Il Guado dell'Antico Mulino - Aprile 2010 - Sanpietroingu .net
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La guerra di Toni<br />
di Guerrino Pilotto<br />
Toni il vero volto della guerra lo aveva conosciuto<br />
ancora prima di andare al fronte ed era il volto di<br />
una delle persone a lui più care, il fratello gemello<br />
Vittorio.<br />
Vittorio aveva voluto partire per primo per il<br />
servizio militare, aveva fretta di porsi alle spalle<br />
quell’impegno, aveva fretta di vivere. Purtroppo<br />
quell’anno, il 1940, era foriero di venti di guerra<br />
e quando il 10 giugno l’Italia entrò nel confl itto ,<br />
Vittorio era fra quelle truppe già addestrate che per<br />
prime furono mandate al fronte. Rimase qualche<br />
mese a combattere sulle montagne del fronte<br />
greco albanese fi no a che, il 17 dicembre, dopo<br />
28 giorni di prima linea, una granata non lo ferì<br />
gravemente al bacino. La sua forte fi bra resistette<br />
ai vari trasferimenti, prima all’ospedale da campo,<br />
poi per mare all’ospedale militare La Rondinella<br />
di Taranto e, infi ne, all’ospedale militare presso la<br />
colonia Edison di Marina di Massa. Ivi il 17 marzo<br />
1941, dopo tre mesi di sofferenze e atroci dolori,<br />
il suo forte fi sico dovette cedere.<br />
- Quando Vittorio morì anch’io - soggiunge<br />
Antonio - ero già stato arruolato e mi trovavo nella<br />
caserma Pianel di Verona per l’addestramento.<br />
Solo una volta mi fu permesso di andare a trovare<br />
a Massa mio fratello ferito. La sua morte, ben che<br />
aspettata, fu abbastanza improvvisa e così non<br />
feci in tempo ad esserli vicino con mia madre e<br />
mio fratello Angelo.<br />
La sua morte fu un duro colpo non solo per la<br />
nostra famiglia, ma anche per tutto il paese.<br />
Proprio a Vittorio,l’animatore del gruppo degli<br />
amici, da tutti conosciuto per la sua vivacità ed<br />
ilarità, che sul palco delle suore, nelle lunghe<br />
serate d’inverno, aveva fatto piangere dalle risate<br />
gli spettatori, era toccato il triste ruolo di primo<br />
caduto per la patria del nostro Comune.<br />
Continua Toni: - A Verona, dove ero arrivato<br />
il 10 gennaio del 1941, rimasi per quasi tutto<br />
l’addestramento. Godevo di frequenti permessi.<br />
Ritornavo così a casa per addolcire, con la mia<br />
presenza, il dolore di mia madre e le fatiche di<br />
mio fratello che si era trovato solo nella gestione<br />
dell’azienda agricola.<br />
Facevo parte del 132^ Reggimento Carristi,<br />
Divisione Ariete. L’addestramento consisteva<br />
pag. 6<br />
in corsi di scuola guida e di uso del telegrafo<br />
e conoscenza dell’alfabeto Morse. Fui poco<br />
addestrato all’uso delle armi benchè il mio compito<br />
fosse anche quello di mitragliere. <strong>Il</strong> nostro carro<br />
armato M13 aveva tre soldati a bordo: il pilota,<br />
il capo carro e il mitragliere telegrafi sta. Io ero<br />
destinato a quest’ultima funzione.<br />
Dopo aver effettuato un campo mobile a Sant’Anna<br />
di Alfaedo il nostro contingente fu diviso ed io,<br />
con una cinquantina di compagni, fui trasferito<br />
a Vicenza presso la caserma Sasso dove, per due<br />
mesi, completammo la preparazione.<br />
Essere a Vicenza per me era come essere a casa:<br />
vi ritornavo spesso, anche durante la libera uscita,<br />
bastava che trovassi un mezzo di trasporto o una<br />
bicicletta.<br />
Ai primi di ottobre conoscemmo la nostra<br />
destinazione: Africa Settentrionale.<br />
Prima di partire da Vicenza, andai in Seminario a<br />
salutare don Antonio Mistrorigo, allora vicerettore.<br />
All’amico confi dai la mia preoccupazione e la<br />
paura di non ritornare più, come Vittorio.<br />
Don Antonio mi regalò un rosario e mi disse sicuro:<br />
“ Va tranquillo, tu ritornerai.” Quel rosario lo tenni<br />
come un salvacondotto.<br />
E giunse il giorno della partenza. <strong>Il</strong> nostro trasporto<br />
fu su carri bestiame attrezzati con panchine.<br />
Prima tappa: Napoli.<br />
Per circa un mese fummo alloggiati presso i<br />
magazzini generali del porto in grandi stanzoni<br />
pieni di cose e di...pidocchi. Con questi nemici<br />
pressochè invisibili dovemmo combattere la nostra<br />
prima battaglia.<br />
Seconda tappa: Castelvetrano, in Sicilia.<br />
Da lì, dopo qualche giorno, fummo fatti salire