Giuseppe Tararan<br />

e le sue montagne<br />

Chi volesse trascorrere qualche ora di corroborante<br />

e salubre contatto con la natura senza sottoporsi<br />

a lunghe ed estenuanti trasferte in auto,<br />

traendone indubbi vantaggi per la propria tasca,<br />

per la salute e per l’ambiente, dato che il tragitto<br />

è molto breve, si consuma poca benzina,<br />

si inquina poco e non si è sottoposto allo stress<br />

da guida, può soddisfare pienamente questa sua<br />

esigenza godendo dell’aria sottile ed ossigenata<br />

di una località che è, come suol dirsi, “ad un tiro<br />

di schioppo” dal nostro amato paesello. Sto parlando<br />

di Rubbio, amena località montana nota<br />

più per le sue antenne che per le reali possibilità<br />

di vacanza che essa offre.<br />

Situata a circa 1047 metri di altezza, è frequentata<br />

da molte persone che percorrono i suoi sentieri<br />

d’estate, e le sue piste da sci e da fondo<br />

l’inverno. Una targa nella malga di Valle Rana,<br />

ricorda la visita, alcuni anni or sono, di un illustre<br />

personaggio, allora cardinale Ratzinger, oggi conosciuto<br />

come Papa Benedetto XVI°, che si fermò<br />

nella zona e anche lui godette ed apprezzò<br />

la vista straordinaria e panoramica sulla Pianura<br />

Padana, Venezia ed il golfo di Trieste, e, nelle<br />

giornate particolarmente limpide e terse, l’Istria,<br />

San Marino e gli Appennini Emiliani e Liguri.<br />

E certamente molti di noi, in passato o anche<br />

attualmente, hanno trascorso e trascorrono periodi<br />

più o meno brevi di vacanza in quei luoghi,<br />

cimentandosi in camminate ed escursioni<br />

alla scoperta o ripercorrendo sentieri antichi o<br />

vie più recenti, imparando così ad apprezzare la<br />

montagna con le sue bellezze, ma anche a conoscere<br />

ed evitare i suoi pericoli. E qualcuno se<br />

ne innamora talmente, da continuare poi, con<br />

una attività sempre più diffi cile ed impegnativa,<br />

mettendosi sempre più alla prova, alla continua<br />

ricerca dei propri limiti.<br />

pag. 34<br />

Giuseppe impegnato in una arrampicata<br />

Sto parlando di un nostro compaesano, che quando<br />

era bambino frequentava Rubbio e dintorni,<br />

apprendendo lì i primi rudimenti dell’escursionismo<br />

alpino, acquisendo sempre più familiarità<br />

con percorsi, tecniche e attrezzature, e innamorandosi<br />

sempre più di quello sport che avrebbe<br />

avuto un peso così determinante nella sua vita e<br />

in quella dei suoi familiari, dato che anche loro<br />

sono, di volta in volta, coinvolti nelle sue avventure.<br />

Tararan Giuseppe, classe 1961, fi sico alto, asciutto<br />

e muscoloso, in cui sembra incarnare tutto<br />

quello che la montagna esige, cioè passione sviscerata,<br />

capacità tecnica, forma fi sica e spirito di<br />

sacrifi cio, da buon cultore di questo sport, non è<br />

di molte parole. Ama molto di più i fatti e l’azione<br />

che l’hanno portato, da giovane neofi ta alle<br />

prese con le prime escursioni con i cugini in quel<br />

di Rubbio, alle ferrate con gli amici della scuola di<br />

calcio, e alla svolta determinante nel 1988, con<br />

Paolo Prandina, promotore del GAM Guadense,<br />

che lo introduce presso il CAI di Cittadella.<br />

Una delle prime escursioni la effettua sulle Piccole<br />

Dolomiti (Carega, Pasubio, Sengio Alto), la<br />

Via Soldà al Baffelan. Passa poi alle Dolomiti, con<br />

ascensioni sempre più impegnative, 800 – 1000

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