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Il Guado dell'Antico Mulino - Aprile 2010 - Sanpietroingu .net

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si erano messi in contatto con la famiglia<br />

proprietaria del terreno. <strong>Il</strong> primo tentativo non<br />

ebbe successo perché i proprietari pensavano di<br />

riuscire ugualmente ad affi ttare il prato ad una<br />

parrocchia. Ma dopo un susseguirsi di telefonate,<br />

ecco la risposta positiva, anche se c’era da<br />

superare ancora un piccolo ostacolo: la somma<br />

per l’affi tto. I tre amici, armati di tanta buona<br />

volontà non avevano di certo tutto il contante<br />

chiesto e dunque le trattative continuarono fi no<br />

ad un nuovo accordo che fi ssò il periodo e la<br />

quota da pagare.<br />

I mesi che precedettero il campeggio furono<br />

testimoni di continui incontri e di fre<strong>net</strong>ici lavori<br />

per inventariare il materiale disponibile e quello<br />

necessario a tale evento. Un vecchio furgone<br />

Ford Transit poteva essere usato per il trasporto<br />

del materiale, qualche pezzo di tubo di gomma e<br />

alcuni vecchi rubi<strong>net</strong>ti per il servizio idrico, pentole<br />

smesse, piatti di fortuna e vettovagliamento<br />

messo insieme dai tre diedero il via alla nuova<br />

avventura. Mancavano ancora i locali. Come<br />

Brenta alta<br />

fare? Ecco allora l’idea: i vecchi supporti che<br />

venivano agganciati al portapacchi del furgone,<br />

quando era usato per il mercato ambulante,<br />

pag. 28<br />

sarebberodiventati il soffi tto del refettorio. Due<br />

vecchie stoffe unite con una cucitura casalinga il<br />

coperto, e due tapparelle veneziane, agganciate al<br />

perimetro come pareti, il riparo dalla pioggia. Due<br />

grandi bidoni blu sarebbero serviti da recipienti,<br />

uno per l’acqua da cucina e l’altro per la doccia,<br />

quest’ultima fatta di tavole ricavate da alcuni<br />

vecchi bancali. Per lavarsi si pensò allo spartano<br />

rosone per annaffi are i fi ori, però rigorosamente<br />

provvisto di saracinesca recuperata. Insomma,<br />

tutto era pronto e ogni minimo particolare era<br />

stato osservato, studiato e modifi cato pensando<br />

sempre anche a qualche imprevisto. Mancava<br />

ancora una cosa: la tenda dove dormire. I tre si<br />

misero alla ricerca fre<strong>net</strong>ica di un riparo, sempre<br />

pensando a materiale di recupero o riciclato, che<br />

all’epoca era molto di moda, considerato che i<br />

contanti scarseggiavano.<br />

Una sera al bar, ecco l’offerta da parte di un<br />

conoscente che a casa conservava una vecchia<br />

tenda a casetta usata, ma ancora, a suo dire, in<br />

discreto stato di conservazione.<br />

Arrivò così l’ancora di salvezza!<br />

<strong>Il</strong> giorno dopo la tenda era<br />

già aperta e controllata. Le<br />

sue condizioni erano peggiori<br />

del previsto, ma si adattava<br />

molto bene all’insieme e<br />

dunque fu considerata, a dir<br />

poco, una vera fortuna. Non<br />

contenti i tre pionieri avevano<br />

pensato anche al comfort:<br />

per sistemare la biancheria<br />

avevano scelto un vero comò<br />

in legno massello, pezzo<br />

veramente pregiato, con<br />

tre capienti cassetti, capaci<br />

di contenere agevolmente i<br />

pochi indumenti da portare.<br />

Qualche giorno prima della<br />

partenza, le ultime provviste<br />

in attesa del grande giorno.<br />

Nel tardo pomeriggio della vigilia iniziò il carico<br />

della merce con una meticolosità certosina. Tra<br />

l’attrezzatura da campo spiccava una vecchia<br />

bicicletta da donna, una scala a libro, dei secchi,

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